Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: SAN COLOMBANO E LE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

“Uomo di grande cultura e ricco di doni di grazia, sia come instancabile costruttore di monasteri che come intransigente predicatore penitenziale, spese ogni sua energia per alimentare le radici cristiane dell’Europa che stava nascendo”. E’ il ritratto di san Colombano, l’abate irlandese nato nel 543 e morto nel 615, al centro dell’udienza di oggi. Il Papa lo ha definito un santo “europeo”, perché “come monaco, missionario e scrittore ha lavorato in vari Paesi dell’Europa occidentale”. “Insieme agli irlandesi del suo tempo”, San Colombano “era consapevole dell’unità culturale dell’Europa”: in una sua lettera, infatti, scritta intorno all’anno 600 ed indirizzata a Papa Gregorio Magno, “si trova per la prima volta – ha sottolineato Benedetto XVI – l’espressione ‘totius Europae – di tutta l’Europa’, con riferimento alla presenza della Chiesa nel Continente”. Il “messaggio” di san Colombano, secondo il Papa, “si concentra in un fermo richiamo alla conversione e al distacco dai beni terreni in vista dell’eredità eterna”. In particolare, “con la sua vita ascetica e il suo comportamento senza compromessi di fronte alla corruzione dei potenti, egli evoca la figura severa di Giovanni Battista”. Una “austerità”, quella di san Colombano, che tuttavia “non è mai fine a se stessa”. Dalla Comece è nata di recente la proposta di nominare san Colombano patrono dell’Europa occidentale.

Monaco a 20 anni, a circa 50 Colombano lascia l’Irlanda “per intraprendere con dodici compagni un’opera missionaria sul continente europeo, dove la migrazione di popoli dal nord e dall’est aveva fatto ricadere nel paganesimo intere regioni già cristianizzate”. Sulla costa bretone, Colombano e i suoi seguaci attuarono un’opera di “rievangalizzazione mediante la testimonianza della vita”. Nella Regola scritta da san Colombano a Luxeuil – “l’unica antica regola monastica irlandese che oggi possediamo, ha annotato il Santo Padre – egli “disegna l’immagine ideale del monaco”, elaborando anche “una sorta di codice penale per le infrazioni dei monaci” ed introducendo nel continente “la confessione e la penitenza private e reiterate”. “Intransigente come era in ogni questione morale”, oltre che con i vescovi Colombano “entrò n conflitto anche con la casa reale”. Di qui la condanna all’esilio e la “nuova opera di rievangelizzazione” prima sul Reno e presso il lago di Costanza (dove dall’eremo fondato da un suo monaco, Gallus, si sviluppò l’ abbazia di san Gallo), poi in Italia,dove nonostante l’”accoglienza benevola” della corte longobarda dovette fronteggiare l’eresia ariana e lo scisma che minacciavano la Chiesa. A Bobbio, dove morì, fondò un nuovo monastero “che sarebbe poi diventato un centro di cultura paragonabile a quello famoso di Montecassino”.Monaco a 20 anni, a circa 50 Colombano lascia l’Irlanda “per intraprendere con dodici compagni un’opera missionaria sul continente europeo, dove la migrazione di popoli dal nord e dall’est aveva fatto ricadere nel paganesimo intere regioni già cristianizzate”. Sulla costa bretone, Colombano e i suoi seguaci attuarono un’opera di “rievangalizzazione mediante la testimonianza della vita”. Nella Regola scritta da san Colombano a Luxeuil – “l’unica antica regola monastica irlandese che oggi possediamo, ha annotato il Santo Padre – egli “disegna l’immagine ideale del monaco”, elaborando anche “una sorta di codice penale per le infrazioni dei monaci” ed introducendo nel continente “la confessione e la penitenza private e reiterate”. “Intransigente come era in ogni questione morale”, oltre che con i vescovi Colombano “entrò n conflitto anche con la casa reale”. Di qui la condanna all’esilio e la “nuova opera di rievangelizzazione” prima sul Reno e presso il lago di Costanza (dove dall’eremo fondato da un suo monaco, Gallus, si sviluppò l’ abbazia di san Gallo), poi in Italia,dove nonostante l’”accoglienza benevola” della corte longobarda dovette fronteggiare l’eresia ariana e lo scisma che minacciavano la Chiesa. A Bobbio, dove morì, fondò un nuovo monastero “che sarebbe poi diventato un centro di cultura paragonabile a quello famoso di Montecassino”.

San Colombano, “con la sua energia spirituale, con la sua fede, è divenuto realmente uno dei padri dell’Europa, che ci mostra ancora oggi dove stanno le radici sulle quali può rinascere questa nostra Europa”. Con queste parole, pronunciate a braccio, il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi in piazza S. Pietro, davanti a circa 15 mila fedeli. Riferendosi all’opera di “ri-evangelizzazione” compiuta da san Colombano sulla costa bretone, Benedetto XVI ha fatto notare che “la fama di quei religiosi stranieri che, vivendo di preghiera e di austerità, costruivano case e dissodavano la terra si diffuse celermente attirando pellegrini e penitenti”. “Una vita esemplare che ricostruiva la terra e le anime”, l’ha definita Benedetto XVI parlando a braccio, e sottolineando che “molti giovani chiedevano di vivere come loro”. Il messaggio di san Colombano, ha commentato inoltre fuori testo il Santo Padre, era un messaggio “contro la corruzione dominante”, per trasformare “anche la terra e la società umana”.

Sir