Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: L’ESEMPIO DEI SANTI ILLUMINI E INCORAGGI SPECIALMENTE I GIOVANI

“Se l’uomo ripone la sua sicurezza nelle ricchezze di questo mondo non raggiunge il senso pieno della vita e la vera gioia; se invece, fidandosi della parola di Dio, rinuncia a se stesso e ai suoi beni per il Regno dei cieli, apparentemente perde molto, in realtà guadagna tutto”. Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, durante l’omelia della celebrazione per la canonizzazione del vescovo Rafael Guízar Valencia, del fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori Filippo Smaldone, della fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie Venerini Rosa Venerini e della fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Santa Maria “ad Nemus” (v.d. Saint Mary of the Woods) Théodore Guérin (Anne-Thérèse).

“Il Santo – ha spiegato il Papa – è proprio quell’uomo, quella donna che, rispondendo con gioia e generosità alla chiamata di Cristo, lascia ogni cosa per seguirlo”. “Come Pietro e gli altri apostoli, come santa Teresa di Gesù che oggi ricordiamo, e innumerevoli altri amici di Dio, anche i nuovi Santi – ha aggiunto – hanno percorso questo esigente, ma appagante itinerario evangelico ed hanno ricevuto il centuplo già nella vita terrena insieme con prove e persecuzioni, e poi la vita eterna”.

“I loro nomi – ha detto il Papa riferendosi ai quattro nuovi santi – saranno ricordati per sempre”, mentre il “giovane ricco” – di cui si è parlato nel Vangelo della messa di ieri – “è rimasto anonimo”, non avendo “risposto positivamente all’invito di Gesù”, il quale è l’unico che “può veramente garantire un’esistenza felice e la vita eterna, ma per una via diversa da quella che immaginava il giovane ricco: non cioè mediante un’opera buona, una prestazione legale, bensì nella scelta del Regno di Dio quale perla preziosa per la quale vale la pena di vendere tutto ciò che si possiede”. Gesù, ha detto Benedetto XVI, non dice che le ricchezze terrene sono cattive, “ma che allontanano da Dio” se non si spendono “per venire in aiuto di chi è nella povertà”. Comprendere ciò è frutto della “Sapienza del cuore”, un dono che viene da Dio, e si ottiene con la preghiera. Per giungere alla salvezza, ha precisato il Papa, non basta seguire i comandamenti, ma “bisogna aprirsi nella fede alla grazia di Cristo”, il quale però “pone una condizione esigente”, quella di seguirlo. “I santi – ha detto Benedetto XVI – hanno avuto l’umiltà e il coraggio di rispondergli sì” e “il loro unico tesoro è in cielo: è Dio”.

Il Papa ha, quindi, messo in risalto le qualità dei santi canonizzati: del vescovo Rafael Guízar Valencia ha ricordato “la sua viva carità” tanto che fu chiamato il “vescovo dei poveri”. Il suo esempio, ha detto, sia “un richiamo” a considerare fondamentale, “oltre allo spirito di povertà e di evangelizzazione”, “la cura delle vocazioni sacerdotali e religiose, e la loro formazione secondo il cuore di Cristo”. Dall’esempio di Filippo Smaldone, “sacerdote dal cuore grande”, “raccogliamo l’invito – ha affermato il Santo Padre – a considerare sempre indissolubili l’amore per l’Eucaristia e l’amore per il prossimo”.

Di Rosa Venerini, il Papa ha ricordato “la lungimirante attività che svolgeva con coraggio a favore dell’elevazione spirituale e dell’autentica emancipazione delle giovani donne del suo tempo”. “Un modello di vita cristiana”, attenta ai poveri e ai bambini: questa è stata Théodore Guérin, che “fu sempre disponibile nelle missioni che la Chiese le domandava”, confidando nella divina Provvidenza. “La loro testimonianza – ha concluso il Papa, riferendosi ai nuovi santi – illumini e incoraggi specialmente i giovani, perché si lascino conquistare da Cristo, dal suo sguardo pieno di amore”.Sir