Vescovi Toscani
Betori, Lettera pasquale alle famiglie
Pubblichiamo il testo integrale della Lettera pasquale alle famiglie, dell’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori.
Si potrebbe pensare che il problema non riguardi le famiglie, ma trovi la sua giusta collocazione nelle celebrazioni liturgiche nelle chiese o nelle riunioni di catechesi organizzate dalle parrocchie e negli itinerari formativi proposti da associazioni e movimenti cattolici.
Un po’ di ragione c’è in queste affermazioni, perché il luogo proprio della proclamazione e dell’ascolto della parola di Dio, come vedremo, è la Chiesa. Ma non dobbiamo dimenticare che anche la famiglia è un’esperienza di Chiesa e quindi, come tale, un luogo in cui far risuonare la parola di Dio. Non si può infatti pensare che la famiglia sia una realtà di vita in cui realizzare la nostra fedeltà al vangelo di Gesù ed escludere da tale contesto la parola che mi annuncia questo vangelo.
Ma, prima di continuare, è forse opportuno chiarire anzitutto cosa sia la parola di Dio di cui stiamo parlando.
La parola di Dio come sua rivelazione lungo la storia non si concentra però nel solo momento in cui viene comunicata, ma costituisce da subito una tradizione, che la fa conoscere oltre la stretta cerchia di coloro che ne sono i primi destinatari, attraversando i luoghi e i tempi, di generazione in generazione. La rivelazione diventa tradizione, in cui la parola di Dio continua a risuonare per chi si dispone al suo ascolto e si realizza come parola per tutti. Questa catena di tradizione forma la fede del popolo ebraico prima e della Chiesa nascente poi. È questo un secondo significato della espressione parola di Dio, che non è meno importante del primo, perché fa sì che la parola detta o mostratasi una volta possa esserlo per sempre.
Dapprima in brevi narrazioni o raccolte di detti, poi in forma sempre più articolata in veri e propri libri, tanto nel popolo d’Israele quanto nella Chiesa dei primi tempi, si formarono raccolte di libri che andarono a costituire una Scrittura ritenuta sacra, perché accolta nella fede non solo come un’opera che certifica la parola di Dio tramandata ma che è portatrice di una sicura verità perché scritta per illuminazione dello stesso Spirito di Dio. La Scrittura viene così a porsi al centro stesso della tradizione e ne costituisce la testimonianza autentica e il nucleo fondante, cui far riferimento per dare certezza alla parola della fede. Si compilarono così i libri che narravano le origini del popolo d’Israele, all’interno delle origini della terra e dell’umanità, e le leggi che lo reggevano. Gli ebrei definiscono questi primi cinque libri Legge; nella tradizione cristiana si chiameranno Pentateuco, un termine di derivazione greca che equivale a cinque rotoli (libri). A seguire vennero le narrazioni storiche sull’origine e gli sviluppi della monarchia in Israele e in Giuda e i libri che raccolgono le parole pronunciate dai profeti a nome di Dio, nel loro insieme denominati Profeti, che nella tradizione cristiana saranno suddivisi tra Storici e Profeti. Infine abbiamo la raccolta degli altri Scritti, in cui si ritrovano per lo più testi di saggezza e di preghiera; nella classificazione cristiana saranno chiamati Sapienziali. Tutti questi libri costituiscono la Bibbia degli ebrei, che la Chiesa ha ricevuto da Gesù e che venera come parola di Dio, costituendo per essa l’Antico o Primo Testamento. Nella comunità cristiana dei primi tempi ad esso si aggiunse ben presto un Nuovo Testamento, che comprende i Vangeli, dedicati alla narrazione della vicenda storica di Gesù di Nazaret, cui si affiancano gli Atti degli Apostoli, dove si parla dei primi passi dell’evangelizzazione. Vengono anche raccolte le Lettere dei primi apostoli, in particolare di Paolo, che illustrano problemi di dottrina e di vita cristiana. A chiudere il Nuovo Testamento si colloca un’interpretazione della storia alla luce della fede in Cristo che va sotto il nome di Apocalisse. Antico e Nuovo Testamento insieme formano la Bibbia, una parola anch’essa di derivazione greca che significa i libri, ma che poi passerà a significare il Libro per eccellenza, ovvero la Sacra Scrittura dei cristiani, là dove la parola di Dio si trova concentrata nella sua verità.
Ho voluto dilungarmi un poco in questa spiegazione, perché è importante non ridurre la proposta di accostarci alla parola di Dio soltanto alla lettura di un libro. Certo, è decisivo per noi prenderlo in mano questo libro, ma è altrettanto importante che quando ci mettiamo al suo ascolto non dimentichiamo mai che esso è il sedimentarsi di un’esperienza di fede che nasce dalla rivelazione stessa di Dio e che vive ed è comprensibile solo all’interno di una tradizione di cui è garante la fede della Chiesa, che è quindi anche l’orizzonte necessario in cui interpretarlo.
Soprattutto c’è sempre da ricordare che parola di Dio in senso pieno è la persona stessa del Figlio di Dio, per cui la nostra non è una religione del libro, come spesso si sente dire, ma la religione della persona: anzitutto del mistero dell’unico Dio in tre persone, poi di Gesù Cristo Dio e uomo nell’unità della sua persona, infine di ciascun uomo e donna riconosciuti nella loro dignità di persone create dal Padre. Per cui, oltre le pagine del libro della Bibbia, si pone il nostro incontro personale con la persona di Gesù, parola di Dio per noi. In questo incontro personale, nell’orizzonte della Chiesa, si fa presente la parola di Dio per la nostra vita.
Poi la Bibbia non basta averla: occorre leggerla, e leggerla bene. Questo non è sempre facile, perché i libri che compongono la Bibbia sono stati scritti in epoche lontane e quindi hanno riferimenti storici, culturali e letterari distanti dal nostro mondo. Un aiuto ci può venire dalle molte iniziative che in diocesi e nelle parrocchie vengono prese per aiutarci a introdurci nel linguaggio e nei contenuti biblici, né mancano strumenti di accompagnamento alla lettura. Se la Bibbia, come abbiamo visto, è nata all’interno di una comunità, è sbagliato pensare che si possa leggerla da soli, perché solo nella comunità essa potrà risplendere nel suo corretto e profondo significato. Questo vale soprattutto per il riferimento di fede, perché solo la fede della Chiesa aiuta a collocare le pagine della Bibbia nel loro proprio contesto di senso. Un modo concreto per dare spazio a questa esigenza è accostare alle pagine della Bibbia quelle dei testi di catechesi che la Chiesa ci offre, penso in particolare al Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica e ai catechismi per le diverse età pubblicati dai vescovi italiani, dalla CEI. Non bastano ovviamente i testi, occorre che alla lettura della Bibbia si accompagni un inserimento sempre più deciso nella vita della comunità. Le famiglie cristiane non possono vivere da sole: devono essere parte viva delle comunità parrocchiali e della diocesi.
Importante è però che la parola di Dio non resti ai margini della nostra vita. Ne va della formazione della nostra fede e della illuminazione della nostra coscienza in tempi non facili per l’identità cristiana. Assediati da mille voci suadenti non possiamo tenere ai margini l’unica Parola che ci parla secondo verità e senza alcun altro interesse se non la nostra autentica libertà e felicità.
Sono certo che non mancherete di raccogliere questo invito e di rispondervi con intelligenza e generosità. Vi accompagno con il mio incoraggiamento e la mia benedizione.
Firenze, 6 gennaio 2009
Solennità dell’Epifania del Signore