Artigianato, olivicoltura e turismo. Sono i settori che da sempre caratterizzano l’economia di Buti (5.500 abitanti suddivisi in poco più di 2mila famiglie).Arroccato sui Monti Pisani, che lo circondano quasi completamente, questo paese si è sentito sempre un po’ isolato rispetto alle altre realtà della provincia di Pisa. L’unico collegamento con la pianura, infatti, è nel suo lato est dove la strada comunale sbuca nella frazione di Cascine di Buti, sulla strada statale Valdera. Un isolamento che ha spinto i suoi abitanti, fin dai tempi passati, ad organizzarsi per essere autosufficienti. E nel far questo i butesi hanno sempre puntato sulle due grandi ricchezze del territorio: il bosco e gli ulivi. Il primo sfruttato essenzialmente per la raccolta delle castagne, i secondi per le olive e la produzione dell’olio, che ha sempre avuto delle qualità particolari tanto da renderlo tra i più richiesti sul mercato. Produzioni di qualità, ma sostanzialmente povere. Almeno nei secoli scorsi. Così, poco alla volta, i butesi hanno cominciato a specializzarsi in altre attività artigianali o semiartigianali legate alla produzione di corbelli, ceste e gabbie, che hanno consentito nel corso del decenni di offrire opportunità occupazionali agli abitanti di questo territorio. Un’economia che ha retto fino alla metà degli anni ’60 del secolo scorso quando i giovani dell’epoca cominciarono a cercare fortuna nel settore dell’industria, in quello commerciale o in quello del terziario, che in quel momento erano in forte espansione nei vicini poli di Pontedera, Cascina e Santa Croce. Anche se in quelli stessi anni, nella frazione di Cascine di Buti, cominciarono a nascere alcune aziende di mobili. Realtà che sono ancora oggi presenti e che continuano ad offrire delle chance alle persone del luogo. Proprio a Cascine di Buti negli ultimi anni, in località La Tura, si sono insediate numerose ditte, per lo più a carattere individuale. Ma i tempi non sono dei più facili. Per questo i butesi hanno iniziato a riscoprire le loro originarie ricchezze (il bosco e gli ulivi). E l’economia, fortunatamente, ha ripreso a girare. Senza contare che un nuovo ed importante impulso è arrivato dal turismo. La collocazione geografica a lungo considerata un handicap ha cominciato a rivelarsi foriera di nuove opportunità. La bellezza dei suoi boschi, la possibilità di effettuare escursioni, di ammirare paesaggi incontaminati hanno iniziato, di anno in anno, a richiamare sempre più turisti. Per questo nella zona sono stati aperti numerosi agriturismi capaci di accogliere i visitatori per soggiorni incentrati sul binomio ambiente e territorio. L’altro importante settore trainante per l’economia di Buti è l’agricoltura che, a dire il vero, non è mai venuta meno. Neanche nei momenti più difficili. Invertita la rotta e raggiunti risultati sul piano dell’occupazione adesso Buti punta a consolidare e rafforzare gli obiettivi centrati negli ultimi anni, anche attraverso un sviluppo armonico che salvaguardi il territorio. Ed è su questo terreno che si stanno confrontando Roberto Serafini, Fabio Taglioli e Fabio Paganelli che si presentano come candidati alla poltrona di sindaco alle elezioni dei prossimi 28 e 29 maggio. Roberto Serafini, che è il sindaco uscente, è sostenuto nella corsa alla riconferma dai Democratici di Sinistra, dalla Margherita, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Fabio Taglioli, invece, pur non avendo una collocazione politica ben definita almeno secondo le categorie tradizionali dei partiti, è sostenuto da una lista civica di ispirazione cattolica. Mentre Fabio Paganelli, che di professione fa il promotore finanziario, è candidato di una lista appoggiata da Forza Italia.