Vita Chiesa
BENEDETTO XVI: UNIVERSITÀ GREGORIANA, «SENZA DIO, IL DESTINO DELL’UOMO È LA DESOLAZIONE E L’ANGOSCIA»
La fatica dello studio e dell’insegnamento, per avere senso in relazione al Regno di Dio, deve essere sostenuta dalle virtù teologali. Infatti, l’oggetto immediato della scienza teologica, nelle sue diverse specificazioni, è Dio stesso, rivelatosi in Gesù Cristo: lo ha detto stamane a Roma, nella sede dell’Università Gregoriana, Papa Benedetto XVI nella parte introduttiva del suo discorso in occasione della visita all’ateneo fondato nel 1551 da Sant’Ignazio di Loyola. Dopo aver ricordato che la Gregoriana fin dalle sue origini si è distinta per lo studio della filosofia e della teologia, Benedetto XVI ha aggiunto che oggi non si può non tenere conto del confronto con la cultura secolare, che in molte parti del mondo tende sempre più non solo a negare ogni segno della presenza di Dio nella vita della società e del singolo, ma con vari mezzi, che disorientano e offuscano la retta coscienza dell’uomo, cerca di corrodere la sua capacità di mettersi in ascolto di Dio.
Proseguendo nel suo discorso davanti a centinaia di professori, docenti e studenti della Pontificia Università Gregoriana di Roma, Benedetto XVI ha parlato anche del dialogo interreligioso. Non si può prescindere, poi, dal rapporto con le altre religioni – ha detto -, che si rivela costruttivo solo se evita ogni ambiguità che in qualche modo indebolisca il contenuto essenziale della fede cristiana in Cristo unico Salvatore di tutti gli uomini e nella Chiesa sacramento necessario di salvezza per tutta l’umanità. Quanto all’impegno della Gregoriana nei secoli per lo sviluppo delle scienze umane, il Papa ha richiamato il grande prestigio nel campo della matematica, fisica e astronomia, ricordando che il calendario cosiddetto Gregoriano, perché voluto dal mio predecessore Gregorio XIII, attualmente in uso in tutto il mondo, fu elaborato nel 1582 dal P. Cristoforo Clavio, professore del Collegio Romano (poi denominato Università Gregoriana, ndr). Ha anche citato p. Matteo Ricci, che portò fin nella lontana Cina, insieme alla sua testimonianza di fede, il sapere acquisito come discepolo del P. Clavio.
Dopo aver ricordato le nuove scienze umane alle quali nell’Università Gregoriana da alcuni decenni sono stati avviati facoltà e corsi (psicologia, scienze sociali e comunicazione sociale), Benedetto XVI ha affermato che proprio perché tali scienze riguardano l’uomo non possono prescindere dal riferimento a Dio. Infatti, l’uomo, sia nella sua interiorità che nella sua esteriorità, non può essere pienamente compreso se non lo si riconosce aperto alla trascendenza. Ha poi ulteriormente approfondito tale riflessione, affermando che il destino dell’uomo senza il suo riferimento a Dio non può che essere la desolazione dell’angoscia che conduce alla disperazione. Solo in riferimento al Dio-Amore, che si è rivelato in Gesù Cristo, l’uomo può trovare il senso della sua esistenza e vivere nella speranza, pur nell’esperienza dei mali che feriscono la sua esistenza personale e la società in cui vive.