Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: NON STA A NOI DECIDERE QUANDO O COME SI REALIZZERÀ L’UNITÀ DEI CRISTIANI

“Non è in nostro potere decidere quando o come questa unita’ si realizzerà pienamente. Solo Dio potrò farlo!”. Con queste parole il Papa è tornato – dopo la catechesi dell’udienza generale di mercoledì – sul tema dell’unità dei cristiani, presiedendo oggi pomeriggio nella Basilica di san Paolo fuori le mura i secondo vespri, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. “L’opera della ricomposizione dell’unità, che richiede ogni nostra energia e sforzo”, secondo Benedetto XVI, è “infinitamente superiore alle nostre possibilità”: “L’unità con Dio e con i nostri fratelli e sorelle – ha ammonito il Pontefice – è un dono che viene dall’Alto”. Come San Paolo, “anche noi riponiamo la nostra speranza e fiducia ‘nella grazia di Dio che è con noi’”, in modo che ci sostenga “nella costante nostra ricerca di unità”. “L’unità con Dio e con gli altri si costruisce innanzitutto mediante una vita di preghiera”, ha ribadito il Santo Padre citando il tema della Settimana del centenario, “Pregate continuamente” (1 Ts 5,17). Ed è la preghiera che sta “al centro” degli “ammonimenti” di San Paolo ai cristiani di Tessalonica, di cui l’apostolo “conosce sia i meriti che le debolezze”, e che anche se “non mancano comportamenti, atteggiamenti e dibattiti suscettibili di creare tensioni e conflitti” esorta a “camminare nell’unità e nella pace”.

“Il nostro desiderio di unità non dovrebbe limitarsi ad occasioni sporadiche, ma divenire parte integrante di tutta la nostra vita di preghiera”. Ne è convinto il Papa, che si è chiesto: “Che cosa diventerebbe il movimento ecumenico senza la preghiera personale o comune, affinché “tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me ed io in te” (Gv 17,21)? Dove trovare lo “slancio supplementare” di fede, di carità e di speranza di cui ha oggi un particolare bisogno la nostra ricerca dell’unità?”. “Sono stati uomini e donne formati nella Parola di Dio e nella preghiera gli artigiani della riconciliazione e dell’unità in ogni fase della storia”, ha ricordato il Santo Padre, secondo il quale “è il cammino della preghiera che ha aperto la strada al movimento ecumenico, così come lo conosciamo oggi”, e che a partire dalla metà del XVIII secolo ha visto emergere “vari movimenti di rinnovamento spirituale” a servizio della preghiera per la promozione dell’unità dei cristiani, ed il sostegno di molti papi, come Leone XIII. “Questi sforzi, compiuti secondo le possibilità della Chiesa del tempo – ha spiegato il Papa – intendevano attuare la preghiera pronunciata da Gesù stesso nel Cenacolo ‘perché tutti siano una cosa sola’. Non esiste pertanto un ecumenismo genuino che non affondi le sue radici nella preghiera”.

“Rendiamo grazie a Dio per il grande movimento di preghiera che, da cento anni, accompagna e sostiene i credenti in Cristo nella loro ricerca di unità. La barca dell’ecumenismo non sarebbe mai uscita dal porto se non fosse stata mossa da quest’ampia corrente di preghiera e spinta dal soffio dello Spirito Santo”. Così il Papa ha idealmente reso maggio ai primi cento anni della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, celebrata per la prima volta (come Ottavario di preghiera per l’unità) a Greymour (New York) nel 1908, grazie a padre Paul Wattson, ha ricordato Benedetto XVI salutando i fratelli e le sorelle francescani dell’Atonement. Altra testimonianza citata dal Papa, quella di Suor Maria Grabriella dell’Unità, beatificata proprio a San Paolo 25 anni fa, durante la celebrazione di chiusura della Settimana di preghiera per l’unità. “L’ecumenismo ha un forte bisogno, oggi come ieri – ha concluso il Pontefice – del grande ‘monastero invisibile’ di cui parlava l’Abbé Paul Couturier, di quella vasta comunità di cristiani di tutte le tradizioni che, senza clamore, pregano ed offrono la loro vita affinché si realizzi l’unità”. Appuntamento, sempre in questa “storica basilica”; il 28 giugno prossimo, quando il Papa aprirà l’Anno Paolino, “consacrato alla testimonianza e all’insegnamento dell’apostolo Paolo”.

Sir