Non è forse una tentazione quella della carriera, del potere, una tentazione da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di animazione e di governo nella Chiesa?. A chiederselo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, interamente dedicata alla figura di san Domenico, il fondatore dell’Ordine dei Predicatori, noti anche come Frati Domenicani. Ordinato sacerdote, Domenico fu eletto canonico del capitolo della Cattedrale nella sua diocesi di origine, Osma. Anche se questa nomina poteva rappresentare per lui qualche motivo di prestigio nella Chiesa e nella società ha fatto notare Benedetto XVI – egli non la interpretò come un privilegio personale, né come l’inizio di una brillante carriera ecclesiastica, ma come un servizio da rendere con dedizione e umiltà. Non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi, ha ammonito il Papa ribadendo l’invito lanciato di recente durante la consacrazione di alcuni vescovi: Sappiamo come le cose nella società civile, e, non di rado nella Chiesa, soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità. San Domenico parlava sempre con Dio e di Dio. Nella vita dei santi le parole del Papa – l’amore del Signore e per il prossimo, la ricerca della gloria di Dio e della salvezza delle anime camminano sempre insieme. Un grande santo, che ci rammenta che nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario, il quale spinge incessantemente a portare il primo annuncio del Vangelo e, dove necessario, ad una nuova evangelizzazione. Così Benedetto XVI ha definito san Domenico, al centro della catechesi dell’udienza generale di oggi. E’ Cristo ha proseguito il Papa – il bene più prezioso che gli uomini e le donne di ognitempo e di ogni luogo hanno il diritto di conoscere e di amare, ed è consolante vedere come anche nella Chiesa di oggi sono tanti pastori e fedeli laici, membri di antichi ordini religiosi e di nuovi movimenti ecclesiali che con gioia spendono la loro vita per questo ideale supremo: annunciare e testimoniare il Vangelo. Viaggiando nell’Europa del Nord, ha ricordato il Santo Padre, san Domenico si rese conto di due enormi sfide per la Chiesa del suo tempo: l’esistenza di popoli non ancora evangelizzati, ai confini settentrionali del continente europeo, e la lacerazione religiosa che indeboliva la vita cristiana nel Sud della Francia, dove l’azione di alcuni gruppi eretici creava disturbo e l’allontanamento dalla verità della fede. L’azione missionaria verso chi non conosce la luce del Vangelo e l’opera di rievangelizzazione delle comunità cristiane divennero così le mète apostoliche che Domenico si propose di perseguire.Fu il Papa, ha proseguito Benedetto XVI ripercorrendo l’azione missionaria di san Domenico, a chiedere a quest’ultimo di dedicarsi alla predicazione agli Albigesi, un gruppo eretico che sosteneva una concezione dualista della realtà, con due principi creatori ugualmente potenti,il bene e il male che disprezzava, di conseguenza, la materia, rifiutando anche il matrimonio, fino a negare l’incarnazione di Cristo, i sacramenti e la risurrezione dei corpi. Gli Albigesi stimavano la vita povera e austera e criticavano la ricchezza del clero di quel tempo, ha ricordato il Papa: san Domenico, da parte sua, accettò con entusiasmo questa missione, che realizzò proprio con l’esempio della sua esistenza povera e austera, con la predicazione del Vangelo e con dibattiti pubblici. A questa missione di predicare la Buona Novella egli dedicò il resto della sua vita. Furono poi i figli di san Domenico a realizzare anche gli altri sogni di san Domenico: la missione ad gentes, a coloro che ancora non conoscevano Gesù, e la missione a coloro che vivevano nelle città, soprattutto quelle universitarie, dove le nuove tendenze intellettuali erano una sfida per la fede dei colti.Coltivare la dimensione culturale della fede, affinché la bellezza della verità cristiana possa essere meglio compresa e la fede possa essere veramente