Vita Chiesa
Benedetto XVI, la prima volta da quella finestra
Invocando solidarietà, giustizia, pace – quest’ultima in particolare per il Togo – lavoro rispettoso della dignità umana’ soprattutto per i giovani, ricordando il suo predecessore e indirizzando un saluto alle Chiese ortodosse, per la loro Pasqua che ricorre oggi, Benedetto XVI ha di nuovo spalancato sul mondo e su piazza San Pietro, affollata di decine di migliaia di persone, quella finestra del Palazzo Apostolico che era rimasta malinconicamente chiusa per un mese dopo l’ultima silenziosa apparizione di Giovanni Paolo II.
Mi rivolgo a voi per la prima volta da questa finestra – ha detto il Papa per il suo primo Regina Coeli’ – che l’amata figura del mio Predecessore ha reso familiare a innumerevoli persone nel mondo intero. Di domenica in domenica Giovanni Paolo II, fedele ad un appuntamento diventato un’amabile consuetudine, ha accompagnato per oltre un quarto di secolo la storia della Chiesa e del mondo e noi continuiamo a sentirlo più che mai vicino. Rivolgendosi con particolare affetto alle Chiese ortodosse e a quelle ortodosse orientali, ha aggiunto: A questi nostri cari fratelli rivolgo il tradizionale annuncio di gioia: Christós anesti! Sì, Cristo è risorto, è veramente risorto. Auguro di cuore che la celebrazione della Pasqua sia per loro una corale preghiera di fede e di lode a Colui che è il nostro comune Signore, e che ci chiama a percorrere con decisione il cammino verso la piena comunione.
Benedetto XVI ha quindi proseguito: Oggi iniziamo il mese di maggio con una memoria liturgica tanto cara al popolo cristiano, quella di San Giuseppe Lavoratore. Fu istituita dal Papa Pio XII di venerata memoria proprio cinquant’anni or sono, per sottolineare l’importanza del lavoro e della presenza di Cristo e della Chiesa nel mondo operaio. E’ necessario testimoniare anche nell’odierna società il Vangelo del lavoro, di cui parlava Giovanni Paolo II nell’Enciclica Laborem exercens’. Auspico che non manchi il lavoro specialmente per i giovani e che le condizioni lavorative siano sempre più rispettose della dignità della persona umana. Penso con affetto a tutti i lavoratori e saluto quelli raccolti in Piazza San Pietro appartenenti a numerose associazioni. In particolare saluto gli amici delle ACLI (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani), che celebrano quest’anno il 60° di fondazione, ed auguro loro di continuare a vivere la fraternità cristiana come valore da incarnare nel lavoro e nella vita sociale, perché la solidarietà, la giustizia e la pace siano i pilastri su cui costruire l’unità della famiglia umana.
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