Firenze

Betori: «Maria ci invita ad accendere luci verdi, fiaccole di umanità»

«Maria – ha affermato Betori – ci invita a seguire la luce più grande, quella di Gesù che nasce, ad accendere nella nostra città, nelle nostre comunità molte “luci verdi”, come hanno fatto tanti in Polonia ai confini con la Bielorussia per segnalare nella notte che nelle loro case potevano trovare un pasto caldo e una coperta i profughi infreddoliti e bisognosi di tutto. Accendiamo anche noi le nostre fiaccole di umanità per rischiarare il buio della violenza, dell’egoismo, dell’indifferenza».L’arcivescovo ha affidato a Maria le ferite e le speranze di questo tempo «ancora segnato dalle conseguenze della pandemia». Tra le ferite, ha ricordato «l’aumento della conflittualità tra le persone, la violenza verbale; lo scontro (non il confronto) fra posizioni diverse; il riemergere dell’individualismo, dell’egoismo, la violenza contro le donne; la dimenticanza dei poveri, rotture della coesione sociale anche nel combattere il virus secondo le indicazioni della scienza e le decisioni di chi ha responsabilità pubbliche». Betori ha indicato anche le paure e le incertezze che continuano a segnare i nostri giorni, e in particolare «le difficoltà a definire il futuro dell’economia e quindi la certezza di un lavoro degno per tutti, con una particolare gravità nelle crisi aziendali in atto». E ancora, «le decisioni che mettono in crisi una condivisa visione della persona e del bene sociale». Parole che fanno pensare alla vicenda della Gkn, la fabbrica di Campi Bisenzio dove sono partite le lettere di licenziamento. Un pensiero poi al «disagio crescente tra i ragazzi e i giovani, lo smarrimento, la depressione, la solitudine, fino agli eccessi, all’abuso di alcol, ai comportamenti devianti; la pandemia li ha resi ancora più fragili e vulnerabili».Se queste sono le le ferite, il cardinale ha sottolineato che «la speranza e il bene devono prendere il sopravvento nel cuore dell’uomo». Ecco quindi l’invito ad accendere «lanterne verdi», e la citazione delle parole pronunciate pochi giorni fa da papa Francesco nella sua visita ai rifugiati nell’isola di Lesbo: «Prego Dio di ridestarci dalla dimenticanza per chi soffre, di scuoterci dall’individualismo che esclude, di svegliare i cuori sordi ai bisogni del prossimo. E prego anche l’uomo, ogni uomo: superiamo la paralisi della paura, l’indifferenza che uccide, il cinico disinteresse che con guanti di velluto condanna a morte chi sta ai margini! Contrastiamo alla radice il pensiero dominante, quello che ruota attorno al proprio io, ai propri egoismi personali e nazionali, che diventano misura e criterio di ogni cosa».Sono parole, ha aggiunto Betori, «che valgono per ogni situazione in cui viene offesa la vita e la dignità della persona umana».Sotto la protezione di Maria, l’arcivescovo ha posto anche l’evento che, a febbraio, vedrà a Firenze anche la presenza di papa Francesco: «aspirando a “unire le città per unire le nazioni”, Firenze, raccogliendo l’eredità di Giorgio La Pira, nel prossimo mese di febbraio ospiterà l’incontro dei vescovi e quello dei sindaci del Mediterraneo, a cui verrà a porre il sigillo della sua parola il Santo Padre. Questo evento poniamo sotto la tua protezione, perché dalla nostra città parta un contributo alla costruzione della pace».Durante la celebrazione in cattedrale, il cardinale Betori ha anche salutato «il nostro cardinale Ernest Simoni, che oggi festeggiamo a cinque anni dalla sua creazione a cardinale della Chiesa cattolica, egli che ha sofferto dure prove a causa del regime ateo che si era impadronito del suo paese. Da quel regime non scaturì soltanto la persecuzione della Chiesa, con numerosi martiri tra cui il cardinale Ernest va annoverato, ma anche la distruzione della dignità della persona e la massificazione sociale, annientando ogni vera libertà». «Ogni volta che si perde Dio, si perde anche l’uomo» ha affermato Betori: e questo può avvenire anche con il «pensiero omologante» che nega il Natale, «che avrebbe dovuto essere oscurato da anonime “feste”, secondo alcuni burocrati europei. Ma non è solo il Figlio di Dio a dover cadere nell’anonimato, bensì anche l’identità della persona umana, uomini e donne».