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Blatter più dell’Isis «riscalda» i Grandi
Tuona da Mosca la voce del presidente russo Vladimir Putin. Risponde, seppur indirettamente, da Washington l’inquilino della Casa Bianca Barack Obama, accanto al quale si schiera l’alleato di sempre, il premier britannico David Cameron. Gli sguardi si volgono dunque a Berlino e la cancelliera tedesca Angela Merkel non delude le attese, affidando il suo pensiero al portavoce ufficiale. Quindi tocca al Canada, poi alla Francia. Cosa faranno Paesi del Golfo, Cina e Brasile? E la diatriba si estende alle isole caraibiche, alle nazioni scandinave, al Medio Oriente, all’Australia e al Sudafrica.
Un clima da vigilia bellica… Anche perché al centro dell’attenzione c’è una questione di caratura planetaria: l’elezione del nuove presidente della Fifa, Fédération Internationale de Football Association, dopo lo scandalo che ha portato all’arresto, il 27 maggio, di 7 dirigenti della federazione mondiale del calcio.
Gli sviluppi di un’inchiesta internazionale sembrano mettere in luce un collaudato sistema di corruzione, che riguarda l’assegnazione dei Mondiali di calcio, il sistema dei diritti televisivi, i lavori per la realizzazione di stadi e altre faccende legate al mondo del pallone. I Campionati Russia 2018 e Qatar 2022 farebbero parte del «pacchetto del malaffare» sviluppatosi, a sentire l’interessato, alle spalle dello stesso presidente della Fifa, Joseph Benjamin Blatter, svizzero, quasi 80enne, dal 1998 signore dello sport più seguito al mondo.
Blatter è stato in tutto questo tempo al centro di chiacchiere pesanti, alimentando infiniti dubbi sulla trasparenza del sistema globale del calcio. Eppure ieri sera (29 maggio), come se nulla fosse accaduto, Blatter è stato rieletto dai presidenti delle federazioni nazionali per la quinta volta alla guida della Fifa, staccando di ampia misura il candidato alternativo, il principe Ali Hussein di Giordania. Fin qui la cronaca.
Resta il fatto che attorno allo scandalo Fifa si sono levate le voci dei potenti della Terra, così come era accaduto in altri frangenti storici – e con tutt’altra posta in gioco – fra «secolo breve» e «nuovo millennio»: dalla Baia dei porci alla Guerra dei sei giorni, dal Vietnam ai fatti di Praga, da Settembre nero alle Olimpiadi di Mosca, dall’Intifada alla caduta del Muro di Berlino… E si può ben dire che lo scenario politico internazionale di questi giorni s’è surriscaldato più per Blatter che per l’Isis, per Boko Haram o per i profughi nel Mediterraneo. Ripresentando fra l’altro la vecchia divisione del mondo bipolare: da una parte l’Occidente filo-americano, dall’altra parte la Russia in testa a una coalizione di Paesi «non allineati» o «terzomondisti».
E poi qualcuno oserà ancora dire che, «in fin dei conti, il calcio è solo un gioco».