“Testimoniare il primato di Dio su tutto e diffondere il suo Regno in ogni ambito della società”. E’ l’invito rivolto dal Papa, che nel Regina Coeli di ieri ha ricordato la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, in cui “in ogni continente, le comunità ecclesiali invocano concordi dal Signore numerose e sante vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e missionaria e al matrimonio cristiano”. Quest’anno la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni si colloca nella prospettiva dell'”Anno Paolino”, che avrà inizio il 28 giugno prossimo per celebrare il bimillenario della nascita dell’apostolo Paolo, il “missionario per eccellenza”, nella cui esperienza “vocazione e missione sono inseparabili”. Per Benedetto XVI, l’apostolo delle genti “rappresenta un modello per ogni cristiano, in maniera particolare per i missionari ‘ad vitam’, cioè per quegli uomini e quelle donne che si dedicano totalmente ad annunciare Cristo a quanti ancora non l’hanno conosciuto: una vocazione, questa, che conserva tuttora la sua piena validità”. A svolgere questo “servizio missionario” sono in primo luogo i sacerdoti, ha detto il Papa esprimendo la sua “ammirazione” per “questi nostri fratelli che si spendono senza riserve nel ministero pastorale, suggellando talora la fedeltà a Cristo con il sacrificio della vita, come è avvenuto anche ieri per i due religiosi uccisi in Guinea e Kenya”. Di qui l’auspicio papale affinché “sia sempre più nutrita la schiera di quanti decidono di vivere radicalmente il Vangelo mediante i voti di castità, povertà e obbedienza”, perché “sono uomini e donne che hanno un ruolo primario nell’evangelizzazione”. Di essi, “alcuni – ha ricordato Benedetto XVI – si dedicano alla contemplazione e alla preghiera, altri ad una multiforme azione educativa e caritativa, tutti però sono accomunati da un medesimo scopo: quello di testimoniare il primato di Dio su tutto e diffondere il suo Regno in ogni ambito della società”, da uomini e donne “intraprendenti”, “generosi”, grazie ad un apostolato “spesso contrassegnato da un’originalità, da una genialità che costringono all’ammirazione”, sempre “agli avamposti della missione”, pronti ad assumersi “i più grandi rischi per la loro salute e la loro stessa vita”. “Non va infine dimenticato – ha concluso il Pontefice – che anche quella al matrimonio cristiano è una vocazione missionaria: gli sposi, infatti, sono chiamati a vivere il Vangelo nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle comunità parrocchiali e civili. In certi casi, inoltre, offrono la loro preziosa collaborazione nella missione ad gentes”.Sir