Dossier
Buon Natale, presepe!
La tua povertà è diventata bella, si è fatta splendore prendendo, nel tempo, mille forme e colori perché la Luce ha posto in te la sua dimora fra noi: La luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo, la Sapienza, il Logos Gesù, il figlio di Maria che l’Altissimo ha scelto perché fosse la madre del Figlio suo, dell’Atteso dall’eternità, del Salvatore.
La storia di quei personaggi è la nostra.
Presepe, guardandoti ci aiuti a pensarci.
Pensarci davanti a Gesù e quasi sorretti da quella umanità piccolina che è sempre il tuo centro, il punto di sguardo. Alleviàti da lui che ci porta, responsabilizzati perché in lui ci è stato dato un figlio! Guardandoti, presepe, riusciamo un po’ a capire la dolcezza di Francesco che si leccava le labbra, nominando il Bambino Gesù o le parole d’infanzia dei canti di S. Alfonso: tu scendi dalle stelle o re del cielo o bambino mio divino!…
E poi quella donna che è mamma, che è stata dimora e contempla il frutto del suo grembo, trepida e abbandonata a una storia più grande di lei e del mondo. Ed è specchio di ogni maternità. Di tutto ciò che nasce da noi, dai «figli di mamma», ai pensieri che abbiamo concepito o alle cose che costruiamo e custodiamo e vorremmo che sempre crescessero, migliorassero e non finissero mai. In casa, tra noi, al lavoro, in chiesa e nel mondo dalla cura di un malato ai progetti di una politica giusta Maria, come l’umanità di ognuno e di tutti, insieme feconda e custode, felice e tremante.
E quel padre, Giuseppe, attore non protagonista, ma responsabile di tutto. Capofamiglia, custode silenzioso di Maria e del Bambino. Legame con la dinastia di David, sposo fedele e giusto di una donna divenuta madre del Mistero fattosi storia.
E ognuno di noi, tante volte messo in campo in un ruolo inatteso. Chiamati a custodire e far crescere persone ed eventi, comunità e relazioni incontrate, non scelte o forse scoperte diverse da quanto avevamo pensato. Lui e noi pensosi e sorretti, espropriati e arricchiti.
E poi i pastori, i primi ad andare, i primi ad arrivare. Svegliàti, chiamati ed attratti. Qualcuno perfino rapito, appena lo sguardo ha sfiorato il Bambino. E tra loro quanti ultimi diventati i primi, giudicati lontani, ma pronti a svegliarsi e ad andare! E le notti di ognuno, luoghi del riposo e del tormento, della solitudine e dei sogni. E della voglia di uscire dal sopore che difende ma ottunde e non fa più vibrare. Risvégliati o tu che dormi, mettiti in cammino, vai verso
Buon Natale, Presepe.
Togliere il presepe o altri simboli cristiani, come il crocifisso, dalle scuole e dagli ambienti pubblici, come forma di rispetto per la presenza di alunni o di persone musulmane, è un gesto che viene fatto con buona intenzione dagli insegnanti, ma non tiene conto del rispetto che l’Islam ha per le altre religioni. Da parte nostra non c’è nessun fastidio nel vedere il presepe nelle scuole frequentate dai nostri bambini, negli ospedali o negli uffici pubblici: piuttosto anche noi chiediamo, questo sì, che ci sia lo stesso rispetto verso i simboli della nostra religione.
La vita di mille paesi nelle figure del Presepe (di Carlo Lapucci)