(ASCA) – Il Pastore non deve essere una canna di palude che si piega secondo il soffio del vento, un servo dello spirito del tempo. L’essere intrepido, il coraggio di opporsi alle correnti del momento appartiene in modo essenziale al compito del Pastore: lo ha detto papa Benedetto XVI nell’omelia della messa celebrata oggi nella Basilica di San Pietro per l’ordinazione di cinque nuovi arcivescovi della Curia romana. Non deve essere una canna di palude, bensì – secondo l’immagine del Salmo primo – deve essere come un albero che ha radici profonde nelle quali sta saldo e ben fondato. Ciò non ha niente a che fare con la rigidità o l’inflessibilità. Solo dove c’é stabilità c’é anche crescita, ha aggiunto. Siete chiamati – ha detto papa Ratzinger ai cinque nuovi vescovi – a gettare la rete del Vangelo nel mare agitato di questo tempo per ottenere l’adesione degli uomini a Cristo; per tirarli fuori, per così dire, dalle acque saline della morte e dal buio nel quale la luce del cielo non penetra. Dovete portarli sulla terra della vita, nella comunione con Gesù Cristo.I cinque presuli ordinati oggi dal pontefice sono mons. Savio Hon Tai-Fai, cinese, nuovo segretario della congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, mons. Marcello Bartolucci, nuovo segretario della congregazione delle Cause dei Santi; mons. Celso Morga Iruzubieta, nuovo segretario della Congregazione per il Clero, mons. Antonio Guido Filipazzi e mons. Edgar Pena Parra, futuri nunzi apostolici.Aumentare le vocazioni al sacerdozio non è una questione di management ma richiede fondamentalmente l’azione di Dio, da invocare attraverso la preghiera: ha detto ancora papa Benedetto XVI durante la messa di ordinazione di cinque nuovi arcivescovi della Curia romana. Il Signore – ha detto papa Ratzinger – ci lascia capire che non possiamo essere semplicemente noi da soli a mandare operai nella sua messe; che non è una questione di management, della nostra propria capacità organizzativa. Gli operai per il campo della sua messe li può mandare solo Dio stesso. Ma Egli li vuole mandare attraverso la porta della nostra preghiera. Noi possiamo cooperare per la venuta degli operai, ma possiamo farlo solo cooperando con Dio. Così quest’ora del ringraziamento per il realizzarsi di un invio in missione è, in modo particolare, anche l’ora della preghiera: Signore – ha concluso il pontefice – manda operai nella tua messe! Apri i cuori alla tua chiamata! Non permettere che la nostra supplica sia vana!.