Non serve la violenza, che provoca altra violenza, ma capacità di cercare soluzioni giuste attraverso il dialogo. Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale di stamattina in Piazza San Pietro con un appello preoccupato e intenso per la grave situazione di questi giorni nella Striscia di Gaza. La preghiera finale del Papa è perché sia Cristo a sostenere gli sforzi di coloro che non si stancano di operare per la riconciliazione e la pace. E’ su questo contrasto, tra chi fomenta l’odio e chi è chiamato a lavorare per la distensione, che si gioca l’appello di Benedetto XVI per la crisi esplosa a Gaza, dopo il raid israeliano contro la Freedom Flotilla e la reazione di condanna internazionale. Affermando di seguire con profonda trepidazione quelle che definisce tragiche vicende ed esprimendo il cordoglio per le vittime, il Papa ha detto con forza: Ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve le controversie, ma ne accresce le drammatiche conseguenze e genera altra violenza. Faccio appello a quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale affinché ricerchino incessantemente soluzioni giuste attraverso il dialogo, in modo da garantire alle popolazioni dell’area migliori condizioni di vita, in concordia e serenità. In precedenza la catechesi era stata dedicata al grande teologo del 1200, San Tommaso d’Aquino, che mostrò ha detto il Papa che tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia. Per evidenziare l’importanza di San Tommaso, il Papa ha riferito un dato: per ben 61 volte il Catechismo della Chiesa cattolica lo cita, secondo solo a Sant’Agostino. Ricordandone i momenti salienti della vita, tra cui la scelta di consacrarsi fra i Domenicani, il Pontefice ha spiegato come il giovane Tommaso si distinse nell’interpretazione della filosofia aristotelica. Un complesso universale di conoscenze, fin lì semisconosciuto, da alcuni scoperto e accolto con entusiasmo acritico, e da altri temuto perché ritenuto in opposizione alla fede cristiana. “Tommaso d’Aquino, alla scuola di Alberto Magno, – ha detto il Papa – svolse un’operazione di fondamentale importanza per la storia della filosofia e della teologia, direi per la storia della cultura: studiò a fondo Aristotele e i suoi interpreti (…) distinguendovi ciò che era valido da ciò che era dubbio o da rifiutare del tutto, mostrando la consonanza con i dati della Rivelazione cristiana e utilizzando largamente e acutamente il pensiero aristotelico nell’esposizione degli scritti teologici che compose. In definitiva, Tommaso d’Aquino mostrò che tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia”. La sua produzione letteraria ha del prodigioso, ha commentato Benedetto XVI, come dimostra la poderosa Summa Theologiae, che gli diede l’immortalità. E qui, il Papa ha osservato che, nella composizione dei suoi scritti, l’Aquinate era coadiuvato da alcuni segretari, tra i quali il confratello Reginaldo di Piperno, suo grande amico. È questa – ha osservato – una caratteristica dei santi: coltivano l’amicizia, perché essa è una delle manifestazioni più nobili del cuore umano e ha in sé qualche cosa di divino, come Tommaso stesso ha spiegato in alcune quaestiones della Summa Theologiae, in cui scrive: La carità è l’amicizia dell’uomo con Dio principalmente, e con gli esseri che a Lui appartengono’. In definitiva, un maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia: questo è per la Chiesa San Tommaso, secondo quanto scrisse Giovanni Paolo II nella Fides et ratio. Ma un uomo capace di essere compreso anche quando si rivolgeva al popolo, che volentieri andava ad ascoltarlo. Circostanza che ha suggerito al Pontefice una sottolineatura particolarmente sentita: È veramente una grande grazia, quando i teologi sanno parlare con semplicità e fervore ai fedeli. Il ministero della predicazione, d’altra parte, aiuta gli stessi studiosi di teologia a un sano realismo pastorale, e arricchisce di vivaci stimoli la loro ricerca. Al termine della catechesi, Benedetto XVI si è soffermato su diversi appuntamenti ecclesiali di stretta attualità, a cominciare dalla solennità del Corpus Domini di domani, che lo vedrà presiedere alle 19 la Messa in San Giovanni in Laterano, seguita dalla processione a Santa Maria Maggiore. Poco prima, il Papa aveva ricordato che San Tommaso era stato incaricato da Papa Urbano IV di scrivere i testi liturgici proprio per la festa del Corpus Domini, da poco istituita in seguito al miracolo eucaristico di Bolsena: Tommaso ebbe un’anima squisitamente eucaristica. I bellissimi inni che la liturgia della Chiesa canta per celebrare il mistero della presenza reale del Corpo e del Sangue del Signore nell’Eucaristia sono attribuiti alla sua fede e alla sua sapienza teologica. Da rilevare anche l’invito a rinnovare l’impegno a lavorare con umiltà e pazienza per il dialogo ecumenico, che Benedetto XVI ha indirizzato ai partecipanti alla Conferenza in corso a Edimburgo, a 100 anni dalla prima riunione di confessioni cristiane che diede l’avvio al moderno movimento ecumenico. E un saluto, in forma di videomessaggio, il Papa lo ha dedicato ai partecipanti alla “Catholic Media Convention” di New Orleans, che tratta di evangelizzazione nell’era digitale. Ribadendo le straordinarie potenzialità che i nuovi media offrono per portare il messaggio di Cristo e l’insegnamento della sua Chiesa per l’attenzione di un pubblico più vasto, Benedetto XVI ha concluso con queste parole: “Se la vostra missione è quella di essere veramente efficace – se le parole che proclamate intendono toccare i cuori, impegnare la libertà delle persone e cambiare la loro vite dovete collocare ciò all’interno di un incontro con persone e comunità che testimoniano la grazia di Cristo attraverso la loro fede e le loro vite. (Fonte: Radio Vaticana)