Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: BUON AVVENTO A PARTIRE DALLA COMUNIONE DELLA CHIESA

Una figura che “ci aiuta a sentire la Chiesa, come sacramento dell’intima unione con Dio, unità tra tutti noi e con tutto il genere umano”. Così il Papa ha definito San Paolino di Nola, monaco, presbitero e vescovo della città campana (ma originario di Bordeaux), contemporaneo di S. Agostino e legato a lui “da viva amicizia”. Tra i tratti spirituali caratteristici di San Paolino, Benedetto XVI ha citato “la comunione come chiave di approccio al mistero della Chiesa. In questo senso – ha detto il Papa ai circa 5 mila fedeli presenti in Aula Paolo VI – vi auguro un buon tempo di Avvento”. Nel narrare la biografia del santo al centro della catechesi dell’udienza generale di oggi, il Papa ha esordito ricordando che san Paolino ha fatto “una precoce carriere politica”, diventando “in giovane età” governatore della Campania, carica in cui “si fece ammirare per le sue doti di saggezza e di mitezza”. Stimolo alla sua “conversione” è stata “la fede semplice e intensa con cui il popolo onorava la tomba di un santo, il martire Felice”. “Come responsabile della cosa pubblica – le parole del Papa – si interessò al santuario e fece costruire un ospizio per i poveri e una strada per favorire l’accesso dei pellegrini”. L’incontro con Cristo, per san Paolino, è stato “il punto di arrivo di un cammino laborioso, seminato di prove”, in cui ha sperimentato la caducità delle cose”.

“Un uomo dal cuore grande”, che “seppe stare vicino al suo popolo nelle tristi contingenze delle invasioni barbariche”. E’ un’altra definizione usata dal Papa per san Paolino di Nola, che “conobbe anche il matrimonio”: sposò infatti Teresia, una “pia nobildonna” di Barcellona, dalla quale ebbe un figlio che però morì dopo pochi giorni. Proprio grazie a questa morte precoce, ha raccontato Benedetto XVI, Paolino capì che c’era “un altro disegno di Dio sulla sua vita”, e si sentì “chiamato a votarsi a Cristo in una rigorosa vita ascetica”. Così, “in pieno accordo” con sua moglie, si trasferì a Nola, dove visse in “casta fraternità” e secondo “una forma di vita dal ritiro tipicamente monastico”. Ordinato presbitero a Barcellona, Paolino “visse il suo ministero sacerdotale a favore dei pellegrini”, grazie ad un’attenzione pastorale rivolta anzitutto verso i poveri e ad una “autentica pastorale della carità”. “Nella sua comunità monastica – ha detto il Santo Padre – i poveri erano a casa loro”, perché Paolino “non si limitava a fare l’elemosina, ma li accoglieva come Cristo stesso”: a loro “era riservato un reparto del monastero, li chiamava suoi patroni”.

Con i suoi carmi, secondo il Papa, Paolino “ha creato la vera poesia cristiana”: “per me l’unica arte è la fede – uno dei suoi versi – e Cristo è la mia poesia”. La sua produzione poetica, per Benedetto XVI, è fatta di “canti di fede e di amore, nei quali la storia quotidiana dei piccoli e grandieventi è colta come storia della salvezza, di Dio con noi”. Paolino fu anche “una figura di riferimento dell’archeologia cristiana”: fece, infatti, ampliare il santuario di san Felice con una nuova basilica, e vi aggiunse “immagini e didascalie per una catechesi visiva”, capace di catturare l’interesse del popolo. Oltre alla povertà, alla preghiera e alla pratica della “lectio divina”, Paolino nutriva forte, per il Papa, “il senso della Chiesa come mistero di unità”, di “comunione vissuta soprattutto attraverso una spiccata pratica dell’amicizia spirituale: in questo era un vero maestro”, come dimostrano “le intense pagine scritte ad Agostino”, da cui emana “il calore con cui canta l’amicizia stessa come manifestazione dell’unico corpo di Cristo animato dallo Spirito Santo”. “Una bellissima descrizione di cosa significa essere cristiani, vivere nella comunione della Chiesa”, le ha definito Benedetto XVI.

“Grazie di cuore!”. A rivolgerlo ai fedeli di lingua italiana è stato oggi il Papa, nel saluto al termine dell’udienza. Dopo aver salutato i militari del 6° Reggimento Genio Pionieri di Roma, infatti, il Papa si è rivolto ai rappresentanti della Federazione Italiana panificatori, ringraziandoli “per il gradito dono dei panettoni destinati alle opere di carità del Papa”. Ai giovani,Benedetto XVI ha augurato di “disporre i vostri cuori ad accogliere Gesù, che ci salva con la potenza del suo amore”. Non è mancato il tradizionale saluto ai malati, questa volta in chiave natalizia: “A voi, cari malati, che nella vostra malattia sperimentate ancor più il peso della croce – le parole del Pontefice – le prossime feste natalizie apportino serenità e conforto”. Infine, gli sposi novelli: “Voi che da poco tempo avete formato la vostra famiglia – ha detto loro il Santo Padre – crescete sempre più in quell’amore che Gesù nel suo Natale è venuto a donarci”.

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