Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: NESSUNO PUÒ BATTEZZARE SE STESSO

“Nessuno può battezzare se stesso”, perché “solo Cristo può costituire la Chiesa”. Lo ha detto il Papa nella catechesi dell’udienza generale di oggi, che si è svolta in Aula Paolo VI davanti a circa 5.000 persone. Soffermandosi sul tema paolino di Cristo come “nuovo inizio della storia”, e sul concetto di “uomo nuovo”, “creatura nuova” in San Paolo, Benedetto XVI – che ha parlato quasi interamente a braccio – ha ricordato che il termine “battezzo” e “un passivo: nessuno può battezzare se stesso, ha bisogno dell’altro. Nessuno può farsi cristiano da se stesso, divenire cristiani è un passivo: solo dall’altro possiamo essere fatti cristiani, e questo altro che ci dà il dono della fede è in prima istanza la Chiesa”. “E’ dalla Chiesa – ha affermato il Santo Padre – che riceviamo la fede, il battesimo: senza lasciarci formare dalla Chiesa non possiamo diventare cristiani”. “Un cristianesimo ‘autofatto’ – le parole del Papa – è una contraddizione in sè”. “Ma anche questa comunità – ha aggiunto subito dopo, riferendosi alla Chiesa – non agisce da sé, secondo le proprie idee e i propri desideri: solo Cristo può costituire la Chiesa, è il vero donatore di sacramenti”. In questa prospettiva, ha spiegato il Papa, “il battesimo è più che un lavaggio: è morte e resurrezione”. “Divenire cristiani – ha ammonito il Santo Padre – è più che un’operazione cosmetica che aggiunge qualcosa ad una vita già bella: è un nuovo inizio e una rinascita”. La seconda annotazione sul battesimo mutuata dai testi paolini, secondo il Papa, è che “la natura fa parte del sacramento”. Ciò significa che “il cristianesimo non è una cosa puramente spirituale, implica il corpo, implica il cosmo”. “Così possiamo camminare in una nuova vita”, ha commentato il Papa, secondo il quale in tale prospettiva c’è posto per “un esame di coscienza per tutti noi”.“La Chiesa non è solo una corporazione, come lo Stato. E’ un corpo. Non è un’organizzazione, è un organismo”. A puntualizzarlo è stato oggi il Papa, che durante l’udienza si è soffermato sul “realismo” della dottrina dell’Eucaristia, a partire dalle lettere di san Paolo. “Il realismo della Chiesa –ha detto Benedetto XVI – è molto più profondo e vero di quello dello Stato. E’ il realismo di Cristo che ci dà il suo corpo e ci fa il suo corpo, e così diventiamo veramente uniti l’uno con l’altro”. Di qui il “carattere personale e sociale” del sacramento dell’Eucarestia, in cui Cristo “si unisce personalmente con ognuno di noi, ma anche con gli uomini e le donne che sono accanto a me. E’ pane per me e per l’altro, e così ci unisce gli uni con gli altri”. “Cristo e il prossimo – ha ammonito il Santo Padre – sono inseparabili nell’Eucarestia: un’Eucarestia senza solidarietà con gli atri è un’Eucarestia abusata”. In sintesi, per il Papa, “l’Eucarestia ci insegna che Cristo ci dà se stesso, il suo amore, per conformarci a se stesso e creare così un mondo nuovo”. “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”, scrive san Paolo, secondo il quale nel sangue di Cristo “comincia la nuova storia dell’umanità”.Un “autentico matrimonio” è “ben vissuto” se rispetta la sua natura “indissolubile”, resa cioè tale dalla “grazia” di Cristo. Lo ha detto il Papa, che nella parte finale della catechesi dell’udienza di oggi si è soffermato sul sacramento del matrimonio, che san Paolo nella Lettera agli Efesini definisce un “mistero grande”. “Un autentico matrimonio, sempre collocato in un contesto cultuale, non potrà mai disattendere la sua prioritaria valenza teologica”, ha detto il Papa, che ha proseguito: “Esso sarà ben vissuto se, nella costante crescita umano-affettiva, resterà sempre legato all’efficacia della parola e al significato del battesimo. La partecipazione poi al Corpo e al Sangue del Signore non farà altro che cementare, oltre che visibilizzare, un’unione resa per grazia indissolubile”. Quanto alla “dimensione teologica” del matrimonio, per il Papa c’è in san Paolo “una reciprocità che si configura in una dimensione verticale: la sottomissione vicendevole deve adottare il linguaggio dell’amore, che ha il suo modello nell’amore di Cristo verso la Chiesa. Questo rapporto Cristo-Chiesa – ha concluso il Papa – rende primario l’aspetto teologale dell’amore che, tradotto umanamente, esalta la relazione affettiva tra gli sposi”.Sir