«Sono stati giorni indimenticabili di speranza, che rimarranno impressi nel mio cuore». Con queste parole il Papa ha ricordato il suo 23° viaggio apostolico internazionale, in Messico e a Cuba, due Paesi che «conservano indelebile memoria delle visite compiute dal Beato Giovanni Paolo II». Ripercorrendone idealmente le tappe nella catechesi dell’udienza generale di oggi, Benedetto XVI è partito da Leòn, dove accolto da «una fila interminabile di gente lungo le strade, che mi ha accompagnato con entusiasmo», ha richiamato «la necessità del riconoscimento e della tutela dei diritti fondamentali della persona umana, tra i quali spicca la libertà religiosa, assicurando la mia vicinanza a quanti soffrono a causa di piaghe sociali, di antichi e nuovi conflitti, della corruzione e della violenza». Il Papa ha poi ricordato la «tenace speranza dei cristiani messicani», nonostante «i momenti difficili delle violenze» e l’«inesauribile allegria» dei «tantissimi bambini e adolescenti», il cui desiderio è «poter vivere in pace, in serenità e armonia, in una società più giusta e riconciliata». Nell’«amata terra messicana», la testimonianza del Santo Padre, «ho sperimentato una devozione e un affetto speciali al Vicario di Cristo», che ha spronato il popolo messicano «a rimanere fedele al Signore e alla sua Chiesa, ben ancorato alle proprie radici cristiane». «Sostenere la missione della Chiesa cattolica, impegnata ad annunciare con gioia il Vangelo, nonostante la povertà di mezzi e le difficoltà ancora da superare perché la religione possa svolgere il proprio servizio spirituale e formativo nell’ambito pubblico della società». Questo, ha spiegato il Papa, l’intento del viaggio a Cuba. «Ai cattolici cubani – ha sottolineato il Papa – ho rivolto l’invito a dare nuovo vigore alla loro fede e a contribuire alla costruzione di una società aperta e rinnovata, dove vi sia sempre più spazio per Dio, perché quando Dio è estromesso, il mondo si trasforma in un luogo inospitale per l’uomo». A l’Avana, per il Papa, sono stati i giovani «i principali protagonisti dell’esuberante accoglienza». Nella messa nella piazza principale, «a tutti ho ricordato che Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno si apre alla verità integrale sull’uomo, presupposto imprescindibile per raggiungere la libertà, e decide di seminare attorno a sé riconciliazione e fraternità, fondando la propria vita su Gesù Cristo». La Chiesa, ha puntualizzato il Papa, «non chiede privilegi, ma di poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di speranza e di pace nel Vangelo in ogni ambiente della società». Al termine della catechesi, Benedetto XVI ha augurato «a tutti una Santa Pasqua». «Liberare l’umanità da questi terribili e subdoli ordigni». È l’appello del Papa lanciato oggi, al termine dell’udienza generale, prima dei consueti saluti ai fedeli di lingua italiana che concludono l’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro, a cui hanno partecipato circa 11 mila persone. Oggi ricorre la Giornata internazionale per la sensibilizzazione sul problema delle mine antipersona – ha affermato Benedetto XVI – alle cui vittime, insieme alle loro famiglie, esprimo la mia vicinanza. Incoraggio tutti coloro che si impegnano per liberare l’umanità da questi terribili e subdoli ordigni – ha aggiunto il Papa – i quali, come disse il Beato Giovanni Paolo II in occasione dell’entrata in vigore della Convenzione per il loro bando, impediscono agli uomini di camminare assieme sui sentieri della vita senza temere le insidie di distruzione e di morte’. (Sir)