Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, LETTERA AI CATTOLICI CINESI: IN CINA C’E’ UNA SOLA CHIESA

Un documento a lungo atteso, segno dell’amore e della vicinanza del Papa per la comunità cattolica presente in Cina: con questo spirito, è stata pubblicata oggi la Lettera di Benedetto XVI indirizzata ai vescovi, presbiteri, consacrati e fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese. Il documento pontificio, che nella versione italiana consta di 54 pagine e 20 capitoli, offre orientamenti sulla vita della Chiesa e sull’opera di evangelizzazione in Cina, rispondendo a numerose richieste pervenute alla Santa Sede negli ultimi anni. In una nota, diramata dalla Sala Stampa vaticana, si sottolinea che la Lettera “tratta questioni eminentemente religiose” e “non è quindi un documento politico” né “vuol essere un atto di accusa contro le autorità governative, pur non potendo ignorare le note difficoltà che la Chiesa in Cina deve affrontare quotidianamente”. Tali problematiche, spiega una Nota esplicativa, sono state analizzate in Vaticano da una Commissione ristretta. Il 19 e 20 gennaio, poi, il Papa ha deciso di convocare una riunione che ha visto la partecipazione di vari ecclesiastici anche cinesi. A seguito di questo incontro, la Commissione si è adoperata per preparare il documento, che, significativamente, è stato firmato dal Papa il 27 maggio scorso, domenica di Pentecoste. Con la Lettera, il Papa istituisce una Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, da celebrarsi il 24 maggio.

Nella Lettera il Papa, fin dalle prime righe, esprime la sua intensa gioia per la fedeltà dei cattolici cinesi a Cristo e alla Chiesa, “a volte anche a prezzo di gravi sofferenze”. Una testimonianza di fedeltà, ribadisce, offerta “in circostanze veramente difficili”. Ai fedeli, il Santo Padre chiede dialogo, comprensione e perdono quando è necessario. Li invita dunque ad un cammino serio verso una completa comunione per rimanere fedeli a Cristo e al Successore di Pietro, in un dialogo “rispettoso e costruttivo” con il governo. Il Papa mostra apprezzamento per il raggiungimento da parte della Cina di significative mete di progresso economico sociale, e rileva che, specie tra i giovani, da una parte cresce l’interesse per la dimensione spirituale; dall’altra, si avverte “la tendenza al materialismo e all’edonismo”. Il Pontefice esorta, così, la Chiesa che è in Cina ad essere testimone di Cristo, “a guardare in avanti con speranza e a misurarsi, nell’annuncio del Vangelo, con le nuove sfide che il popolo cinese deve affrontare”

D’altro canto, con la Lettera, il Pontefice invia anche un particolare messaggio alle autorità civili. La Santa Sede riafferma la disponibilità al dialogo e sottolinea di non voler interferire negli affari interni delle comunità politiche. “Lo sappia la Cina – afferma il Papa – la Chiesa cattolica ha il vivo proposito di offrire, ancora una volta, un umile e disinteressato servizio, in ciò che le compete, per il bene dei cattolici cinesi e per quello di tutti gli abitanti del Paese”. Tuttavia, Benedetto XVI ribadisce la posizione della Santa Sede sulla libertà religiosa. “La soluzione dei problemi esistenti – si legge al capitolo IV – non può essere perseguita attraverso un permanente conflitto con le legittime autorità civili; nello stesso tempo, però, non è accettabile un’arrendevolezza alle medesime, quando esse interferiscano indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa”. Le autorità civili, scrive Benedetto XVI, “sono ben consapevoli che la Chiesa, nel suo insegnamento, invita i fedeli ad essere buoni cittadini”, “ma è altresì chiaro che essa chiede allo Stato di garantire” ai cittadini cattolici “il pieno esercizio della loro fede, nel rispetto di un’autentica libertà religiosa”. La Santa Sede, dunque, a nome dell’intera Chiesa cattolica, auspica l’apertura di uno spazio di dialogo con le autorità di Pechino, affinché, superate le incomprensioni del passato, si possa lavorare assieme per il bene del popolo cinese. Il Papa riconosce che tale normalizzazione di rapporti richiederà tempo. Tuttavia, come il suo predecessore Giovanni Paolo II, è convinto che tale normalizzazione offrirà un impareggiabile contributo alla pace nel mondo.

