Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: IL RISCHIO DI RIDURSI AD ESSERE UOMINI AD UNA DIMENSIONE

Il “rischio” che i cristiani corrono è di “ridursi ad essere uomini ad una dimensione”. E’ l’ammonimento lanciato dal Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di oggi alla figura di Isidoro di Siviglia, “grande amico” di papa Gregorio Magno, “grande autore”, “ultimo dei padri cristiani”, vescovo di Siviglia dal 599 fino alla sua morte, nel 636. Per Isidoro, “coloro che cercano di raggiungere il riposo della contemplazione devono allenarsi prima nello stadio della vita attiva”, come si legge nei suoi scritti, in cui uno degli insegnamenti fondamentali è quello di coniugare contemplazione e azione, vita attiva e vita contemplativa: “La via media, composta dall’una e dall’altra forma di vita – ha detto il Papa citandolo – risulta normalmente più utile a risolvere quelle tensioni che spesso vengono acuite dalla scelta di un solo genere di vita e vengono invece meglio temperate da un’alternanza delle due forme”. Il modello è Cristo, che “ci offrì l’esempio della vita attiva, quando durante il giorno si dedicava a offrire segni e miracoli in città, ma mostrò la vita contemplativa quando si ritirava sul monte e vi pernottava dedito alla preghiera”.

Di qui il “preciso insegnamento morale” di Isidoro: “Il servo di Dio, imitando Cristo, si dedichi alla contemplazione senza negarsi alla vita attiva. Comportarsi diversamente non sarebbe giusto. Infatti come si deve amare Dio con la contemplazione, così si deve amare il prossimo con l’azione. E’ impossibile dunque vivere senza la compresenza dell’una e dell’altra forma di vita, né è possibile amare se non si fa esperienza sia dell’una che dell’altra”. E’ la “sintesi dell’uomo che cerca la contemplazione di Dio con la preghiera, e l’azione in servizio della comunità cristiana – ha detto Benedetto XVI a braccio – la lezione che il grande vescovo di Siviglia lascia anche a noi, cristiani di oggi, chiamati a testimoniare Cristo all’inizio di un nuovo millennio”. Isidoro, per il Papa, “fu senza dubbio un uomo dalle contrapposizioni dialettiche accentuate”, e anche nella sua vita personale “sperimentò un permanente conflitto interiore fra desiderio di solitudine, per dedicarsi unicamente alla meditazione della Parola di Dio, ed esigenze della carità verso i fratelli”. Secondo Isidoro, infatti, “il responsabile di una Chiesa deve da una parte lasciarsi crocifiggere al mondo con la mortificazione della carne e dall’altra accettare la decisione dell’ordine ecclesiastico, quando proviene dalla volontà di Dio, di dedicarsi al governo con umiltà, anche se non vorrebbe farlo”.

Sant’Isidoro sperimentò una “enorme difficoltà” ad “affrontare in modo adeguato problemi assai gravi come quelli dei rapporti con gli eretici e con gli ebrei”: “tutta una serie di problemi – ha sottolineato il Papa durante l’udienza di oggi, davanti a circa 11 mila fedeli, dedicata alla figura del vescovo di Siviglia – che “appaiono molto concreti anche oggi, soprattutto se si considera ciò che avviene in certe regioni nelle quali sembra quasi di assistere al riproporsi di situazioni assai simili a quelle presenti nella penisola iberica in quel sesto secolo”. Per “capire meglio” Isidoro, secondo Benedetto XVI “occorre ricordare, innanzitutto, la complessità delle situazioni politiche del suo tempo”. Nonostante “l’amarezza dell’esilio” che “aveva dovuto sperimentare durante gli anni della fanciullezza” era “pervaso di entusiasmo apostolico”, perché “sperimentava l’ebbrezza di contribuire alla formazione di un popolo che ritrovava finalmente la sua unità, sul piano sia politico che religioso, con la provvidenziale conversione dell’erede al trono visigoto Ermenegildo dall’arianesimo alla fede cattolica”.

Isidoro, per il Santo Padre, “non avrebbe voluto perdere nulla di ciò che era stato acquisito dall’uomo nelle epoche antiche, fossero esse pagane, ebraiche o cristiane”. “Non deve stupire pertanto se, nel perseguire questo scopo – ha proseguito il Papa – gli succedeva a volte di non riuscire a far passare adeguatamente, come avrebbe voluto, le conoscenze che possedeva attraverso le acque purificatrici della fede cristiana”. “La ricchezza delle conoscenze culturali ha di cui disponeva Isidoro – ha fatto notare il Pontefice – gli permetteva di confrontare continuamente la novità cristiana con l’eredità classica greco-romana”. “Da ammirare” è “il suo assillo di non trascurare nulla di ciò che l’esperienza umana aveva prodotto nella storia della sua patria e del mondo intero”. Nella parte iniziale della catechesi,il Papa ha menzionato la biblioteca di Isidoro, “ricca di opere classiche, pagane e cristiane”: “attratto” dalle une e dalle altre, Isidoro “fu educato a sviluppare una disciplina molto forte nel dedicarsi al loro studio, con discrezione e discernimento”. Grazie al “clima sereno ed aperto” in cui viveva, Isidoro possedeva “una conoscenza enciclopedica della cultura classica pagana e un’approfondita conoscenza della cultura cristiana”: di qui il suo “eclettismo”,che spaziava “con estrema facilità da Marziale ad Agostino, da Cicerone a Gregorio Magno”.

“Mentre penso ai vostri coetanei che stanno ancora affrontando gli esami, auguro a voi già in vacanza di profittare dell’estate per utili esperienze sociali e religiose”. E’ l’augurio di “buone vacanze” ai giovani,formulato oggi dal Papa al termine dell’udienza, nel saluto ai fedeli di lingua italiana. Ai malati, Benedetto XVI ha augurato di “trovare conforto e sollievo nella vicinanza dei vostri familiari”, e agli sposi di “utilizzare questo periodo estivo per approfondire sempre più il valore della missione della Chiesa nella società”. Poi un saluto ai partecipanti al Congresso Eucaristico Internazionale,in corso a Québec, in Canada: “sia per le comunità cristiane canadesi e per la Chiesa universale un tempo forte di preghiera, di riflessione e di contemplazione del mistero della Santa Eucaristia”, l’auspicio papale, oltre che “occasione propizia per riaffermare al fede della Chiesa nella presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento dell’Altare”. “Preghiamo perché questo Congresso Eucaristico Internazionale – ha concluso il Papa – ravvivi nei credenti, non solo del Canada ma di tante altre Nazioni nel mondo, la consapevolezza di quei valori evangelici e spirituali che hanno forgiato la loro identità lungo il corso della storia”.

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