Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: UDIENZA, «LA FEDE NON NASCE DA UN MITO»

“La nostra fede non nasce da un mito, né da un’idea, bensì dall’incontro con il Risorto, nella vita della Chiesa”. Con queste parole il Papa ha concluso oggi la catechesi dell’udienza generale, svoltasi in piazza S. Pietro alla presenza di circa 15 mila persone e dedicata alla “relazione” tra san Paolo e gli apostoli “che lo hanno preceduto nella sequela di Gesù”, che ha frequentato e “consultato” nei tre anni che seguirono l’episodio della conversione sulla via di Damasco. “Quanto più cerchiamo di rintracciare le orme di Gesù di Nazaret per le strade della Galilea – ha detto Benedetto XVI -tanto più possiamo comprendere che egli si è fatto carico della nostra umanità, condividendola in tutto, tranne che nel peccato”. Una convinzione, questa, sperimentata di persona e testimoniata dallo stesso Paolo, nell’”importanza” da lui attribuita alla “tradizione viva della Chiesa”. In questa prospettiva, ha puntualizzato il Santo Padre, è “errata la visione di chi attribuisce a Paolo l’invenzione del cristianesimo: prima di evangelizzare, ha incontrato Cristo sulla via di Damasco e frequentato nella Chiesa, osservandolo nella vita dei dodici e in coloro che l’hanno seguito sulle strade della Galilea”. “La risurrezione di Cristo incide sino al presente dell’esistenza dei credenti”, perché Cristo “è risuscitato e continua a vivere nell’Eucaristia e nella Chiesa”. Lo ha detto il Papa, sottolineando che nell’annuncio “trasmesso di bocca in bocca” san Palo usa il verbo “è risuscitato”, invece che “fu risuscitato”. In quest’ottica, “tutte le Scritture rendono testimonianza della morte e risurrezione di Cristo”, e “tutta la divina Scrittura costituisce un unico libro e quest’unico libro è Cristo, perché tutta la Scrittura parla di Cristo e trova in Cristo il suo compimento”. Anche nell’ “accenno alla personale apparizione, ricevuta da Paolo sulla strada di Damasco” contenuta nella prima lettera ai Corinzi, attraverso la frase “ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto” egli esprime “la sua indegnità nell’essere considerato apostolo, sullo stesso livello di quelli che l’hanno preceduto”, in quanto “ha perseguitato Dio”. “Ma la grazia di Dio in lui – ha proseguito il Papa – non è stata vana”, e proprio “l’affermarsi prepotente della grazia divina accomuna Paolo ai primi testimoni della risurrezione di Cristo”.“I rapporti tra san Paolo e gli Apostoli che lo avevano preceduto nella sequela di Gesù – ha fatto notare il Papa – furono sempre segnati da profondo rispetto e da quella franchezza che a Paolo derivava dalla difesa della verità del Vangelo”. “Contemporaneo di Gesù di Nazareth”, San Paolo infatti “non ebbe mai l’opportunità d’incontrarlo, durante la sua vita pubblica”. “Particolarmente significativo”, secondo il Papa, è l’incontro con Pietro a Gerusalemme: Paolo rimase presso di lui 15 giorni per “consultarlo”, ossia “per essere informato sulla vita terrena del Risorto, che gli stava cambiando, in modo radicale, l’esistenza: da persecutore nei confronti della Chiesa di Dio era diventato evangelizzatore di quella fede nel Messia crocifisso e Figlio di Dio, che in passato aveva cercato di distruggere”. Soprattutto le parole pronunciate da Gesù nell’Ultima Cena, ha detto il Papa, “diventeranno il cuore pulsante del suo Vangelo”: esse, infatti, “hanno un notevole impatto sulla relazione di Paolo con Gesù Cristo, poiché da una parte attestano che l’Eucaristia illumina la maledizione della croce, rendendola benedizione, e dall’altra spiegano la portata della stessa morte e risurrezione di Gesù”. Dal tema del “dono di sé”, secondo il Papa, “Paolo trarrà le espressioni più coinvolgenti e affascinanti del nostro rapporto con Cristo”, commentate anche dall’allora monaco agostiniano Martin Lutero.“Auspico che questo vostro incontro contribuisca ad affermare una giusta cultura della convivenza pacifica tra i popoli e a promuovere l’intesa e la riconciliazione”. E’ il saluto rivolto oggi dal Papa, al termine dell’udienza, ai giovani dell’Associazione “Rondine-Cittadella della Pace”, di Arezzo, tra i quali erano presenti anche alcuni giovani provenienti dal Caucaso. Rivolgendosi poi, come di consueto, ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, il Papa ha detto ai giovani:” Siate sempre fedeli all’ideale evangelico, e realizzatelo nelle vostre quotidiane attività”.Sir