Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: IL CAMMINO SICURO PER LA SANTITÀ

“San Giovanni della Croce, proclamato dottore della Chiesa dal Papa Pio XI, nel 1926, e soprannominato nella tradizione Doctor mysticus, ‘Dottore mistico’” è stato il protagonista della catechesi di Benedetto XVI, nell’Udienza generale di oggi. Dopo aver ripercorso la storia di Giovanni della Croce, nato nel 1542 nel piccolo villaggio di Fontiveros, vicino ad Avila (Spagna) ed entrato nei Carmelitani nel 1563, il Papa ha ricordato l’incontro con Teresa di Gesù: “L’incontro fu decisivo per entrambi: Teresa gli espose il suo piano di riforma del Carmelo anche nel ramo maschile dell’Ordine e propose a Giovanni di aderirvi ‘per maggior gloria di Dio’; il giovane sacerdote fu affascinato dalle idee di Teresa, tanto da diventare un grande sostenitore del progetto. I due lavorarono insieme alcuni mesi, condividendo ideali e proposte per inaugurare al più presto possibile la prima casa di Carmelitani Scalzi”. “L’adesione alla riforma carmelitana non fu facile – ha rammentato il Pontefice – e costò a Giovanni anche gravi sofferenze”. Morì nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1591. Canonizzato nel 1726, “Giovanni è considerato uno dei più importanti poeti lirici della letteratura spagnola. Le opere maggiori sono quattro: ‘Ascesa al Monte Carmelo’, ‘Notte oscura’, ‘Cantico spirituale’ e ‘Fiamma d’amor viva’”. Nel ‘Cantico spirituale’, “san Giovanni presenta il cammino di purificazione dell’anima, e cioè il progressivo possesso gioioso di Dio, finché l’anima perviene a sentire che ama Dio con lo stesso amore con cui è amata da Lui”. La ‘Fiamma d’amor viva’ “prosegue in questa prospettiva, descrivendo più in dettaglio lo stato di unione trasformante con Dio”. L’‘Ascesa al Monte Carmelo’ presenta “l’itinerario spirituale dal punto di vista della purificazione progressiva dell’anima, necessaria per scalare la vetta della perfezione cristiana, simboleggiata dalla cima del Monte Carmelo”. La ‘Notte oscura’ descrive “l’aspetto ‘passivo’, ossia l’intervento di Dio nel processo di ‘purificazione’ dell’anima”. “Queste indicazioni sulle opere principali del Santo – ha detto il Santo Padre – ci aiutano ad avvicinarci ai punti salienti della sua vasta e profonda dottrina mistica, il cui scopo è descrivere un cammino sicuro per giungere alla santità”. Secondo Giovanni della Croce, “tutto quello che esiste, creato da Dio, è buono. Attraverso le creature, noi possiamo pervenire alla scoperta di Colui che in esse ha lasciato una traccia di sé”. La fede, comunque, “è l’unica fonte donata all’uomo per conoscere Dio così come Egli è in se stesso, come Dio Uno e Trino. Tutto quello che Dio voleva comunicare all’uomo, lo ha detto in Gesù Cristo, la sua Parola fatta carne. Egli è l’unica e definitiva via al Padre”.“Qualsiasi cosa creata è nulla in confronto a Dio e nulla vale al di fuori di Lui: di conseguenza, per giungere all’amore perfetto di Dio, ogni altro amore deve conformarsi in Cristo all’amore divino. Da qui – ha avvertito Benedetto XVI, nell’Udienza di oggi – deriva l’insistenza di san Giovanni della Croce sulla necessità della purificazione e dello svuotamento interiore per trasformarsi in Dio, che è la meta unica della perfezione”. Questa “purificazione” non consiste “nella semplice mancanza fisica delle cose o del loro uso; quello che rende l’anima pura e libera, invece, è eliminare ogni dipendenza disordinata dalle cose. Tutto va collocato in Dio come centro e fine della vita”. Il processo di purificazione “esige certo lo sforzo personale, ma il vero protagonista è Dio: tutto quello che l’uomo può fare è ‘disporsi’, essere aperto all’azione divina e non porle ostacoli”. Vivendo le virtù teologali, “l’uomo si eleva e dà valore al proprio impegno. Il ritmo di crescita della fede, della speranza e della carità va di pari passo con l’opera di purificazione e con la progressiva unione con Dio fino a trasformarsi in Lui”. Quando si giunge a questa meta, “l’anima si immerge nella stessa vita trinitaria, così che san Giovanni afferma che essa giunge ad amare Dio con il medesimo amore con cui Egli la ama, perché la ama nello Spirito Santo”.San Giovanni della Croce, ha chiesto alla fine dell’Udienza di oggi Benedetto XVI, “ha qualcosa da dire anche a noi, cristiani, che vivono nelle circostanze normali della vita di oggi? O è un modello solo per poche anime elette?”. Per rispondere, innanzitutto, “dobbiamo tener presente che la vita di San Giovanni della Croce era molto dura, pratica, concreta”. “Il cammino con Cristo – ha osservato il Papa – non è un peso aggiunto al già sufficientemente duro fardello della nostra vita, è una luce, una forza che ci aiuta a portare questo fardello. Se un uomo porta in sé un grande amore, questo amore gli dà quasi ali e sopporta molto più facilmente tutte le cose moleste della vita perché porta in sé questa grande luce”. E questo è “la fede: essere amati da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù. La santità non è un’opera nostra molto difficile, ma è quest’apertura che apre le finestre delle nostre anime perché la luce di Dio possa entrare. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a trovare questa santità del lasciarsi amare da dio, che è la vocazione di noi tutti e la vera redenzione”, è stata l’esortazione del Papa. Nei saluti in varie lingue ai pellegrini presenti provenienti da molti paesi, il Pontefice ha ricordato che “la santità non è privilegio di pochi, ma è la vocazione a cui è chiamato ogni cristiano”. Sir