Italia
Calciopoli, per ora nessun «pentito»
Nessuno si pente. La ‘cupola’ messa sotto accusa dall’inchiesta di Napoli non vacilla nemmeno sotto i colpi sferrati dall’ufficio indagini di Francesco Saverio Borrelli: terza giornata di interrogatori, è l’ora degli arbitri più inguaiati dalle intercettazioni che hanno spazzato via già mezzo mondo del pallone, ma tutti continuano a fare quadrato.
Pure Massimo De Santis, il fischietto romano, considerato dai magistrati napoletani il capo della ‘combriccola’, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, in cinque ore di interrogatorio ha cercato solo di difendersi per rientrare nel giro. Non ha vuotato il sacco, e alla fine è lo stesso Borrelli ad ammettere che “di confessioni piene non ce ne sono state”. Insomma “nessuno si è pentito”.
Il pool di inquirenti sportivi ha già sentito quasi trenta persone, tra indagati e informate sui fatti, dieci solo mercoledì 7 giugno, ma qualcuno che abbia svelato le dinamiche del presunto ‘sistema Moggi’ non c’è stato. E di fatto anche De Santis è in linea con tutti gli altri sentiti: arrivato alle 9,20 della mattina è rimasto per oltre cinque ore al quarto piano di Via Allegri. Con lui il legale, l’avvocato Silvia Morescanti: non hanno portato memoria difensiva, né filmati a sua discolpa. La difesa però si è mossa presentando due atti già notificati: un’istanza al commissario Guido Rossi e un ricorso in autotutela all’attuale reggente dell’Aia, Sagrestani. Di fatto la revoca della sospensione, a cui è stato sottoposto De Santis come tutti gli altri 9 arbitri e 11 guardalinee indagati, “in quanto viziato da una serie di principi di diritto. Pertanto è nullo” spiega il legale.
Nel documento a Rossi si chiedono chiarimenti sempre circa lo stop deciso dall’Aia. De Santis alla fine si è detto sereno, soprattutto per il “clima disponibile”. Ma la cosa che proprio gli brucia è il mondiale che si è visto passare davanti agli occhi. “Il mondiale io me lo ero meritato – dice l’arbitro – e secondo me dovevo farlo”. A lui resta l’amaro in bocca, al suo collega Gianluca Paparesta le quattro ore e mezza di fuoco di domande del colonnello D’Andrea: l’arbitro di Bari, sentito in contemporanea negli uffici di via Po, non è indagato, anche se rischia un procedimento sportivo per l’omessa denuncia dell’episodio di Reggina-Juventus, in cui sarebbe stato chiuso da Moggi nello spogliatoio. Paparesta, già sentito sull’argomento dai Carabinieri di Roma, agli 007 federali ha ripetuto quanto aveva già detto.
Ma stavolta l’ufficio federale sull’ormai noto episodio ha cercato di fare luce completamente: infatti è stato ascoltato anche Aniello Di Mauro, che faceva parte della stessa terna: ma il guardalinee salernitano, a carriera ultimata e con qualche sassolino dalla scarpa da togliersi, non ci ha messo molto a scaricare la responsabilità di quanto avvenuto su Paparesta. “L’obbligo del referto spetta all’arbitro e lui è un guardalinee” dice sicuro il suo legale, Rino Sica.
E gli inquirenti scavano ancora, sentendo l’osservatore dell’Aia, Pietro Ingargiola a cui Tullio Lanese al telefono chiedeva di chiudere un occhio su quanto visto proprio dopo Reggina-Juventus. E anche il sospeso presidente dell’Aia è sfilato davanti a Borrelli: due ore e mezzo in cui l’episodio del ‘sequestro’ di Paparesta è stato centrale. “Non ho nulla di cui discolparmi” dice uscendo Lanese.
Nella passerella degli arbitri anche Paolo Bertini: per lui due ore con al centro Inter-Fiorentina e le due ammonizioni a Obodo e Viali, entrambi già diffidati e costretti a saltare la gara successiva dei viola con la Juve. Bertini ha presentato una memoria difensiva cartacea con allegato il dvd della partita: “Andatevi a rivedere quei due gialli” il suggerimento dell’arbitro toscano agli inquirenti.
Sotto i fari anche Roma-Juventus finita 1-2: a dirigerla Salvatore Racalbuto, ascoltato oggi, quarto uomo Marco Gabriele, anche lui sentito a via Po. Ieri erano stati interrogati i due assistenti, Pisacreta e Ivaldi, che si erano difesi parlando di “errori tecnici”.
A completare la giornata di mercoledì 7 giugno ancora un assistente, Duccio Baglioni e il direttore di QN, Xavier Jacobelli, convocato da Borrelli. L’ex capo di Mani Pulite sta correndo veloce per rispettare i tempi: in 3-4 giorni saranno completate le audizioni e la settimana prossima il pool che indaga su ‘calciopoli’ conta di inviare la relazione al procuratore Stefano Palazzi.
Oggi (giovedì 8) altra giornata cruciale: si passa al capitolo dei club. Attesi i Della Valle per la Fiorentina, ma anche il Milan, con la convocazione a sorpresa anche di Carlo Ancelotti, già sentito dai Carabinieri. Interrogati anche i due ex designatori, Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo. Borrelli spera che qualcuno comincia a parlare sul serio. (ANSA).
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