Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: VITA CONSACRATA PONTE VERSO DIO ANCHE PER I LONTANI

“Se non ci fosse, quanto sarebbe più povero il mondo!”. Con questa esclamazione, il Papa ha sintetizzato oggi il senso e il valore della vita consacrata, nei vespri celebrati nella basilica di S. Pietro per la Festa della Presentazione del Signore, in occasione della Giornata mondiale della Vita consacrata. “Al di là delle superficiali valutazioni di funzionalità – ha spiegato Benedetto XVI – la vita consacrata è importante proprio per il suo essere segno di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in una società che rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile”. La vita consacrata, infatti, “testimonia la sovrabbondanza d’amore che spinge a ‘perdere’ la propria vita, come risposta alla sovrabbondanza di amore del Signore, che per primo ha ‘perduto’ la sua vita per noi”. Rivolgendosi, poi, “alle persone consacrate che sentono il peso della fatica quotidiana scarsa di gratificazioni umane, ai religiosi e alle religiose anziani, ammalati, a quanti si sentono in difficoltà”, il Papa li ha definiti “un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, assetato di Dio e della sua Parola”. L’augurio del Santo Padre è che l’Anno Sacerdotale in corso “sia per tutti i consacrati e le consacrate, uno stimolo ad accompagnare e sostenere il loro ministero con fervente preghiera”. “La persona consacrata, per il fatto stesso di esserci – ha detto il Papa – rappresenta come un ‘ponte’ verso Dio per tutti coloro che la incontrano, un richiamo, un rinvio”: il “fondamento” è la “mediazione” di Gesù, che “ha condiviso la nostra fragilità, perché noi potessimo partecipare della sua natura divina”. “Non basta una vita intera a ricambiare ciò che Cristo è e ciò che ha fatto per noi”, ha esclamato il Pontefice, secondo il quale le persone consacrate sono chiamate in modo particolare ad essere testimoni “di questa misericordia del Signore, nella quale l’uomo trova la propria salvezza”. Esse “tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate, di essere grandi quando si riconoscono piccole, di sentirsi rinnovate ed avvolte dalla santità di Dio quando riconoscono il proprio peccato”. Ecco perché, “anche per l’uomo di oggi, la vita consacrata rimane una scuola privilegiata della ‘compunzione del cuore’, del riconoscimento umile della propria miseria”, ma anche una scuola della fiducia “nella misericordia di Dio, nel suo amore che mai abbandona”, perché “più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri”.Le persone consacrate, ha sottolineato il Papa, “sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio”. Ruolo, questo, che svolgono in particolare le comunità che vivono nella clausura, “prendendo su di sé le sofferenze e le prove degli altri ed offrendo con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo”. “Lodare e ringraziare il Signore per il dono della vita consacrata; promuoverne la conoscenza e la stima da parte di tutto il popolo di Dio; invitare quanti hanno dedicato pienamente la propria vita alla causa del Vangelo a celebrare le meraviglie che il Signore ha operato in loro”. Questo, ha ricordato Benedetto XVI, il triplice scopo della Giornata della vita consacrata, istituita da Giovanni Paolo II nel 1997. La vita consacrata, ha ribadito il Papa, “ha senso” solo Cristo “è veramente mediatore tra Dio e noi, altrimenti si tratterebbe solo di una forma di sublimazione o di evasione”: “Se Cristo non fosse veramente Dio, e non fosse, al tempo stesso, pienamente uomo – le parole del Pontefice – verrebbe meno il fondamento della vita cristiana in quanto tale, ma, in modo del tutto particolare, verrebbe meno il fondamento di ogni consacrazione cristiana dell’uomo e della donna”.Sir