Firenze

Betori: “Serve un risveglio delle coscienze”

L'arcivescovo di Firenze ha benedetto il presepe in piazza Duomo. Poi la Messa con l'affidamento a Maria

Nella festa dell’Immacolata, il cardinale Giuseppe Betori ha benedetto il presepe allestito sul sagrato della cattedrale. Poi la messa, durante la quale l’arcivescovo ha fatto riferimento al Rapporto del Censis secondo cui ci aggiriamo “ciechi davanti ai presagi, passivi come sonnambuli”. “Davanti a cambiamenti sociali che dovrebbero muovere all’azione – ha affermato Betori – ci troviamo restii a considerarne le conseguenze e ad assumerci le responsabilità di decisioni da prendere. Come accade ad Adamo, la paura ci attanaglia, e, di fronte ai cambiamenti climatici, al proliferare di guerre insanabili, al fenomeno ormai strutturale dei flussi migratori o al declino demografico, restiamo inerti, impotenti, rassegnati, senza prospettive che non vadano al di là del vantaggio immediato, nella ricerca di un consenso, in specie quello dei social, che ci consoli e ci dica che ancora esistiamo. Abbiamo bisogno di un risveglio delle coscienze che vada oltre la semplice e momentanea indignazione”. Betori ha citato la vicenda di Indi Gregory, insieme alla “follia dei femminicidi che svelano gli istinti più malvagi dei maschi sulle donne, ma soprattutto incarnano una delle forme più ripugnanti di quella riduzione dei rapporti a possesso e potere che domina la nostra cultura e avvelena diversi ambiti della vita sociale, facendo strage di affetti, amicizia, solidarietà, amore; o che si tratti del rispetto e della promozione della vita anche di chi ha sbagliato ma ha diritto a un percorso di redenzione e di restituzione alla vita sociale, come purtroppo continua a non essere assicurato dal nostro sistema carcerario”.

La celebrazione si è conclusa con l’omaggio a Maria. Come ogni anno, Betori ha presentato alla Vergine “la vita, le attese e le necessità della Chiesa fiorentina, di questa città e del suo territorio, del nostro Paese e di tutti i popoli”. Tanti i temi affrontati. In un tempo di angustie, Betori ha chiesto: “Donaci il coraggio di osare la costruzione di un mondo nuovo, non per ingenuo ottimismo ma in forza di quella speranza che nasce dalla consapevolezza del bene e, alimentandosi all’amore di Dio e del prossimo, si esercita nella responsabilità e nella disponibilità a mettersi in gioco”. Un pensiero per i giovani: “per i nostri giovani. “Confessiamo la difficoltà a comprenderne spesso parole e gesti, sogni e stanchezze, ma sappiamo anche che proprio dalla novità che loro stanno seminando nascerà il futuro della storia. Aiutaci ad ascoltarli, ad accoglierli, a lasciarci interrogare da loro piuttosto che a giudicarli, a lasciarci provocare dalle loro inquietudini, cercando di offrire loro parole e testimonianze di vita capaci di dare forma alle loro attese, valorizzando il loro spirito generoso, come è accaduto nella recente alluvione”.

Betori ha quindi ricordato le “tante crisi che attraversano il mondo del lavoro: le aziende in stato di grave difficoltà, lontane da concrete prospettive di superamento, in particolare quelle che sul nostro territorio da troppo tempo aspettano una soluzione, il lavoro in nero e sottopagato che umilia e crea ulteriore ingiustizia, il lavoro incerto che impedisce di dare futuro alla vita personale e familiare. Illumina mente e cuore di quanti hanno responsabilità nel mondo del lavoro: lavoratori, sindacati, imprenditori, governanti. Nessuno si sottragga alla propria responsabilità nell’assicurare un lavoro degno e certo agli uomini e alle donne di questa terra”. Dalla crisi del lavoro nascono l’aumento della povertà e l’emergenza abitativa: “In questo contesto è sparita la piccola Kata: per lei non smettiamo di pregare”.

Altro tema ricordato dall’arcivescovo, l’apertura alla vita: “Preoccupa tutti noi la continua crescita del tasso di denatalità. Le condizioni dell’ambiente e della società impauriscono le nuove generazioni e si spegne il desiderio di offrire la vita ad altri. Al tempo stesso, l’invecchiamento progressivo del nostro popolo produce una società più povera e quindi incapace di affrontare le sfide del momento. Affrontare con decisione la crisi demografica, con l’aiuto delle famiglie, è il primo decisivo e indispensabile passo per correggere la maggior parte degli squilibri della società”.

Un invito poi a Firenze, perché “non lasci la propria identità solo alla memoria del passato, ma la faccia vivere nell’oggi, nella partecipazione vivace, com’è nostro carattere, ma sempre tesa al bene comune; nell’apertura e nell’accoglienza, avendo consapevolezza che solo dall’incontro e dal dialogo nasce la novità; nell’intraprendere con coraggio nei campi nuovi del sapere e del fare, avendo sempre però come riferimento la persona umana e la sua dignità; nel testimoniare come il bene dell’umano abbia bisogno di risplendere nella bellezza, da contemplare non come fattore puramente estetico ma come messaggio di verità sull’uomo”.

A Maria infine Betori ha affidato “la famiglia umana, oggi segnata in tante parti del mondo dalla violenza e dalla guerra. Essa insanguina il cuore della nostra Europa, in Ucraina, e fa strage nella tua terra, nella Terra Santa, dividendo Israele e Palestina, che per la storia della salvezza sono popoli fratelli. Dona a tutti la pace”.