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Bruxelles: la città, ferita, torna a vivere

Ieri sera un uomo ha ucciso due persone sparando in una strada della città. Oggi il sospetto attentatore è stato ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia.

Bruxelles (foto Ansa/Sir)

Sgomento dinanzi alla violenza cieca. Dinamiche e fatti ancora da chiarire. Interrogativi senza vere risposte, finora. Paura, ma non resa. Bruxelles vive ore di tensione dopo l’attentato di ieri sera, in una zona residenziale, dove un uomo – poi identificato come Abdesalem Lassoued, 45enne tunisino – ha aperto il fuoco con un’arma pesante, uccidendo due persone di nazionalità svedese, giunte in Belgio per la partita di calcio tra i Belgian Red Devils e la nazionale scandinava. Mentre le forze dell’ordine, gli inquirenti e l’intelligence sono al lavoro (questa mattina Lassoued, presunto attentatore, è stato identificato e ucciso in un breve scontro a fuoco nel quartiere di Schaerbeek), la capitale e il Paese mitteleuropeo sono tornati alla vita (quasi) consueta. Le scuole rimangono aperte, mentre l’allerta sicurezza è salito a livello 4.

La città continua la vita. È stato lo stesso premier, Alexander De Croo, durante una conferenza stampa odierna a dichiarare che, “secondo l’analisi fatta dall’organismo di coordinamento e analisi” della sicurezza, “non c’è alcuna minaccia specifica per le scuole”. Bruxelles ha già visto varie volte in passato scatenarsi la violenza nelle sue strade. L’ultimo grave attentato (con 32 morti e decine di feriti) era stato nel 2016, con le bombe scoppiate all’aeroporto di Zaventem e in una fermata della metropolitana. Ma oggi la città vuole continuare a vivere. Negozi aperti, automobili e biciclette per le strade, mezzi pubblici in funzione.

“Restiamo uniti”. Nelle scorse ore si sono registrate prese di posizione delle autorità belghe e di quelle europee. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, si è detta ”inorridita dagli omicidi avvenuti nel cuore di Bruxelles”. Per poi sottolineare, in un messaggio diffuso in rete: “il terrore e l’estremismo non possono infiltrarsi nelle nostre società. Le persone devono sentirsi al sicuro. L’odio non vincerà”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, già premier belga, che oggi guiderà il summit straordinario on line dei 27 leader europei sui fatti della Terra Santa, ha affermato: “il cuore dell’Europa è colpito dalla violenza. Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime dell’attentato mortale nel centro di Bruxelles. Il mio sostegno alle autorità belghe e ai servizi di sicurezza che monitorano la situazione”. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, dal canto suo ha sottolineato: “il mio pensiero va alle famiglie delle due vittime dello spregevole attentato di Bruxelles”. “Insieme restiamo uniti contro il terrorismo”.

Persona sospetta. Intanto emergono nuovi aspetti sulla figura del sospetto attentatore. Nel 2019 aveva avanzato domanda di asilo in Belgio, ma gli era stata rifiutata. Il ministro della Giustizia, Vincent Van Quickenborne, ha sottolineato che Lassoued sarebbe stato “noto per atti sospetti: tratta di esseri umani, soggiorno illegale e pericolo per la sicurezza dello Stato”. Eppure, evidentemente, non era stato assicurato alla giustizia. La ministra degli Interni del Belgio, Annelies Verlinden, ha invece sostenuto che non si esclude che l’attentatore abbia agito con dei complici.

Il Consiglio islamico. Tra le prese di posizione più significative, si registra oggi quella del Consiglio islamico del Belgio, organismo rappresentativo dei musulmani, che condanna l’attentato. Il Consiglio si rivolge alle autorità, invitandole a mostrare “la massima fermezza per proteggere la nostra comunità nazionale e a far luce il più rapidamente possibile” sui fatti di cronaca e la loro origine. “Il Consiglio islamico e i ministri della religione musulmana raddoppieranno i loro sforzi, da parte loro, per contrastare questa ideologia mortale e il suo impatto devastante”.