Tra tutte le solennità, la Pentecoste si distingue per importanza, perché in essa si attua quello che Gesù stesso aveva annunciato essere lo scopo di tutta la sua missione sulla terra. Mentre infatti saliva a Gerusalemme, aveva dichiarato ai discepoli: ‘Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!’. Queste parole trovano la loro più evidente realizzazione cinquanta giorni dopo la risurrezione, nella Pentecoste, antica festa ebraica che nella Chiesa è diventata la festa per eccellenza dello Spirito Santo. Lo ha ricordato, ieri mattina, Benedetto XVI, celebrando la messa nella basilica vaticana per celebrare la discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli Apostoli nel Cenacolo. Il Papa, richiamando la Scrittura, ha poi spiegato come dev’essere la comunità, come dobbiamo essere noi per ricevere il dono dello Spirito Santo: La concordia dei discepoli ha detto – è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera. Dunque, se vogliamo che la Pentecoste non si riduca ad un semplice rito o ad una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa attesa del dono di Dio mediante l’umile e silenzioso ascolto della sua Parola.Perché la Pentecoste si rinnovi nel nostro tempo ha avvertito Benedetto XVI – bisogna forse, senza nulla togliere alla libertà di Dio, che la Chiesa sia meno ‘affannata’ per le attività e più dedita alla preghiera. Il Papa ha poi rammentato che lo Spirito Santo è rappresentato dalle immagini della tempesta e del fuoco. Vorrei sottolineare anche un altro aspetto ha aggiunto il Pontefice -: la tempesta è descritta come ‘vento impetuoso’, e questo fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere su di esso. Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale ha sottolineato il Santo Padre -; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. Poi un’altra similitudine: Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria, e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece, per il Papa, che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società – ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna – a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà.Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è l’amore!, ha chiarito Benedetto XVI. Tornando, poi, all’immagine del fuoco, il Papa ha sottolineato che il vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Ma impossessatosi delle energie del cosmo il ‘fuoco’ l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto, ha avvertito il Pontefice. Nelle mani di un uomo così, il fuoco e le sue enormi potenzialità diventano, secondo il Santo padre, pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito ha sostenuto Benedetto XVI – rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite.Un ultimo pensiero si ricava ancora dal racconto degli Atti degli Apostoli: lo Spirito Santo vince la paura, ha osservato il Papa. Sappiamo come i discepoli si erano rifugiati nel Cenacolo dopo l’arresto del loro Maestro e vi erano rimasti segregati per timore di subire la sua stessa sorte ha ricordato -. Dopo la risurrezione di Gesù questa loro paura non scomparve all’improvviso. Ma ecco che a Pentecoste, quando lo Spirito Santo si posò su di loro, quegli uomini uscirono fuori senza timore e incominciarono ad annunciare a tutti la buona notizia di Cristo crocifisso e risorto. Non avevano alcun timore, perché si sentivano nelle mani del più forte. Sì ha ribadito Benedetto XVI – lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona. Lo dimostra ha aggiunto – la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore.Sir