Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, MESSAGGIO GIORNATA VOCAZIONI: UOMINI PRESCELTI DISPOSTI AD AFFRONTARE PERSINO LE PERSECUZIONI

“Per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che sarà celebrata il 13 aprile 2008, ho scelto il tema: ‘Le vocazioni al servizio della Chiesa-missione’”: si apre così il Messaggio di Benedetto XVI, reso noto questa mattina dalla Sala stampa vaticana. “La Chiesa – spiega il Papa – è missionaria nel suo insieme e in ogni suo membro. Se in forza dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione ogni cristiano è chiamato a testimoniare e ad annunciare il Vangelo, la dimensione missionaria è specialmente e intimamente legata alla vocazione sacerdotale”. Coloro che ricevono la vocazione – prosegue – sono “uomini prescelti, chiamati da Lui ed inviati al popolo in suo nome, la missione di essere profeti e sacerdoti”. Ciò vale ancor più per i primi discepoli di Gesù scelti “come stretti collaboratori nel ministero messianico”, inviati prima “alle pecore perdute dalla casa d’Israele”. “Corrispondere alla chiamata del Signore comporta affrontare con prudenza e semplicità ogni pericolo e persino le persecuzioni”, dice Benedetto XVI, anche se gli inviati sono “rivestiti di potenza dall’alto”.

Nel messaggio, il Papa ribadisce la struttura e modalità tipica della “missione”. Scrive infatti: “Proprio perché inviati dal Signore, i Dodici prendono il nome di ‘apostoli’, destinati a percorrere le vie del mondo annunciando il Vangelo come testimoni della morte e risurrezione di Cristo”. E per descrivere i missionari usa queste parole: “Si tratta di uomini e donne che, come scrive Luca nel Libro degli Atti, ‘hanno votato la loro vita al nome del Signore nostro Gesù Cristo’ (15,26). Primo tra tutti, chiamato dal Signore stesso sì da essere un vero Apostolo, è senza dubbio Paolo di Tarso. La storia di Paolo, il più grande missionario di tutti i tempi, fa emergere, sotto molti punti di vista, quale sia il nesso tra vocazione e missione. Accusato dai suoi avversari di non essere autorizzato all’apostolato, egli fa appello ripetutamente proprio alla vocazione ricevuta direttamente dal Signore (cfr Rm 1,1; Gal 1,11-12.15-17)”. Richiamando le parole di Giovanni Paolo II, il Papa sottolinea che “La vocazione speciale dei missionari ad vitam … conserva tutta la sua validità: essa rappresenta il paradigma dell’impegno missionario della Chiesa, che ha sempre bisogno di donazioni radicali e totali, di impulsi nuovi e arditi” (Enc. Redemptoris missio, 66).

“Tra le persone che si dedicano totalmente al servizio del Vangelo vi sono in particolar modo sacerdoti chiamati a dispensare la Parola di Dio, amministrare i sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Riconciliazione, votati al servizio dei più piccoli, dei malati, dei sofferenti, dei poveri e di quanti attraversano momenti difficili in regioni della terra dove vi sono, talora, moltitudini che ancora oggi non hanno avuto un vero incontro con Gesù Cristo”: così nel Messaggioil Papa parla dei presbiteri, ricordando anche il ruolo di quelli “fidei donum”. Dei religiosi invece dice: “Da sempre nella Chiesa ci sono poi non pochi uomini e donne che, mossi dall’azione dello Spirito Santo, scelgono di vivere il Vangelo in modo radicale, professando i voti di castità, povertà ed obbedienza. Questa schiera di religiosi e di religiose, appartenenti a innumerevoli Istituti di vita contemplativa ed attiva, ha ‘tuttora una parte importantissima nell’evangelizzazione del mondo’”. Di loro aggiunge poi che “sono intraprendenti, e il loro apostolato è spesso contrassegnato da una originalità, una genialità che costringono all’ammirazione. Sono generosi: li si trova spesso agli avamposti della missione, ed assumono i più grandi rischi per la loro salute e per la loro stessa vita. Sì, veramente, la Chiesa deve molto a loro”.

Il Papa conclude il suo Messaggio per la Giornata mondiale delle vocazioni richiamando il dovere delle famiglie cristiane e dell’intera comunità. Scrive infatti: “perché la Chiesa possa continuare a svolgere la missione affidatale da Cristo e non manchino gli evangelizzatori di cui il mondo ha bisogno, è necessario che nelle comunità cristiane non venga mai meno una costante educazione alla fede dei fanciulli e degli adulti; è necessario mantenere vivo nei fedeli un attivo senso di responsabilità missionaria e di partecipazione solidale con i popoli della terra”. “Il dono della fede – aggiunge – chiama tutti i cristiani a cooperare all’evangelizzazione. Questa consapevolezza va alimentata attraverso la predicazione e la catechesi, la liturgia e una costante formazione alla preghiera; va incrementata con l’esercizio dell’accoglienza, della carità, dell’accompagnamento spirituale, della riflessione e del discernimento, come pure con una progettazione pastorale, di cui parte integrante sia l’attenzione alle vocazioni”. “Solo in un terreno spiritualmente ben coltivato – conclude Benedetto XVI – fioriscono le vocazioni al sacerdozio ministeriale ed alla vita consacrata. Infatti, le comunità cristiane, che vivono intensamente la dimensione missionaria del mistero della Chiesa, mai saranno portate a ripiegarsi su se stesse”.

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