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BIMBI MORTI A LIVORNO: DIOCESI, UN TAVOLO PER L’INTEGRAZIONE

Un tavolo di confronto tra le istituzioni religiose, politiche e le associazioni di volontariato in ogni città per l’integrazione delle comunità più disagiate e, in generale, di chi vive ai margini della società. E’ la proposta lanciata da monsignor Paolo Razzauti, amministratore della Diocesi di Livorno, che ha espresso “sconcerto e tristezza” per la morte dei quattro bambini rom in seguito all’incendio della baracca in cui vivevano. “Di fronte a queste cose – ha spiegato – non ci si può fermare alle lacrime o alla rabbia, bisogna andare più in là soprattutto per i bambini, che sono gli ultimi degli ultimi. E’ indispensabile aprire gli occhi sulle povertà del nostro territorio”. L’appello di Razzauti è quello ad “un maggior rispetto per tutti”, a “non demonizzare queste comunità”, e a guardare “non solo ai bisogni propri, ma anche a quelli degli altri”. Sul piano operativo, Razzauti ha auspicato la creazione di tavoli di confronto tra religiosi, politici, amministratori e associazioni di volontariato per integrare queste comunità nella società e dare anche ai poveri condizioni di vita umane. Il reggente della diocesi di Livorno ha poi riconosciuto che a volte i rom “rifiutano l’integrazione, ma noi in ogni caso non possiamo permettere che vivano in questo modo”.

A Livorno le comunità rom – secondo quanto riferito da Sara Barbieri, educatrice salesiana che dal ’99 segue un progetto di intervento per i minori rom a Livorno – sono principalmente due. C’è quella dei rom bosniaci, composta da 50 persone e caratterizzata da una stabilità sul territorio – costituita da persone con un lavoro, ma che vivono comunque senza luce, acqua potabile e servizi igienici – e quella romena, di 60-70 persone, di cui facevano parte i quattro bambini morti. “Quest’ultima – ha raccontato Barbieri – era a Livorno da quasi un anno, ma negli ultimi tre mesi si era disgregata. Dopo due sgomberi, le proteste dei residenti e le liti al loro interno, tre famiglie avevano deciso di andare a vivere sotto il cavalcavia dove si è verificata la tragedia”. Barbieri ha ricordato che i volontari salesiani, due mesi fa, avevano “già segnalato alla Prefettura i problemi e la situazione dei rom romeni”. Due proposte le proposte di Barbieri: l’applicazione delle leggi regionali che prevedono che “l’amministrazione si faccia carico delle strutture per l’accoglienza di chi ha il diritto di migrare, e un patto sociale e di legalità tra le comunità rom e i cittadini”. Ha infine espresso perplessità sul fatto che i quattro bambini morti nell’incendio siano stati lasciati soli dai genitori: “non è nella cultura rom farlo, anche perché due di loro avevano degli handicap, una cosa che implica secondo le loro regole un’attenzione maggiore. Possono essere stati lasciati in custodia a parenti, ma non da soli”. (ANSA).