Venendo agli aspetti più specificamente ecclesiali, il Papa si sofferma sulla “situazione di forti contrasti che vede coinvolti fedeli laici e pastori” cinesi. Il Papa rammenta che per l’unità della Chiesa nelle singole nazioni, ogni vescovo deve essere in comunione con gli altri vescovi e tutti, a loro volta, in comunione visibile e concreta con il Papa. “La Chiesa che è in Cina – si legge nella Lettera – è chiamata a vivere e a manifestare questa unità, in una più ricca spiritualità di comunione”. Al capitolo sette, il documento pontificio si sofferma sull’Associazione Patriottica, che, viene ribadito, è un organismo voluto dallo Stato, estraneo allo struttura della Chiesa, con la pretesa di porsi sopra i vescovi stessi e di guidare la comunità ecclesiale. Le sue dichiarate finalità di attuare i principi d’indipendenza e autonomia, autogestione e amministrazione della Chiesa sono dunque inconciliabili con la dottrina cattolica, ed hanno, inoltre, “causato divisioni sia tra il clero sia tra i fedeli”. Ancora, la Lettera evidenzia che la comunione e l’unità “sono elementi essenziali e integrali della Chiesa cattolica; pertanto il progetto di una Chiesa ‘indipendente’, in ambito religioso dalla Santa Sede è incompatibile con la dottrina cattolica”.

Nei capitoli otto e nove, il Papa rivolge l’attenzione alla condizione dell’episcopato cinese ed affronta il delicato tema delle ordinazioni episcopali, che, come ricorda la Lettera, “tocca il cuore stesso della vita della Chiesa” e rappresenta “un elemento costitutivo del pieno esercizio del diritto alla libertà religiosa”. Viene ribadito che la nomina dei presuli spetta al Papa “a garanzia dell’unità della Chiesa” e che un’ordinazione illegittima rappresenta una “dolorosa ferita alla comunione ecclesiale”. La Lettera auspica il raggiungimento di un accordo con il governo per risolvere alcune questioni concernenti la scelta dei candidati, la pubblicazione della nomina e il riconoscimento da parte delle autorità civili. La legittimazione dei vescovi ordinati senza mandato apostolico, evidenzia il documento, è una questione molto delicata e riguarda soprattutto la persona del vescovo. Per questo, ogni caso va studiato a sé, specie quando manca un vero spazio di libertà. “Quale grande ricchezza spirituale – scrive il Papa – ne deriverebbe per tutta la Chiesa in Cina, se in presenza delle necessarie condizioni, anche questi pastori pervenissero alla comunione con il Successore di Pietro e con tutto l’episcopato cattolico”.

Al capitolo 10, si apre la seconda parte della Lettera, dedicata interamente agli Orientamenti di vita pastorale. Il Santo Padre mette l’accento sull’importanza della formazione dei cristiani, del clero come dei laici. E non manca di soffermarsi sul ruolo della famiglia in Cina, invitando i cattolici a “sentire in modo più vivo e stringente la sua missione” per il bene di tutta la società. Benedetto XVI chiede anche ai fedeli cinesi di vivere intensamente la propria vocazione missionaria. In varie parti della Lettera, il Papa si sofferma sulla testimonianza dei cristiani che hanno dato la vita per la fede e rappresentano l’esempio e il sostegno della nuova evangelizzazione. Nelle pagine conclusive, il Papa, considerando alcuni positivi sviluppi della situazione della Chiesa in Cina, comunica la revoca delle facoltà e direttive di ordine pastorale concesse in tempi particolarmente difficili per la Chiesa. La Lettera si conclude con l’annuncio da parte del Papa dell’istituzione di una Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, da osservarsi il 24 maggio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, venerata con tanta devozione nel santuario mariano di Sheshan a Shanghai. Nella medesima giornata, è l’auspicio del Papa, i cattolici del mondo intero chiedano al Signore per i fedeli della Cina “il dono della perseveranza nella testimonianza” certi che le sofferenze passate saranno premiate, “anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento”. (Fonte: Radio Vaticana)

Il testo integrale della Lettera di Benedetto XVI ai cinesi