Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA GENERALE: PER GIUSTINO LA RELIGIONE CRISTIANA È LA VERA FILOSOFIA

“In un’età come la nostra, segnata dal relativismo nel dibattito sui valori e sulla religione, come pure nel dialogo interreligioso”, quella di san Giustino è “una lezione da non dimenticare”. Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi – davanti a circa 25mila persone – si è soffermato sulla figura di san Giustino, filosofo e martire, il più importante tra gli apologisti del secondo secolo. “Giustino, e con lui gli altri apologisti – ha ricordato il Papa – siglarono la presa di posizione netta della fede cristiana per il Dio dei filosofi contro i falsi dèi della religione pagana. Era la scelta per la verità dell’essere contro il mito della consuetudine”. Un termine, “consuetudo”, successivamente impiegato da Tertulliano “in riferimento alla religione pagana” e che, secondo Benedetto XVI, “può essere tradotto nelle lingue moderne con le espressioni moda culturale, moda del tempo”. La parola “apologisti” – ha spiegato il Papa – “designa quegli antichi scrittori cristiani che si proponevano di difendere la nuova religione dalle pesanti accuse dei pagani e degli Ebrei, e di diffondere la dottrina cristiana in termini adatti alla cultura del proprio tempo”. Negli apologisti, ha ricordato Benedetto XVI, “è presente una duplice sollecitudine: quella, più propriamente apologetica, di difendere il cristianesimo nascente (apologia in greco significa appunto “difesa”) e quella propositiva, missionaria, di esporre i contenuti della fede in un linguaggio e con categorie di pensiero comprensibili ai destinatari”. “La vera filosofia”: così, ha ricordato il Papa, “giunse a definire” la religione cristiana un apologista contemporaneo di Giustino, il Vescovo Melitone di Sardi. “La figura e l’opera di Giustino segnano la decisa opzione della Chiesa antica per la filosofia, piuttosto che per la religione dei pagani”, ha sottolineato Benedetto XVI, secondo il quale “con la religione pagana, i primi cristiani rifiutarono strenuamente ogni compromesso”, perché “la ritenevano idolatria, a costo di essere tacciati per questo di empietà e di ateismo”. Giustino, in particolare, “condusse una critica implacabile nei confronti della religione pagana e dei suoi miti, considerati da lui come diabolici depistaggi nel cammino della verità”. La filosofia rappresentò, invece, “l’area privilegiata dell’incontro tra paganesimo, giudaismo e cristianesimo proprio sul piano della critica alla religione pagana e ai suoi falsi miti”. “Di fatto – ha commentato il Papa – la religione pagana non batteva le vie del Logos, ma si ostinava su quelle del mito, anche se questo era riconosciuto dalla filosofia greca come privo di consistenza nella verità. Perciò il tramonto della religione pagana era inevitabile”, in quanto “logica conseguenza del distacco della religione – ridotta a un artificioso insieme di cerimonie, convenzioni e consuetudini – dalla verità dell’essere”. Per Giustino, ha proseguito il Papa, “ogni uomo, in quanto creatura razionale, è partecipe del Logos, ne porta in sé un seme, e può cogliere i barlumi della verità”, presenti sia nella “legge antica” degli ebrei, sia “parzialmente” nella filosofia greca. “Poiché il cristianesimo è la manifestazione storica e personale del Logos nella sua totalità”, per Giustino “tutto ciò che di bello è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani”. In questo modo Giustino, “pur contestando alla filosofia greca le sue contraddizioni, orienta decisamente al Logos qualunque verità filosofica, motivando dal punto di vista razionale la singolare ‘pretesa’ di verità e di universalità della religione cristiana”. “Se l’Antico Testamento tende a Cristo, la filosofia greca mira anch’essa a Cristo e al Vangelo, come la parte tende a unirsi al tutto”, ha spiegato il Papa, secondo cui “la filosofia greca non può opporsi alla verità evangelica, e i cristiani possono attingervi con fiducia, come a un bene proprio”. In questa prospettiva, Giustino si è rivelato “pioniere di un incontro positivo col pensiero filosofico, anche se nel segno di un cauto discernimento”, in quanto “pur conservando anche dopo la conversione grande stima per la filosofia greca, asseriva di aver trovato nel cristianesimo ‘l’unica sicura e proficua filosofia’”. (21 marzo 2007)Sir