Vita Chiesa
Betori: Natale motivo di speranza in tempo di crisi
Riassumendo i temi forti di questo ultimo anno, l’Arcivescovo è partito dalla sua recente esperienza «di grande comunione» vissuta al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, sottolineando le voci di speranza e vitalità «che venivano da situazione di persecuzione, come la Cambogia o la Cina», ma anche da Paesi occidentali dove è forte il secolarismo, come la Norvegia.
«Ricondurre tutto all’annuncio del Vangelo. Questa è l’ottica nella quale ci muoviamo anche come Diocesi in questo Anno della fede», ha proseguito il Cardinale, ricordando la lunga preparazione al Sinodo promossa a Firenze, coinvolgendo i consigli pastorale e presbiterale, tutti i sacerdoti, i vicariati, le parrocchie. Una «preparazione molto coinvolgente», ha detto, che «mi ha aiutato nel mio intervento in aula e poi come presidente della commissione per la stesura del messaggio finale». E guardando anche avanti, alla visita pastorale, che inizierà in gennaio, ha voluto donare ai giornalisti il volume curato da Antonio Lovascio sul cardinale Benelli, un pastore - ha detto l’Arcivescovo – che «era stato uomo di governo a Roma, arriva a Firenze dove si applica diventando un grande evangelizzatore». «Trovo nella sua visita pastorale, poi proseguita dal card. Piovanelli e dal card. Antonelli, l’immagine nuova di una visita in cui il vescovo porta alle persone l’incontro con Gesù». Per quanto riguarda i temi che affronterà negli incontri nelle parrocchie, ha detto di tenerci ad «essere sempre il servitore della Parola e questo varrà anche per la visita pastorale. Non scelgo mai testi biblici per l’occasione – ha precisato – ma seguo sempre quelli che ci vengono dal calendario».
Dai giornalisti sono venute molte domande sui temi di maggiore attualità. Gli è stato chiesto, ad esempio, un giudizio sul presepe, piuttosto provocatorio allestito in una chiesa fiorentina. «Per me il presepe è uno strumento per sottolineare la storicità di Cristo; per questo sono più vicino ai presepi classici», ha risposto il Cardinale. Riguardo alla presenza dei cattolici in politica, in questo momento così delicato per il Paese, ritiene positivo «che almeno il mondo cattolico organizzato rifugga dall’antipolitica che è una delle minacce più reali per la nostra Repubblica». Ma ha aggiunto di non vedere «ancora un progetto chiaro dove si possa dire che c’è una formazione nuova di ispirazione cristiana». Ha anche precisato, però, che non spetta ai Pastori «auspicare la nascita di una formazione. Sono i laici cattolici che devono decidere».
A proposito dell’episodio di Bagno a Ripoli dove è stato impedito l’ingresso di un Babbo Natale in una scuola, ha sottolineato come a Firenze, tra le varie realtà religiose ci sia un «buon clima» e non ci siano «manifestazioni di intolleranza». Mentre «una difficoltà a comprendere il fenomeno religioso» la registra «in certe culture che in nome di un falso pluralismo chiedono di negare le diverse identità. Non fare il presepe in una scuola – ha proseguito – non è mancanza di rispetto verso i bambini musulmani, che amano Gesù e Maria…. Perché se a questi bambini che vengono dalle culture più varie non gli spieghiamo chi è per noi Gesù come possiamo poi portarli per le nostre strade o agli Uffizi?».
Rispondendo, poi ad un’altra domanda il Cardinale ha anche detto di non amare il termine «laicità» che non a caso non si «ritrova nella nostra Costituzione» che esprime invece una visione più «vicina alla società americana, dove non si parla di laicità ma di libertà religiosa e di coscienza», in straordinaria consonanza anche con il messaggio del Concilio Vaticano II.
Altro tema affrontato è stato quello della famiglia. A chi gli ricordava il giudizio del Papa espresso ieri nel discorso di auguri alla Curia, l’Arcivescovo ha spiegato il contesto: il Papa – ha detto – «parlava dell’incontro di Milano: e diceva che nonostante tanti parlino di crisi della famiglia lì si è vista la vitalità della famiglia, non solo per i numeri, ma per la qualità di esperienze emerse. Poi il Papa ha detto: “attenti che questo bene prezioso può essere messo in crisi da chi nega i presupposti della nostra identità sessuale”. È un problema non di fede ma di ragione, tanto è vero che il Papa ha citato il Rabbino capo di Parigi. I veri materialisti – ha aggiunto ancora il card. Betori – sono i cattolici che guardano alla natura ai cromosomi non alla sola volontà. Dobbiamo essere molto attenti a non lasciare passare questa cultura del gender».
Riguardo poi all’allarme sul sorpasso nel Nord Italia dei matrimoni civili su quelli religiosi, ha invitato a leggere quei dati da una prospettiva diversa: in passato «ci lamentavamo che il rito religioso veniva utilizzato solo come fatto estetico senza convinzioni religiose… In Italia solo il 30% dichiara di praticare. È perché mai i matrimoni religiosi dovrebbero eccedere questo numero? Dobbiamo accettare che la pratica religiosa è minoritaria nel nostro Paese». Quello che invece lo preoccupa e che dovrebbe preoccupare tutti è «che le convivenze si allarghino sempre di più. È non per spirito moralistico, ma perché dietro a questo fenomeno c’è spesso un’incapacità a prendere impegni per sempre. Anche nel matrimonio scontiamo quella involuzione culturale per cui non siamo più capaci di grandi scelte e di scelte pubbliche. Il cristianesimo è invece qualcosa di estremamente pubblico».