Noi crediamo che ci sia un diritto di ogni popolo ad avere la Sacra Scrittura tradotta nella propria lingua e che noi cristiano abbiamo il dovere di far giungere la Bibbia nella lingua di ciascun popolo. Così, mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni nonché presidente della Federazione biblica cattolica, ha presentato ai giornalisti la firma di un accordo di cooperazione per la traduzione e la diffusione della Bibbia che è avvenuta proprio di fronte ai giornalisti da parte dei dirigenti di due organismi: la Federazione Biblica Cattolica e la United Bible Societies. Nel presentare l’iniziativa, mons. Paglia ha sottolineato due sfide che le Chiese sono chiamate ad affrontare: intanto ha detto l’incredibile numero di persone che non hanno ancora una familiarità con la Bibbia. Dalle ricerche sociologiche condotte per conto della Federazione biblica cattolica, emerge per esempio, che in molte case c’è una Bibbia ma pochi hanno una Bibbia per uso personale e privato. Insomma, conclude mons. Paglia una Bibbia da scaffale ma non da comodino. La seconda riflessione è che la stragrande maggioranza delle popolazioni non conosce ancora l’incontro con la Scrittura. A questo proposito, mons. Paglia sottolinea che la Bibbia finora è stata tradotta in 2.454 lingue diverse ma restano ancora altre 4500 lingue in attesa di essere confrontate con le Sante Scritture. Da qui, la necessità di stringere un accordo con la United Bible Societies perché ha detto Paglia reperire i traduttori non è semplice così pure la raccolta dei fondi perché si tratta di un impegno economico non indifferente. La firma di questo accordo ha detto da parte sua Miller Milloy, segretario generale della United Bible Societies è la affermazione pubblica della cooperazione che già esiste dal 1969 tra la Federazione biblica cattolica e la United Bible Societies. E di più, è la dichiarazione pubblica della intenzione delle due organizzazioni di approfondire questa collaborazione negli anni a venire.La Bibbia resta il luogo più efficace per l’incontro tra i cristiani e nel dialogo ecumenico il terreno biblico è quello ove si è fatto il maggiore progresso ed è anche quello ove è possibile ancora una notevole collaborazione. Bibbia e dialogo ecumenico: un binomio dunque positivo. A sottolinearlo è mons. Vincenzo Paglia, intervenuto questa mattina, nella sala stampa della Santa Sede, alla conferenza stampa di presentazione dell’Inchiesta internazionale sulla lettura della Bibbia in prospettiva ecumenica. Nell’intervento, distribuito ai giornalisti dalla sala stampa vaticana, mons. Paglia ricorda che l’incontro sulle Scritture laddove viene praticato, fa emergere la ricchezza del patrimonio spirituale delle diverse tradizioni. La ricchezza di questo ascolto comune giova alla crescita di tutti, rende più audaci nel far maturare la comunione già esistente, allontana dalla tentazione di vivere la propria identità in maniera autosufficiente e spinge quindi a non ripiegarsi su se stessi. La Parola di Dio prosegue Paglia ammonisce tutti i cristiani contro ogni chiusura e incoraggia nel cammino dell’unità. È vero aggiunge che la Lectio non è la panacea per risolvere i problemi ecumenici, ma appare oggi la via privilegiata per raggiungere l’unità visibile dei cristiani.Il lavoro di traduzione e diffusione della Bibbia finora svolto è stato preziosissimo. Molto però resta da fare. Per questo, di fronte all’urgenza di diffondere la Bibbia i due organismi più noti, la Federazione Biblica Cattolica e la United Bible Societies, sebbene siano istituzioni molto diverse, hanno firmato questa mattina in Vaticano a margine del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio un accordo di cooperazione per la traduzione e la diffusione della Bibbia. Nel presentare l’iniziativa, mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni nonché presidente della Federazione biblica cattolica in un intervento, distribuito ai giornalisti dalla sala stampa vaticana e disponibile sul sito della Santa Sede (www.vatican.va) ha dato qualche cifra: Se si calcola che le Società bibliche hanno distribuito nel 2006 circa 26 milioni di Bibbie, vuol dire che si è raggiunto solo l’1 o il 2 per cento dei 2 miliardi di cristiani. Inoltre, ha aggiunto Paglia, la Bibbia è stata già tradotta in 2.454 lingue diverse (interamente in 438, il solo Nuovo Testamento in 1168, e solo alcuni libri, ad esempio i Vangeli o i Salmi, in altre 848); restano ancora altre 4.500 lingue in attesa di essere confrontate con le Sante Scritture.Se questo settore della vita delle Chiese vede i cristiani già uniti in un comune impegno, non mancano i problemi. In Germania, ad esempio, vi è un momento di stallo nella collaborazione cattolico-evangelica per la revisione della traduzione unitaria della Sacra Scrittura. E in Slovenia sono informazioni date dallo stesso Paglia sono sorte difficoltà per la scelta di un’unica traduzione per la Bibbia per tutti i cristiani del paese. Secondo mons. Paglia, le difficoltà non debbono frenare il cammino ecumenico intrapreso, ed aggiunge: Lo stesso Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche ribadisce che in ogni caso la bibbia è e rimane il vincolo più forte che unisce le Chiese cristiane.Sir