Vita Chiesa
Benedetto XVI: la teoria gender mette a rischio la famiglia
«Può l’uomo legarsi per tutta una vita?». «Un legame per tutta la vita è in contrasto con la libertà?». «Il legame merita anche se ne soffra?»: sono le domande sul senso dell’amore umano e della famiglia poste oggi dal Papa nel discorso natalizio rivolto ai membri del Collegio Cardinalizio, alla Curia Romana e al Governatorato nel quale ha tracciato un bilancio dell’anno 2012, citando i viaggi pastorali in Messico e a Cuba, la «Festa della Famiglia» a Milano, il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione e altri eventi ecclesiali di rilievo.
A proposito della famiglia ha affermato che «con il rifiuto di questo legame scompaiono anche le figure fondamentali dell’esistenza umana: il padre, la madre, il figlio; cadono dimensioni essenziali dell’esperienza dell’essere persona umana». «Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, – ha detto – in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini»
Proseguendo nella riflessione su famiglia e visione della sessualità, Benedetto XVI ha affermato: «Egli (rabbino Bernheim, ndr) cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: ‘Donna non si nasce, lo si diventa’ (‘On ne naît pas femme, on le devient’). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma ‘gender’, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi».
Il Papa ha espresso a questo punto una sua valutazione sul tema: «La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità – ha rimarcato – è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata».
«Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: ‘Maschio e femmina Egli li creò’», ha proseguito il Papa. «No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso».
Secondo Benedetto XVI, a questo punto «esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione». Il Papa ne deduce che «in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria». Nella parte conclusiva del discorso Benedetto XVI ha poi riflettuto sulla nuova evangelizzazione ricordando che la Chiesa è chiamata a difendere «con la massima chiarezza» i «valori fondamentali, costitutivi e non negoziabili dell’esistenza».