Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: NO ALL’IDOLATRIA DI RICCHEZZA, POTERE, SUCCESSO

L’“eterna tentazione dell’uomo” consiste nel Cercare salvezza nella ricchezza, nel potere, nel successo, nella materia”: tutte forme di “idolatria” che non appartengono alla “fede autentica”, al centro della quale c’è la presenza del Signore come “persona viva” che “guida” i suoi fedeli. Nella tradizionale udienza generale in piazza S. Pietro, il Papa si è soffermato sulle “due diverse visioni religiose” descritte nella seconda parte del Salmo 134 (la cui prima parte era stata oggetto della catechesi papale di mercoledì scorso), definendolo una “meditazione sulla vera e sulla falsa religione”. Da un lato del brano biblico citato, ha commentato Benedetto XVI, “si leva la figura del Dio vivente e personale che è al centro della fede autentica”: una “presenza efficace e salvifica”, perché il Signore “Non è una realtà immobile e assente, ma una persona viva che ‘guida’ i suoi fedeli, ‘muovendosi a pietà’ di loro, sostenendolo con la sua potenza e il suo amore”. Dall’altro lavo, invece, emerge l’idolatria, definita dal Santo Padre “espressione di una religiosità deviata e ingannevole”. L’idolo, ha spiegato infatti il Pontefice, non è che “un prodotto dei desideri umani. Ha sì una forma umana con bocca, occhi, orecchi, gola, ma è inerte, senza vita, come accade appunto a una statua inanimata”,

«Il destino di chi adora queste realtà di morte – ha ammonito il Papa riferendosi agli idoli – è di diventare simile ad esse, impotente, fragile, inerte”. In questa “descrizione dell’idolatria come falsa religione”, ha detto infatti il Santo Padre ampliando in alcuni punti a braccio il testo scritto, “è limpidamente rappresentata l’eterna tentazione dell’uomo di cercare salvezza nell’‘opera delle sue mani’, ponendo speranza nella ricchezza, nel potere, nel successo, in una parola nella materia”.

“Permangono ancora persone legate all’idolatria”, ha ammesso il Papa citando il commento di Sant’Agostino al salmo citato: “anche in un tempo come il nostro, simile all’idolatria”, ha poi aggiunto a braccio. Il Salmo 134, dunque, mette in contrapposizione la “fede genuina nel Signore dell’universo e della storia” e l’idolatria, e si conclude con una “benedizione liturgica” che è “una benedizione corale, espressa nella diversità delle voci e nell’umiltà della fede”.

“La liturgia – ha concluso il Papa definendo a braccio queste parole “quasi una definizione della liturgia” – è il luogo privilegiato per l’ascolto della Parola divina, che rende presente gli atti salvifici del Signore, ma è pure l’ambito nel quale sale la preghiera comunitaria che celebra l’amore divino. Dio e uomo s’incontrano in un abbraccio di salvezza, che trova il suo compimento proprio nella celebrazione liturgica”. “Benediciamo, adoriamo il Signore, il Dio vivo e vero”, è la preghiera con cui Benedetto XVI ha terminato a braccio l’udienza.

“Tutto il suo magistero e la testimonianza della sua vita rimangono per noi importanti e attuali”. Queste le parole usate oggi da Benedetto XVI per ricordare Papa Giovanni Paolo II, a sei mesi dalla morte, avvenuta il 2 aprile scorso. Salutando i fedeli polacchi al termine dell’udienza generale, il Papa ha detto: “Sono trascorsi sei mesi dalla dipartita del mio caro predecessore, il Papa Giovanni Paolo II. Tutto il suo magistero e la testimonianza della sua vita rimangono per noi importanti e attuali. Affido alla vostra recita del rosario la causa della sua beatificazione”, ha concluso Benedetto XVI. E’ stato lo stesso Benedetto XVI, il 13 maggio scorso nella Basilica di San Giovanni in Laterano, ad annunciare pubblicamente l’apertura della causa di beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, con la dispensa del tempo di cinque anni di attesa dopo la morte del “servo di Dio”.

La “testimonianza di amore e di pace” offerta da San Benedetto e San Francesco “è ancora attuale”, e “l’Italia, l’Europa, il mondo ne hanno bisogno”. Lo ha detto il Papa, salutando al termine dell’udienza generale i fedeli italiani. Rivolgendosi ai “numerosi fedeli” della diocesi di Terni-Narni-Amelia, accompagnati dal vescovo Vincenzo Paglia, Benedetto XVI ha infatti esclamato: “Voi provenite dalla terra di S. Benedetto e di S. Francesco: anch’essi fecero questo pellegrinaggio. E si può dire che dall’Umbria a Roma il loro esempio è giunto ovunque. Dopo molti secoli la loro testimonianza di amore e di pace è ancora attuale: l’Italia, l’Europa, il mondo ne hanno bisogno. Vi esorto ad ascoltare il Vangelo e a testimoniarlo nella vostra vita come hanno fatto questi due grandi santi”. Poi Benedetto XVI si è rivolto direttamente ai giovani, auspicando che “il luminoso esempio di san Francesco d’Assisi, di cui abbiamo celebrato ieri la memoria,” li solleciti “a porre l’Eucarestia al centro della vostra vita personale e comunitaria, imparando a vivere della forza spirituale che da essa scaturisce”.

Salutando, infine, i partecipanti alla “Festa dello sportivo”, promossa dalla Conferenza Episcopale Laziale, il Santo Padre – come aveva fatto nell’udienza del 21 settembre, quando aveva esortato a promuovere lo sport come strumento di “rispetto, lealtà e solidarietà fra tutti i popoli e le culture”- ha raccomandato “un grande amore per quei valori che, come la sana pratica sportiva, contribuiscono a costruire una società dove regnino il rispetto reciproco e l’accoglienza fraterna”. Sir