Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: ROMA, NO ALLA CULTURA DOVE LA MENZOGNA SI PRESENTA COME VERITÀ

Con il battesimo siamo «uniti a Dio in una nuova esistenza, apparteniamo a Dio, siamo immersi in Dio stesso». Lo ha ricordato Benedetto XVI aprendo questa sera, nella basilica romana di San Giovanni in Laterano, l’annuale Convegno ecclesiale pastorale della diocesi di Roma, che ha per tema «Andate e fate discepoli, battezzando e insegnando (Mt 28, 19-20). Riscopriamo la bellezza del Battesimo». «Prima conseguenza del battesimo», ha sottolineato il Papa in una catechesi tenuta interamente a braccio, è «la centralità di Dio nella nostra vita», ovvero Dio «non è una stella lontana, ma l’ambiente della mia vita». In secondo luogo «divenire cristiani non è qualcosa che segue dalla mia decisione. Certo, anche la mia decisione è necessaria», ma è Dio che «mi prende in mano e realizza la mia vita in questa nuova dimensione». «Essere fatti cristiani da Dio – ha precisato – implica questo mistero della Croce: solo morendo al mio egoismo, uscendo da me stesso posso dirmi cristiano». Terza conseguenza del battesimo, ha annotato il Pontefice, è l’unione «ai fratelli e alle sorelle», poiché «essere battezzati non è mai un atto solitario». Il rito sacramentale, ha evidenziato, «si compone da due elementi, la materia – acqua – e la parola». «Il cristianesimo non è qualcosa di puramente spirituale», ha aggiunto, ma «una realtà cosmica», «la materia fa parte della nostra fede».

«Rinunce, promesse e invocazioni» compongono la liturgia battesimale. «Non sono solo parole, ma cammino di vita. In esse – ha puntualizzato papa Ratzinger – si realizza una decisione, è presente tutto il nostro cammino battesimale». «Il sacramento del battesimo non è un atto di un’ora, ma un cammino di tutta la nostra vita», «siamo sempre in cammino battesimale e catecumenale». Benedetto XVI ha quindi riflettuto sulla «dottrina delle due vie», che si esprime con il triplice rinunzio e il triplice credo. Un tempo «le seduzioni del male» venivano chiamate «la pompa del diavolo». Erano «soprattutto i grandi spettacoli cruenti, dove la crudeltà diventa divertimento». Ma oltre a questi s’intendeva «un tipo di cultura nel quale non conta la verità ma l’apparenza, l’effetto, la sensazione, e sotto il pretesto della verità in realtà si distruggono uomini». «Conosciamo anche oggi – ha puntualizzato il Papa – un tipo di cultura dove non conta la verità, anche se apparentemente si vuole far apparire tutta la verità. Contano solo la sensazione e lo spirito di calunnia e distruzione. Una cultura che non cerca il bene, in cui il moralismo è una maschera in realtà per confondere, per creare distruzione e confusione». «Contro questa cultura dove la menzogna si presenta sotto la veste della verità e della diffamazione, contro questa cultura che cerca solo il benessere materiale e nega Dio diciamo no».

Vi è poi la rinunzia al peccato, e se oggi si contrappone la libertà all’osservanza dei comandamenti, «in realtà questa’apparente libertà diventa subito schiavitù». Terza, la rinunzia a Satana, perché «c’è un sì a Dio e un no al potere del maligno». Benedetto XVI ha presentato il simbolo dell’acqua mostrandone i due significati. «Da una parte fa pensare al mare, soprattutto al mar Rosso», e qui si presenta come morte «per arrivare a una nuova vita». Il battesimo «è morte a una certa esistenza e rinascita a una nuova vita». Contrapposta alla morte è la vita, e l’acqua richiama la fonte, «origine di tutta la vita». Infine, a chi s’interroga se sia giusto battezzare i bambini, o sia meglio «fare prima il cammino catecumenale», «queste domande – ha risposto il Papa – mostrano che non vediamo più nella vita cristiana la vita nuova, la vera vita, ma una scelta tra le altre, anche un peso che non si dovrebbe imporre senza avere il consenso del soggetto». Ma «la vita stessa ci viene data necessariamente senza consenso previo». La domanda, quindi, sarebbe: è giusto dare la vita senza che il nascituro abbia la possibilità di decidere? «È possibile e giusto – ha da ultimo risposto papa Ratzinger – soltanto se con la vita possiamo dare anche la garanzia che questa vita è buona e protetta da Dio, è un vero dono». (Sir)