Crescere ogni giorno nell’amore reciproco, impegnandosi a superare quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani; sentire che esiste una vera unità interiore tra tutti coloro che seguono il Signore; collaborare il più possibile, lavorando assieme sulle questioni ancora aperte. Queste le consegne del Papa per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, a cui è stata dedicata interamente la catechesi dell’udienza generale di oggi. Il punto di partenza del cammino ecumenico, ha spiegato Benedetto XVI ai fedeli, è la consapevolezza che in questo itinerario il Signore deve assisterci, deve aiutarci ancora molto, perché senza di lui, da soli, non possiamo fare nulla. Come discepoli del Signore le parole del Santo padre – abbiamo una comune responsabilità verso il mondo, dobbiamo rendere un servizio comune: come la prima comunità cristiana di Gerusalemme, partendo da ciò che già condividiamo, dobbiamo offrire una forte testimonianza, fondata spiritualmente e sostenuta dalla ragione, dell’unico Dio che si è rivelato e ci parla in Cristo, per essere portatori di un messaggio che orienti e illumini il cammino dell’uomo del nostro tempo, spesso privo di chiari e validi punti di riferimento. Di qui la necessità di implorare da Dio il dono dell’unità, affinché si compia per il mondo intero il suo disegno di salvezza e di riconciliazione. L’unità ha esordito il Papa – non può essere semplice prodotto dell’operare umano, perché è anzitutto un dono di Dio. Il cammino verso l’unità visibile tra tutti i cristiani abita, dunque, nella preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la costruiamo noi, ma la costruisce Dio. Riferendosi poi al tema scelto quest’anno per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che fa riferimento all’esperienza della prima comunità cristiana di Gerusalemme così come è descritta dagli Atti degli Apostoli, il Papa ha fatto notare che già al momento della Pentecoste lo Spirito Santo discende su persone di diversa lingua e cultura: ciò sta a significare che la Chiesa abbraccia sin dagli inizi gente di diversa provenienza e tuttavia, proprio a partire da tali differenze, lo Spirito crea un unico corpo. La Pentecoste come inizio della Chiesa segna, dunque, l’allargamento dell’alleanza di Dio a tutte le creature, a tutti i popoli e a tutti i tempi. Una Chiesa unita nell’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere: questi quattro elementi della comunità cristiana delle origini, ha detto Benedetto XVI, rappresentano ancora oggi i pilastri della vita di ogni comunità cristiana e costituiscono anche l’unico solido fondamento sul quale progredire nella costruzione dell’unità visibile della Chiesa. Nessuno deve avere fame nella comunità cristiana, nessuno deve essere povero. Così il Papa, nella catechesi odierna, ha attualizzato parlando a braccio – la comunione fraterna, una delle caratteristiche fondamentali della vita delle prime comunità cristiane. Si tratta, per Benedetto XVI, di un obbligo fondamentale della comunione con Dio, che crea comunione nella Chiesa e che si esprime nel concreto dell’impegno sociale, della carità cristiana, della giustizia. Soffermandosi poi sulla preghiera, altra caratteristica fondamentale dei primi cristiani, il Papa ha esortato sempre a braccio ad aprirsi alla fraternità. Solo così ha spiegato ai circa 2.500 fedeli riuniti nell’Aula Paolo VI per il consueto appuntamento del mercoledì possiamo dire Padre Nostro. Apriamoci alla fraternità a proseguito il Papa ancora fuori testo che deriva dall’essere figli dell’unico Padre celeste, ed essere disposto al perdono e alla riconciliazione. Perseveriamo nella fede, l’invito del Santo Padre, implorando da Dio il dono dell’unità, affinché si compia per il mondo intero il suo disegno di salvezza e di riconciliazione. Attualizzando la vita delle prime comunità cristiane, il Papa si è soffermato anche suirapporti di fraternità e di amicizia costruiti tra cristiani di diverse confessioni, come peculiare caratteristica della comunione fraterna. La storia del movimento ecumenico ha detto il Papa tracciandone un bilancio – è segnata da difficoltà e incertezze, ma è anche una storia di fraternità, di cooperazione e di condivisione umana e spirituale, che ha mutato in misura significativa le relazioni tra i credenti nel Signore Gesù: tutti siamo impegnati a continuare su questa strada. Quanto all’Eucaristia, Benedetto XVI ha ricordato che la comunione al sacrificio di Cristo è il culmine della nostra unione con Dio e rappresenta anche la pienezza dell’unità dei discepoli di Cristo, la piena comunione. Durante questa settimana ha aggiunto – è particolarmente vivo il rammarico per l’impossibilità di condividere la stessa mensa eucaristica, segno che siamo ancora lontani dalla realizzazione di quell’unità per cui Cristo ha pregato. Una dolorosa esperienza, questa, che per il Papa deve diventare motivo di un impegno ancora più generoso da parte di tutti affinché, rimossi gli ostacoli alla piena comunione, giunga quel giorno in cui sarà possibile riunirsi intorno alla mensa del Signore, spezzare insieme il pane eucaristico e bere allo stesso calice.Sir