nutrita, rafforzata e anche difesa. E’ l’invito rivolto oggi ai circa 5 mila fedeli presenti in Aula Paolo VI per l’udienza generale di oggi. In quest’Anno Sacerdotale, invito i seminaristi e i sacerdoti a stimare il valore spirituale dello studio, le parole di Benedetto XVI, secondo il quale la qualità del ministero sacerdotale dipende anche dalla generosità con cui ci si applica allo studio delle verità rivelate. L’esempio da seguire è quello di san Domenico, che volle che i suoi seguaci acquisissero una solida formazione teologica, e non esitò a inviarli nelle università del tempo, anche se non pochi ecclesiastici guardavano con diffidenza queste istituzioni culturali. Le Costituzioni dell’Ordine dei Predicatori danno molta importanza allo studio:Domenico volle che i suoi frati vi si dedicassero senza risparmio, con diligenza e pietà, attraverso uno studio fondato sull’anima di ogni sapere teologico, cioè sulla Sacra Scrittura, e rispettoso delle domande poste dalla ragione. Lo sviluppo della cultura impone a coloro che svolgono il Ministero della Parola di essere ben preparati, ha ammonito il Santo Padre, esortando tutti, pastori e laici, a coltivare questa dimensione culturale della fede.Domenico, che volle fondare un Ordine religioso di predicatori-teologi, ci rammenta che la teologia ha una dimensione spirituale e pastorale, che arricchisce l’animo e la vita, ha proseguito il Papa, secondo il quale i sacerdoti, i consacrati e anche tutti i fedeli possono trovare una profonda gioia interiore nel contemplare la bellezza delle verità che vengono da Dio, verità sempre attuali e sempre vive. Il fatto che Domenico e i Frati Predicatori si presentavano come mendicanti, ha sottolineato Benedetto XVI, li rendeva più disponibili allo studio e alla predicazione itinerante e costituiva una testimonianza concreta per la gente. L’organizzazione interna dell’ordine religioso, inoltre, stimolava la vita fraterna e la responsabilità di tutti i membri della comunità, esigendo forti convinzioni personali, e derivava dal fatto che i domenicani, come predicatori della verità di Dio, dovevano essere coerenti con ciò che annunciavano: La verità studiata e condivisa nella carità con i fratelli è il fondamento più profondo della gioia. Due, ha concluso il Papa, i mezzi indispensabili affinché l’azione apostolica sia incisivaindicati da san Domenico: la devozione mariana, con la diffusione della preghiera del Rosario, e l’importanza della preghiera delle claustrali salutate affettuosamente dal Papa per ccompagnare efficacemente l’azione apostolica.Finale a sorpresa dell’udienza generale di oggi. Durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha assistito applaudendo sorridente ad una lunga, articolata e colorata coreografia dei giocolieri del Circo Americano, della Famiglia Togni, che Benedetto XVI ha poi incoraggiato (insieme ai rappresentanti dell’Unione sportiva Anagni calcio) ad operare con generoso impegno per contribuire a costruire un futuro migliore per tutti.Tra i circa 5 mila fedeli presenti oggi in Aula Paolo VI, il Santo Padre ha salutato inoltre i vescovi partecipanti all’incontro internazionale promosso dalla Comunità di sant’Egidio, auspicando che questi giorni di riflessione e di preghiera siano fruttuosi per il ministero che ciascuno è chiamato a svolgere nella propria diocesi. Indirizzando infine l’abituale triplice saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, Benedetto XVI ha ricordato che ricorre oggi la memoria liturgica del martire S. Biagio e nei prossimi giorni ricorderemo altri martiri: sant’Agata, S. Paolo Miki e compagni giapponesi. Il coraggio di questi eroici testimoni di Cristo l’auspicio del Papa aiuti voi, cari giovani,ad aprire il cuore all’eroismo della santità; sostenga voi, cari malati, ad offrire il dono prezioso della preghiera e della sofferenza per la Chiesa; e dia a voi,cari sposi novelli, la forza di improntare le vostre famiglie ai valori cristiani.Sir