Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: SPERANZA PER LA PIENA UNITA’ DI TUTTI I CRISTIANI

“L’odierna sua presenza ci ravviva nella speranza della piena unità di tutti i cristiani”. Con queste parole il Papa ha salutato Sua Santità il Catholicos Karekin II, patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, accompagnato da una delegazione, all’inizio della catechesi dell’udienza generale di oggi in piazza S. Pietro. “Rinnovo l’espressione della mia gioia per la possibilità che mi è data stamani di accoglierlo”, ha detto Benedetto XVI dopo i reciproci saluti in inglese che hanno accompagnato l’abbraccio iniziale. “Colgo volentieri l’occasione per ringraziarlo anche dell’amabile accoglienza che egli ha riservato di recente in Armenia al mio cardinale segretario di Stato, ha proseguito Benedetto XVI, citando “l’indimenticabile visita che il Catholicos compì a Roma nell’anno Duemila, appena dopo la sua elezione”: “Incontrandolo – le parole del Santo Padre – il mio amato predecessore Giovanni Paolo II, gli consegnò una insigne reliquia di San Gregorio l’Illuminatore e in seguito si recò in Armenia per restituirGli la visita”.

“È noto – ha proseguito il Papa – l’impegno della Chiesa Apostolica Armena per il dialogo ecumenico, e sono certo che anche l’attuale visita del venerato Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni contribuirà ad intensificare i rapporti di fraterna amicizia che legano le nostre Chiese”. Secondo Benedetto XVI, “questi giorni di immediata preparazione alla Solennità di Pentecoste ci stimolano a ravvivare la speranza nell’aiuto dello Spirito Santo per avanzare sulla strada dell’ecumenismo”: “Noi abbiamo la certezza – ha affermato il Pontefice – che il Signore Gesù non ci abbandona mai nella ricerca dell’unità, poiché il suo Spirito è instancabilmente all’opera per sostenere i nostri sforzi tesi a superare ogni divisione e a ricucire ogni lacerazione nel vivo tessuto della Chiesa”. Dal giorno della discesa dello Spirito Santo sui discepoli riuniti nel Cenacolo, ha assicurato Benedetto XVI,“la Chiesa è sempre, per così dire, in stato di Pentecoste”, e “non teme di annunciare il Vangelo sino agli estremi confini della terra”. “Ecco perché – ha spiegato il Papa – pur di fronte alle difficoltà e alle divisioni, i cristiani non possono rassegnarsi né cedere allo scoraggiamento”, ma anzi devono “perseverare nella preghiera per mantenere viva la fiamma della speranza e l’anelito verso la piena unità”.

“In questo tempo di globalizzazione e, insieme, di frammentazione, senza preghiera, le strutture, le istituzioni e i programmi ecumenici sarebbero privi del loro cuore e della loro anima”. Soffermandosi sullo “stato di salute” dell’ecumenismo, nell’udienza generale di oggi alla presenza di Karekin II, il Papa ha rinnovato il monito lanciato nel suo recente viaggio apostolico negli Stati Uniti, quando ha fatto riferimento alla “centralità della preghiera nel movimento ecumenico”, nella Chiesa di St. Joseph a New York. “Ut unum sint! Sempre risuona nel nostro cuore questo invito di Cristo”,ha commentato Benedetto XVI, rendendo grazie al Signore “per i traguardi raggiunti nel dialogo ecumenico grazie all’azione del suo Spirito”. “Restiamo docili all’ascolto della sua voce l’esortazione papale – affinché i nostri cuori,ricolmi di speranza, percorrano senza sosta il cammino che conduce alla piena comunione di tutti i discepoli di Cristo”. “Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”: questi i doni dello Spirito invocati dal Papa “per tutti i cristiani, perché nel comune e generoso servizio al Vangelo, possano essere nel mondo segno dell’amore di Dio per l’umanità”.

“La Chiesa parla, fin dal primo momento della sua esistenza, in tutte le lingue, e vive in tutte le culture”. Lo ha detto a braccio il Papa, che nella speciale udienza di oggi, alla presenza di Karekin II, si è soffermato in particolare sulla figura e l’azione dello Spirito Santo, e sulla sua rilevanza per i “frutti” e i progressi del cammino ecumenico. La Chiesa, ha proseguito sempre fuori testo Benedetto XVI, “non distrugge niente della propria storia, ma riassume tutto in una nuova unità che riconcilia unità e diversità”. Lo Spirito Santo, in questa prospettiva, è “carità eterna, che unisce con la sua forza gli uomini dispersi, e crea così anche la multiforme e grande comunità della Chiesa in tutto il mondo”. Il “soffio” dello Spirito Santo, nelle parole pronunciate a braccio nell’udienza di oggi in piazza S. Pietro – davanti a circa 20 mila fedeli – è “lo sforzo del perdono dei peccati, del rinnovamento dei nostri cuori e delle nostre esistenze, e così crea unità dove c’era divisione”, superando “la dispersione babilonica”.

Con un fraterno abbraccio suggellato da un canto armeno si è concluso lo scambio dei saluti in piazza San Pietro tra papa Benedetto XVI e Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, prima che cominciasse l’udienza generale del mercoledì. Dopo il saluto di ben venuto del Papa, il Patriarca ha preso la parola ed ha detto: “Nonostante le divergenze dogmatiche e culturali, siamo tutti figli dell’unico Dio e fratelli e sorelle nel suo santo amore”. Un forte applauso dalla piazza San Pietro ha accolto questa frase. Poi il Catholicos ha aggiunto: “siamo tutti figli di Dio”, “intolleranze e contrapposizioni non possono essere permesse all’interno delle nostre Chiese”. Nel suo discorso il Patriarca ha ricordato che “la situazione mondiale non è semplice”: “guerre e terrorismo” gettano sconforto “in Medio Oriente e in tante altre regioni del mondo”. Ai cristiani spetta il compito di “servire la pace, l’unità e la solidarietà” tra i popoli. “Siamo armeni – ha detto Karekin II -, popolo che è sopravvissuto al genocidio. Conosciamo bene il valore della vita, della fratellanza, dell’amicizia, della pace e della sicurezza”. Da piazza San Pietro, Karekin II ha chiesto “una condanna universale di tutti i genocidi” che si sono perpetrati nella storia e che “continuano nel giorno presente” Ed ha richiamato la “responsabilità” dei cristiani per la giustizia, e per la “riconciliazione tra i popoli”.

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