Pisa

Buti in festa per il suo palio

di Francesco Ippolito

Cavalli nel tondino» ordina il mossiere. Il palio di Buti inizia ufficialmente e in pochi minuti il lavoro di un anno si dilegua nell’aria come la terra smossa dagli zoccoli possenti e timori e speranze sembrano sospingere la corsa dei cavalli, così come il suono delle urla di incitamento. Tutto finisce in poco più di un soffio. Un nuovo anno di impegno organizzativo e finanziario attende i contradaioli, raccolti, ma anche divisi, dai campanili delle chiese di San Francesco, La Croce, Pievania, Ascensione, San Nicolao, San Rocco e San Michele. Insomma una chiesa per ogni contrada, sette chiese per ricordare come la storia del palio sia legata a doppio filo con la festa di Sant’Antonio abate, il patrono degli animali domestici. Gli anziani butesi tramandano che la corsa dei cavalli nasca dall’orgoglio degli antichi allevatori butesi che si sfidavano tra loro durante le celebrazioni dedicate al santo. «Tra una messa e l’altra – racconta il pievano don Franco Cancelli – con la complicità di un fiasco di vino per proteggersi dal freddo e un piatto di trippa fumante, i cavallai decantavano le qualità dei loro animali. Puntualmente nascevano delle vere e proprie dispute che terminavano solo con la vittoria del cavallo più veloce». Tutto questo appartiene alle cronache – ci sono attestazioni che fanno risalire la competizione almeno al secolo diciottesimo – e alla leggenda popolare. Oggi il palio non è solo una semplice rievocazione storica, ma rappresenta un motivo di dialogo, di confronto e anche di sano campanilismo durante tutto il corso dell’anno. Per finanziare il palio le contrade propongono da maggio ad ottobre sagre ed appuntamenti enogastronomici di ogni tipo. Si va dalla sagra della castagna, a quella della schiacciata, dal tripudio dei frati fritti, a quello dei maccheroni, fino alla festa delle contrade – organizzata per completare i lavori di ristrutturazione della chiesa di san Rocco – e all’immancabile celebrazione paesana dedicata al piatto tipico per eccellenza: la trippa. Insomma Buti è un paese che non si ferma mai e la fonte di tanta vitalità è proprio quello stendardo, il cosiddetto «cencio», che ogni anno viene attribuito al cavallo più veloce, al fantino più smaliziato, alla contrada vincente. Ma portarsi il palio in chiesa non è assolutamente semplice. Vediamo come si svolge la gara. Tanto per cominciare bisogna superare la fase eliminatoria delle tre batterie. Alle prime due partecipano le sei contrade i cui nomi sono estratti la settimana prima, mentre nella terza i primi classificati delle precedenti batterie sfidano il «signore». Lo chiamano così, perché la sua posizione di vantaggio è indubbia: il «signore» gareggia con cavalli già provati nelle corse precedenti. Una volta determinati i tre vincitori di batteria, si passa alla corsa che incoronerà il vincitore del palio. Ma quali sono i trucchi per vincere? Il percorso, che segue il letto del Rio Magno, è quasi perfettamente rettilineo. Dunque non è possibile, ad esempio, come invece si fa a Siena, pensare ad una strategia di sorpasso in prossimità di curve. Per vincere allora bisogna partire per primi. Ecco perchè l’attenzione massima dei fantini negli istanti prima della partenza è rivolta ai gesti e soprattutto agli occhi del mossiere. È fondamentale capire quando darà il via per cercare di «bruciare» gli avversari. Tutto questo mentre gli altri fantini fanno di tutto per distruggere la concentrazione dei contendenti. Appena il muso delle splendide cavalcature è allineato, anche se per lo spazio di un attimo, il mossiere dovrebbe dare il via. Già, dovrebbe. Il potere del mossiere è infatti pressocchè assoluto e forse mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo e la partenza di una stessa corsa può essere infatti ripetuta svariate volte, in una lunga guerra di nervi. In genere sulla nomina di questa figura si sviluppa una grande aspettativa e non sono mancati tentativi di vero e proprio spionaggio per conoscerne in anticipo il nome. Invece, anche per quest’anno, si dovrà aspettare sabato prossimo per conoscere tutti i protagonisti della gara: mossiere, fantini e cavalli. Ma, chissà cosa non farebbero i butesi per avere la soddisfazione di esibire il palio nella propria chiesa…