Cultura & Società
Bibiana, la Santa della fede semplice
Il documento fondamentale riguardante Bibiana si trova nel Liber pontificalis, nella vita di S. Simplicio (468-483, il solo papa a portare questo nome) dove si dice che questi dedicò nel 470 una basilica nella città di Roma alla beata martire Bibiana e vi depose il suo corpo. Questa chiesa si trova entrando nel centro di Roma per la via della Porta Maggiore e fu eretta, come vuole la tradizione, dalla matrona romana Olimpia subito dopo la morte della Santa, nel luogo che era chiamato ad Ursum Pileatum, vicino al palazzo di Licinio.
La passio del VI secolo non è molto attendibile contenendo molte cose irreali, ma la chiesa a lei dedicata sull’Esquilino c’è ancora, rifatta nel 1626 dal Bernini, al quale è dovuta anche la splendida statua che vi si conserva. Nel secolo IX ancora parla di lei il Martirologio di Adone.
Il suo culto si diffuse soprattutto in Italia, in Germania e in Spagna, con numerose chiese a lei dedicate, soprattutto dopo il XVI secolo, quando riprese il culto dei Santi. La sua festa che cade il 2 di dicembre è attestata a Roma fino dal V secolo, vale a dire a pochi anni dalla morte, quando potevano essere ancora vive memorie personali.
Aproniano infatti era ancor più invelenito nella persecuzione per il fatto che aveva perduto un occhio ed era convinto che ciò fosse dovuto ai malefici dei cristiani. Riservò quindi a Bibiana, giovanissima un trattamento particolarmente crudele. Viste vane tutte le minacce per farla abiurare, la consegnò a una sordida mezzana perché l’avviasse sulla strada del vizio, ma la fanciulla uscì indenne da ogni tentazione e da ogni luogo di perdizione dove la condusse la sua aguzzina. Aproniano tornò allora alle minacce e alle torture, ma sempre inutilmente. Allora dette ordine che fosse flagellata fino alla morte. Legata a una colonna, Bibiana subì le percosse per ben quattro giorni, in capo ai quali morì.
Il suo corpo, ormai sfigurato, per maggiore infamia non venne sepolto, ma gettato in una discarica dove andavano a cibarsi cani e animali randagi. Ma fu proprio un cane che segnalò a una pia donna la presenza delle spoglie della martire. Queste vennero raccolte e sepolte dalla donna cristiana presso le tombe della madre e della sorella nel luogo dove era il palazzo del padre.
Pietro da Cortona affrescò nella navata sinistra alcuni episodi del martirio: il rifiuto di sacrificare agli idoli, la flagellazione, il ritrovamento del corpo da parte di un cane. Sulla destra di trovano altre storie della Santa dipinte da Agostino Ciampelli.
Di Bibiana era devoto in particolare il mondo della campagna, ritenendola una specie di tutrice alle porte dell’inverno contro i danni del freddo e di ogni malanno dovuto al clima e alle intemperie. Le sue immagini devote a stampa sono numerosissime, tanto che anche Jaques Callot la inserì nella sua serie di immagini devote.
Santa Bibiana è il 2 dicembre. Come molti altri proverbi anche questo prevede una stagione di piogge dovute, oltre che alla rima, anche al fatto che si usava prendere dai primi giorni del mese le indicazioni per il periodo successivo. Il numero 40 è legato tradizionalmente ai riti dell’acqua o ai periodi della pioggia, come il Diluvio universale: «Piovve sopra la terra per quaranta dì e quaranta notti» (Genesi VIII, 12). Altri proverbi seguono lo stesso schema: San Gallo, quaranta dì durallo. Se piove per S. Gallo piove per cento giorni. Terzo aprilante quaranta dì durante. Se piove il dì dei Quaranta Martiri piove quaranta giorni. Quando l’Angelo si bagna l’ale piove fino a Natale. Se S. Medardo o S. Gervasio piova dopo quaranta dì rifà la prova.
Il freddo e la pioggia impongono di proteggere soprattutto i piedi.
Viene il sospetto che l’uso s’inserisca in un’antica tradizione del luogo, l’Esquilino, dove si trova la chiesa, il quale in epoca romana fu per lungo tempo un colle quasi disabitato, finché Mecenate non lo bonificò costruendoci la sua splendida villa e i grandi giardini. Rimase comunque un luogo di cimiteri, dove si lasciavano insepolti i corpi degli schiavi, dei servi, dei poveri e di coloro che avevano subito sentenze capitali, che qui erano eseguite. A dispetto di Mecenate il luogo continuò ad essere battuto di giorno e di notte da maghe, stregoni e fattucchiere per riti e ricerche d’erbe magiche e d’altri ingredienti. Comunque sia l’erba di Santa Bibiana è l’Eupatorium cannabinum, detto anche canapa acquatica (somigliando le sue foglie a quelle della canapa), canapa selvatica, eupatorio di Avicenna, cannavo selvaggio a Napoli, erba della febbre terzana in Veneto. Il nome eupatore le fu posto poiché Mitridate Eupatore (120-63 a. C.), re del Ponto, colui che scoprì il metodo mitridatico, per primo ne indicò gli usi medicinali. È una pianta erbacea perenne, a fusti eretti, angolosi, muniti di foglie divise, simili a quelli della canapa, fiori rosso porporini a corimbo. Il fusto è rossastro, è alta da 60 cm. a un metro e mezzo, fiorisce da luglio a ottobre. Si trova in zone umide, in prati acquosi, lungo i fossati. È stata largamente impiegata nella farmacopea antica fino al recente passato, tanto che in Olanda era la panacea di contadini. La fibra dei fusti veniva impiegata per fare uno spago non troppo robusto. Era inoltre usata per l’idropisia, l’itterizia, come depuratore; se ne ricavava una poltiglia per unguenti capaci di sanare le ferite. Era un medicamento forte, da usarsi con una certa cautela.
9. Barbara, la santa oppressa dall’amore materno
8. Cecilia, la santa della bellezza spirituale
7. Perpetua e Felicita, le martiri madri
6. Agnese, santa della forza e della mitezza
5. Cristina di Bolsena, la martire fanciulla
4. Mustiola, la santa che camminò sulle acque