Firenze

Betori: “Nella solidarietà non ci siano priorità”

La Messa del cardinale Giuseppe Betori per la festa di San Lorenzo, con l'offerta dei ceri (galleria fotografica)

UFFICIO STAMPA COMUNE DI FIRENZE Cerimonia della consegna dei Ceri per le Celebrazioni in onore a San Lorenzo Presente il Sindaco del Comune di Firenze e Le Autorità’ Civili e Religiose CGE FOTOGIORNALISMO Firenze, 10 08 2023

“La generosità oggi si trova a doversi misurare con l’insinuazione che nella solidarietà si possano o addirittura si debbano introdurre delle priorità, che ci si possa dimenticare di qualcuno, che la povertà dell’altro sia una minaccia ai miei diritti e non un appello a riconoscerne il volto di fratello”. Lo ha detto il cardinale Giuseppe Betori nella Messa per la festa di San Lorenzo, nella basilica dedicata al santo. Prima della celebrazione, il corteo storico che da Palazzo Vecchio ha raggiunto San Lorenzo, per l’offerta dei ceri da parte del sindaco Dario Nardella.

“Ciò che è in gioco in tutto questo – ha proseguito l’arcivescovo di Firenze – è il riconoscimento della dignità della persona umana, che – non dobbiamo mai stancarci di ribadirlo – va riconosciuta in ogni istante dell’esistenza, dal concepimento alla morte naturale, includendo ovviamente anche le situazioni di pericolo in cui guerre, fame e ingiustizie gettano tanti uomini e donne nel mondo, li opprimono con armi che portano sterminio fin nelle città, li spingono verso pericolose migrazioni – è di oggi la notizia di un altro tragico naufragio con oltre 40 morti, tra loro alcuni bambini, vittime dell’incapacità delle nazioni di trovare vie risolutive per la salvezza di tante vite umane –; situazioni di pericolo che sono ben presenti anche tra noi, dove si sviluppano in particolare sacche di marginalità, contesti in cui si consumano tragedie come quella della piccola Kata, che sentiamo doveroso ricordare a due mesi dalla scomparsa, rinnovando preghiere per il suo ritrovamento”.

L’apostolo Paolo, ha ricordato Betori, chiede che «ciascuno dia… non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia»: da questo deriva che “fondamento della gioia è la comunione dei cuori da cui scaturisce il passaggio dei beni. Ogni riflessione sulla solidarietà umana deve ripartire da questa visione comunionale, che per i cristiani ha fondamento nel legame con Cristo, e per tutti trova il suo ancoraggio nel riconoscersi figli di un unico Padre, Dio. Ripartire da una cultura della persona, del vincolo sociale e del bene comune è la sola strada praticabile per recuperare non solo coraggio e chiarezza sul fronte della solidarietà, ma anche per dare alla politica un orizzonte adeguato alle necessità della società, svincolandola dai pregiudizi ideologici”.

Pensando al martirio di San Lorenzo, l’arcivescovo ha ricordato le forme di martirio che “minacciano ancora oggi tanti cristiani in tante parti del mondo, a cui va il nostro fraterno pensiero e per i quali si innalza la nostra preghiera”. Ma “il dovere della testimonianza – ha aggiunto – anche se non prende le forme cruente del martirio, ci riguarda tutti, in un contesto culturale che sempre più si allontana dall’orizzonte del Vangelo. Non si tratta di rivendicare posizioni di maggioranza che appartengono al passato e che non sempre siamo stati in grado di far valere secondo una logica evangelica, ma sì di misurarci sulla coerenza e sulla fedeltà. Mettiamoci umilmente al servizio della verità e quindi dell’uomo, nell’impegno per la vita di tutti, a cominciare dalla vivibilità dei nostri quartieri, di questo quartiere, in cui, come in ogni realtà, si intrecciano luci e ombre, ma che dobbiamo abitare come seminatori di speranza, per contribuire ciascuno al bene di tutti, con apertura al dono e partecipazione corretta e operosa alla costruzione della giustizia nella legalità, della fraternità nell’accoglienza”.