Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, MESSA A CASSINO: LA SOLIDARIETÀ SIA ESPRESSA DA SEGNI CONCRETI

“Sentiamo echeggiare in questa nostra celebrazione l’appello di san Benedetto a mantenere il cuore fisso sul Cristo, a nulla anteporre a Lui. Questo non ci distrae, al contrario ci spinge ancor più ad impegnarci nel costruire una società dove la solidarietà sia espressa da segni concreti”. Lo ha detto, ieri mattina, il Papa, nella messa a Cassino, a piazza Miranda, che da ieri si chiama piazza Benedetto XVI, nella visita pastorale alla terra di San Benedetto e Santa Scolastica, una “terra carica di storia, che ha conosciuto durante la seconda guerra mondiale momenti di grande sofferenza”, di cui “sono silenziosi testimoni i tanti cimiteri”. La spiritualità benedettina, ha ricordato il Pontefice, “propone un programma evangelico sintetizzato nel motto: ora et labora et lege, la preghiera, il lavoro, la cultura”. Ed è innanzitutto la preghiera “la più bella eredità lasciata da san Benedetto”. “Elevando lo sguardo da ogni paese e contrada della diocesi, potete ammirare – ha chiarito – quel richiamo costante al cielo che è il monastero di Montecassino, al quale salite ogni anno in processione alla vigilia di Pentecoste. La preghiera, a cui ogni mattina la campana di san Benedetto con i suoi gravi rintocchi invita i monaci, è il sentiero silenzioso che ci conduce direttamente nel cuore di Dio; è il respiro dell’anima che ci ridona pace nelle tempeste della vita”.Non solo: “Alla scuola di San Benedetto – ha ricordato il Papa – i monaci hanno sempre coltivato un amore speciale per la Parola di Dio nella lectio divina, diventata oggi patrimonio comune di molti”. Di qui l’invito ai fedeli affinché l’ascolto della Parola di Dio possa renderli “profeti di verità e di amore in un corale impegno di evangelizzazione e di promozione umana”. Il Santo Padre ha rivolto, poi, il pensiero al lavoro, altro cardine della spiritualità benedettina: “Umanizzare il mondo lavorativo è tipico dell’anima del monachesimo, e questo è anche lo sforzo della vostra comunità che cerca di stare a fianco dei numerosi lavoratori della grande industria presente a Cassino e delle imprese ad essa collegate. So quanto sia critica la situazione di tanti operai”. Benedetto XVI ha, quindi, espresso la sua “solidarietà a quanti vivono in una precarietà preoccupante, ai lavoratori in cassa-integrazione o addirittura licenziati”. “La ferita della disoccupazione che affligge questo territorio – ha evidenziato il Papa – induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie”.Per la famiglia, oggi “fortemente insidiata”, Benedetto XVI – ha chiesto tutela, come per “i giovani che fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia”. Ai 25 ragazzi della diocesi che hanno partecipato alla Gmg di Sydney ha chiesto di essere “lievito evangelico” tra i coetanei. “Appartiene infine alla vostra tradizione – ha ricordato – anche l’attenzione al mondo della cultura e dell’educazione”. Non a caso nell’Abbazia di Montecassino si tocca con mano il “quaerere Deum”, il fatto cioè che “la cultura europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale anche nel nostro tempo. So che voi state operando con questo stesso spirito nell’Università e nelle scuole”. “Nell’odierno sforzo culturale teso a creare un nuovo umanesimo, fedeli alla tradizione benedettina voi intendete giustamente sottolineare anche l’attenzione all’uomo fragile, debole, alle persone disabili e agli immigrati”. Non è difficile percepire, per il Papa, che “la porzione di Chiesa che vive attorno a Montecassino è erede e depositaria della missione, impregnata dello spirito di san Benedetto, di proclamare che nella nostra vita nessuno e nulla devono togliere a Gesù il primo posto; la missione di costruire, nel nome di Cristo, una nuova umanità all’insegna dell’accoglienza e dell’aiuto ai più deboli”.Sir