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BOSNIA: 20 ANNI FA L’ASSEDIO A SARAJEVO, IL PIù LUNGO DELLA STORIA MODERNA. 11 MILA SEDIE VUOTE PER RICORDARE VITTIME

(ASCA-AFP) – Un concerto classico davanti a 11.541 sedie rosse vuote, quante le vittime dell’assedio a Sarajevo da parte delle forze serbo-bosniache e dell’esercito Jugoslavo, disposte in 825 file lungo la principale arteria della città, il Viale Maresciallo Tito. Così la capitale bosniaca ha ricordato oggi l’assedio, a vent’anni dal conflitto durato quasi quattro anni, che provocò oltre 12.000 morti e circa 50.000 feriti, l’85% dei quali civili. L’assedio di Sarajevo è stato il piu’ lungo nella storia bellica moderna, protrattosi dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. Vide scontrarsi, durante la guerra di Bosnia, le forze del governo bosniaco, che avevano dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia contro l’Armata Popolare Jugoslava (JNA) e le forze serbo-bosniache (VRS), che miravano a distruggere il neo-indipendente stato della Bosnia-Erzegovina e a creare una Repubblica autonoma. Nella seconda metà del 1992 e nella prima metà del 1993 l’assedio raggiunse il suo apice per la violenza dei combattimenti. Furono commesse gravi atrocità: la più grande delle stragi fu il massacro di Markale in cui morirono 68 civili e 200 furono feriti. Per aiutare la popolazione assediata l’aeroporto di Sarajevo fu aperto agli aerei delle Nazioni Unite alla fine del giugno 1992. La sopravvivenza della città da allora dipese in larga parte proprio dai rifornimenti Onu. I rapporti indicano una media di circa 329 bombardamenti al giorno durante il corso dell’assedio, con un massimo di 3.777 bombe sganciate il 22 luglio 1993. Gli incendi causati dai proietti danneggiarono seriamente le strutture della città, inclusi gli edifici civili (comprese le strutture sanitarie, di comunicazione, internazionali) e culturali. Tra i danneggiamenti più rilevanti ci furono quelli della Presidenza della Bosnia Erzegovina e della Biblioteca Nazionale, che bruciò completamente insieme a migliaia di testi non più recuperabili. Nel 1995, dopo un secondo massacro di Markale nel quale persero la vita 37 persone e 90 ne restarono ferite, le forze internazionali condannarono fermamente gli attacchi e risposero sul campo ristabilendo in parte la normalità nella regione. Il riscaldamento, l’elettricità e l’acqua poterono tornare in città. Fu raggiunto l’accordo del ”cessate il fuoco” nell’ottobre dello stesso anno e fu siglato l’Accordo di Dayton, al quale seguì un periodo di stabilizzazione, con il governo bosniaco che non dichiarò la fine dell’assedio fino al 29 febbraio 1996.