Opinioni & Commenti
Brexit, per la May «vittoria di Pirro»? Il governo inglese si divide. Vertice Ue il 25 novembre
«Nothing is agreed until everything is agreed»: nulla è concordato fino a quando tutto è concordato. Mette le mani avanti la Commissione europea dopo il via libera emerso ieri sera dal governo britannico in relazione all’accordo sul Brexit. La premier Theresa May, dopo cinque ore di riunione, ha ottenuto l’appoggio del suo esecutivo e oggi riferirà al Parlamento di Londra. Le 585 pagine di documento, steso dai negoziatori di ambo le parti, «coprono – chiarisce la Commissione Ue – tutti gli elementi del ritiro del Regno Unito dall’Unione: diritti dei cittadini, regolamento finanziario, periodo di transizione, governance, protocolli su Irlanda, Gibilterra e Cipro, nonché una serie di altre questioni tecniche». La May ha dovuto cedere molte delle aspettative per un hard Brexit onde evitare l’isolamento del suo Paese, ma paga una divisione interna al governo (oggi si sono dimessi il ministro per il Brexit Dominic Raab e quello per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara), il malcontento di metà del partito Conservatore, le obiezioni dei nord-irlandesi e quelle, per ragioni opposte, degli scozzesi. «Non è stata una decisione leggera», ha poi commentato esausta Theresa May, ma così si procede nell’«interesse nazionale». L’eurodeputato indipendentista Nigel Farage da Strasburgo tuona: «È il peggior accordo della storia».
«Se non accadrà nulla…». Questa mattina il Capo negoziatore Ue Michel Barnier ha incontrato a Bruxelles il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Senza troppi fronzoli Tusk ha affermato di non condividere «l’entusiasmo del primo ministro in merito al Brexit», che è «una situazione di sconfitta», mentre i «nostri negoziati cercano solo di limitare i danni». Tusk spiega le prossime tappe: «Entro la fine di questa settimana gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue si incontreranno per condividere la loro valutazione dell’accordo. I ministri europei saranno coinvolti in questo processo. La Commissione intende concordare con il Regno Unito la dichiarazione sul futuro entro martedì. Nelle successive 48 ore, gli Stati membri avranno il tempo di valutarla». Quindi, «se non accadrà nulla di straordinario, terremo una riunione del Consiglio europeo, al fine di finalizzare e formalizzare l’accordo Brexit domenica 25 novembre».
Progressi decisivi. Nella giornata di oggi il negoziatore Michel Barnier sarà a Strasburgo per riferire al Parlamento europeo e terrà poi un punto stampa assieme al presidente dell’Assemblea, Antonio Tajani, e al portavoce del gruppo di coordinamento sul Brexit del Parlamento europeo, Guy Verhofstadt. «Questo accordo rappresenta una tappa determinante per concludere i negoziati», commenta Michel Barnier. «Sono stati fatti progressi decisivi per un ritiro ordinato della Gran Bretagna dall’Ue e per gettare le basi delle relazioni future», ma «resta molto lavoro da fare, il cammino è ancora lungo e difficile». All’orizzonte si colloca il 29 marzo 2019, data del «divorzio», salvo aver già previsto un periodo di «transizione» fino al 31 dicembre 2020. Guy Verhofstadt osserva: «È incoraggiante vedere che ci stiamo muovendo verso un accordo equo che dovrebbe garantire un ritiro ordinato, compreso un backstop che garantisca che non ci sarà alcun irrigidimento del confine nel Nord Irlanda e che l’accordo del Venerdì Santo sarà salvaguardato». «Questo accordo rappresenta una pietra miliare verso una relazione futura sostenibile tra Ue e Regno Unito».
«Una capitolazione». Tornando sull’isola, i giornali britannici oggi commentano a pagine intere quanto accaduto a Downing Street, sede del governo, e le prossime tappe del Brexit. «May ci mette una pezza e il gabinetto vota l’accordo» è il titolo del The Times on line che racconta di una premier che ha «affrontato il partito ammutinato con la minaccia ‘nessun Brexit’». «Un accordo che non accontenta nessuno è il massimo che potesse avere», è invece il titolo del commento del The Times. «Questo non è un compromesso, è una capitolazione del nostro primo ministro», scrive sul Telegraph Nick Timothy spiegando: «I compromessi britannici erano inevitabili. Ma la proposta presentata al governo è una capitolazione», «non solo verso Bruxelles, ma verso le paure degli stessi negoziatori britannici, che hanno dimostrato con le loro azioni di non aver mai creduto che il Brexit potesse essere un successo». Sull’Indipendent: «Theresa May ammette che il Brexit può essere fermato da un nuovo referendum mentre il gabinetto riluttante appoggia la bozza di accordo». Sul Guardian il live delle notizie sul Brexit stamane titola: «Tusk conferma il summit di novembre in una situazione perdente per tutti», mentre l’edizione cartacea parla del «Piano Brexit di May: un gabinetto diviso, un partito diviso e una nazione divisa». Il Daily mirror cartaceo parla di «gabinetto di guerra», di undici ministri che «hanno respinto la proposta e di 40 ribelli tory che stanno complottando per far cadere» la May. Sul Financial Times si legge: «May si prepara al contraccolpo dopo aver vinto una feroce battaglia sul Brexit». «Sostenere May o licenziarla», il titolo del giornale cartaceo gratuito Metro.
Giorni difficili. In Irlanda del Nord: il Belfast Telegraph titola «Teresa May convince il gabinetto a sostenere la bozza ma ‘ci saranno giorni difficili’», commentando poi che «si tratta di una vittoria di Pirro» perché «il Parlamento sarà il vero campo di battaglia», che attende la May oggi. Commenti nel giornale invece: «Non lasciamo che l’Ue rompa l’Irlanda del nord, come non lo abbiamo lasciato fare all’Ira». Da questa parte della manica, su Le Figaro «Theresa May impone» l’accordo, mentre su Le Monde si parla di «successo» della May. Sul tedesco Die Zeit la notizia è accompagnata dal commento del ministro degli esteri Heiko Maas: «Dopo mesi di incertezza, finalmente abbiamo un chiaro segnale da parte della Gran Bretagna su come l’uscita potrebbe avvenire». Sul Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Il compromesso Brexit lega gli inglesi all’Ue». Sullo spagnolo El Pais invece «l’accordo Brexit richiede alla Spagna e al Regno Unito di cooperare su Gibilterra» e spiega: «Il protocollo crea un quadro bilaterale finora inesistente per affrontare le relazioni della colonia con il suo contorno spagnolo».