Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: L’EUROPA NON DIMENTICHI MAI LE RADICI CRISTIANE

“Il Vecchio Continente non dimentichi mai le radici cristiane, che sono alla base della convivenza, e continui ad attingere dal Vangelo i valori fondamentali che assicurano la giustizia e la concordia”. Lo ha detto il Papa, durante la catechesi dell’udienza generale di oggi – svoltasi in Aula Paolo VI alla presenza di circa 7 mila persone – interamente dedicata alla figura di santa Caterina da Siena, che “ha avuto un ruolo eminente nella storia della Chiesa”, in un secolo – come il XIV – “travagliato per la vita della Chiesa e l’intero tessuto della società, in Italia e in Europa”. Santa Caterina, ha ricordato il Papa, “fece molto per sollecitare una riforma all’interno della Chiesa e per favorire la pace tra gli Stati”, tanto da spingere Giovanni Paolo II a nominarla compatrona d’Europa. La “ricchezza” del suo insegnamento fu tale da indurre, inoltre, Paolo VI a dichiararla nel 1970 “dottore della Chiesa”, titolo che si aggiunse a quello di compatrona della città di Roma, assegnatale da Pio IX, e di patrona d’Italia, scelto per lei da Pio XII. Della santa senese, Benedetto XVI ha citato in particolare il fatto che “fu protagonista di un’intensa attività di consigliera spirituale, verso persone di ogni categoria: nobili, artisti, gente del popolo, preti, fino a papa Gregorio XI”, che allora si trovava in esilio ad Avignone e che lei convinse “energicamente” a tornare a Roma Man mano che cresceva la sua fama di santità, ha detto il Papa ripercorrendo la biografia di santa Caterina da Siena, cresceva il numero delle persone “affascinate dall’autorevolezza morale di quella giovane donna”: tutti costoro “consideravano un privilegio essere guidati spiritualmente da Caterina, la chiamavano mamma”. “Anche oggi – ha commentato il Pontefice attualizzando la figura della santa – la Chiesa ricava un grande beneficio dalla maternità spirituale di tante donne, consacrate o laiche, che alimentano nelle anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della gente e conducono l’anima verso mète sempre più elevate”. Il “cristocentrismo”, per cui “ogni credente sente il bisogno di uniformarsi al sentire del core di Cristo, per amare Dio e il prossimo come Cristo stesso li ama”: questo un altro tratto tipico della spiritualità cateriniana, come dimostra il contenuto di molte sue visioni. “Noi tutti – le parole del Papa – possiamo lasciarci trasformare il core, e imparare ad amare come Cristo, nutriti dalla preghiera, dalla meditazione della Parola e dei sacramenti, soprattutto ricevendo frequentemente l’Eucaristia”, che è “uno straordinario dono di aire che Dio ci rinnova continuamente, per nutrire il cammino di fede, rinvigorire la nostra speranza, infiammare la nostra carità, per renderci sempre più simili a lui”. Nella catechesi odierna, Benedetto XVI ha menzionato anche il “dono delle lacrime”, caratteristico di santa Caterina: lacrime che “esprimono una sensibilità squisita e profonda, capacità di comunicazione e tenerezza”, perché “secondo Caterina le lacrime dei santi si mescolano al sangue di Cristo” crocifisso. Questo spiega, per il Papa, il motivo per cui santa Caterina, “pur consapevole delle debolezze umane dei sacerdoti, ha sempre avuto una grandissima riverenza per essi” e “ha invitato sempre i sacri ministri ad essere fedeli alle loro responsabilità, mossa sempre da un amore profondo e costante per la Chiesa”. “Da santa Caterina – ha detto il Papa al termine della catechesi – apprendiamo la scienza più sublime: conoscere ed amare Gesù Cristo e la sua Chiesa”, attraverso tre tappe fondamentali: “il distacco dal peccato, la pratica delle virtù e dell’amore, l’unione dolce e affettuosa con Cristo”. “Impariamo ad amare con coraggio, in modo intenso, Cristo e la Chiesa, l’invito finale del Papa ai fedeli sulla scorta dell’esempio di santa Caterina da Siena.Sir