Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA GENERALE: LA FEDE CRISTIANA È INNANZITUTTO UN INCONTRO CON GESÙ

“La fede cristiana è innanzitutto incontro con Gesù, una persona che dà alla vita un nuovo orizzonte”. Lo ha detto il Papa, che ha dedicato la catechesi odierna – nella prima udienza al rientro definitivo da Castelgandolfo, davanti a circa 21 mila persone – a S. Cirillo d’Alessandria, definito “un instancabile e fermo testimone”, soprattutto dell’”unità”. “Uno solo è il Figlio, uno solo il Signore Gesù Cristo, sia prima dell’incarnazione sia dopo l’incarnazione”: questa, ha ricordato Benedetto XVI, una delle affermazioni centrali di Cirillo, che scriveva: “Non era un Figlio il Logos nato da Dio Padre, e un altro quello nato dalla santa Vergine; ma crediamo che proprio Colui che è prima dei tempi è nato anche secondo la carne da una donna”. “Questa affermazione, al di là del suo significato dottrinale – ha spiegato il Pontefice – mostra che la fede in Gesù Logos nato dal Padre è anche ben radicata nella storia perché, come afferma san Cirillo, questo stesso Gesù è venuto nel tempo con la nascita da Maria, la Theotòkos, e sarà, secondo la sua promessa, sempre con noi”. “Cristo è presente sempre, secondo la sua promessa con noi, fino alla fine dei tempi”, ha detto il Papa a braccio al termine dell’udienza. Ed ha aggiunto: “Dio è eterno, nato dalla Madonna, e rimane con noi ogni giorno. In questa fiducia viviamo, in questa fiducia troviamo la strada per la nostra fede”.

“La vera umanità e la vera divinità si unisce, così che in Cristo uomo e Dio sono uniti in una sola persona, il nostro signore Gesù Cristo”. Con questa parole pronunciate a braccio il Papa ha spiegato il “primo grande trionfo della devozione a Maria”, che ha visto opposti Cirillo a Nestorio e si è concluso con l’esilio di quest’ultimo, “a causa di una cristologia sbagliata”, perché fondata su inammissibili “divisioni in Cristo stesso”. Due o tre anni dopo essere stato nominato da Leone XIII (nel 412) vescovo di Alessandria, Cirillo – ha ricordato il Papa – “si dimostrò realista nel ricomporre la rottura della comunione con Costantinopoli”, in atto dal 406. Ma il vecchio contrasto con la sede costantinopolitana si riaccese una decina di anni più tardi, quando nel 428 vi fu eletto Nestorio, “un autorevole e severo monaco di formazione antiochena” che “suscitò presto opposizioni perché nella sua predicazione preferiva per Maria il titolo di ‘Madre di Cristo’ (Christotòkos) piuttosto che quello tradizionale – e già molto caro alla devozione popolare – di ‘Madre di Dio’ (Theotòkos)”. In Cirillo d’Alessandria, ha aggiunto il Santo Padre sempre fuori testo, si uniscono “la chiarezza della dottrina della nostra fede, ma anche una ricerca intensa dell’unità e della riconciliazione”, a partire dall’affermazione centrale che “uno solo è il Figlio”.

“Bisogna esporre al popolo l’insegnamento e l’interpretazione della fede nel modo più irreprensibile e ricordare che chi scandalizza anche uno solo dei piccoli che credono in Cristo subirà un castigo intollerabile”. Per il Papa, questa affermazione di S. Cirillo d’Alessandria “mantiene intatta la sua validità”. Lo ha detto durante l’udienza generale di oggi, soffermandosi sul “dovere dei pastori di preservare la fede del popolo di Dio, soprattutto quella dei più semplici”. L’affermazione di S. Cirillo, protagonista della catechesi di oggi, “è espressione della tradizione della Chiesa, criterio della dottrina della Chiesa”, ha aggiunto il Papa a braccio. Nell’Oriente greco, Cirillo fu definito “custode dell’esattezza”, “custode della vera fede” e “sigillo dei Padri”, a conferma del suo “costante riferimento agli autori ecclesiastici precedenti con lo scopo di mostrare la continuità della propria teologia con la tradizione”. Venerato come santo sia in Oriente che in Occidente, nel 1882 san Cirillo fu proclamato dottore della Chiesa da Leone XIII. Eletto nel 412 giovane vescovo dell’influente Chiesa di Alessandria, “la governò con grande energia per trentadue anni, mirando sempre ad affermarne il primato in tutto l’Oriente”.

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