Gesù è il Signore del mondo, e davanti a lui veramente ogni ginocchio si piega. Lo ha detto il Papa, a braccio, durante la catechesi dell’udienza generale di oggi, interamente dedicata ai riti del triduo pasquale,nel corso della settimana che per i cristiani è la settimana più importante dell’anno, che ci offre l’opportunità di immergerci negli eventi centrali della redenzione, di rivivere il mistero pasquale, il grande mistero della fede. Citando poi l’inno di san Palo nella Lettera ai Filippesi, Benedetto XVI ha sottolineato sempre fuori testo l’umiltà del Figlio di Dio, che ha assunto tutte le debolezze umane ed è disceso fino all’ultima profondità, scegliendo la morte in croce, a cui è seguita l’esaltazione, la vera gloria della Resurrezione. Esortando, al termine della catechesi, i circa 15 mila fedeli presenti a viver intensamente il Triduo Santo, per essere sempre più partecipi del Mistero di Cristo, il Papa ha formulato fin d’ora a tutti voi i più cordiali auguri di una lieta e santa Pasqua, insieme con le vostre famiglie, parrocchie e comunità. La condivisione radicale e vera della nostra natura, in tutto fuorché nel peccato, da parte di Gesù, non è stato frutto di un meccanismo oscuro o di una cieca fatalità, ma una libera scelta. Soffermandosi sul mistero pasquale nella catechesi di oggi, Benedetto XVI ha ricordato che Gesù, pur essendo Dio, non volle fare delle sue prerogative divine un possesso esclusivo; non volle usare il suo essere Dio, la sua dignità gloriosa e la sua potenza, come strumento di trionfo e segno di distanza da noi. Al contrario, svuotò se stesso assumendo la misera e debole condizione umana. Come spiega san Paolo, la forma divina si nascose in Cristo sotto la forma umana, ossia sotto la nostra realtà segnata dalla sofferenza, dalla povertà, dal limite umano e dalla morte. Tutto questo il Signore dell’universo lo ha compiuto per amore nostro, ha esclamato il Pontefice: per amore ha voluto svuotare se stesso e farsi nostro fratello; per amore ha condiviso la nostra condizione, quella di ogni uomo e di ogni donna.La messa crismale del Giovedì Santo è quasi una preparazione dell’Anno Sacerdotale, che ho indetto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars e che avrà inizio il prossimo 19 giugno. Lo ha detto il Papa, ripercorrendo i riti del triduo pasquale, durante l’udienza di oggi. Passando all’altro rito del Giovedì Santo, la Messa in Coena Domini, con cui la Chiesa fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia, Benedetto XVI ha spiegato che il fatto che Gesù si rende presente col suo corpo dato e col suo sangue versato rappresenta il sacrificio della nuova e definitiva alleanza offerta a tutti, senza distinzione di razza e di cultura. Di qui la necessità di rendere grazie a Dio per il sommo dono dell’Eucaristia, da accogliere con devozione e da adorare con viva fede.Sir