Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: LA CHIESA VUOLE METTERSI A SERVIZIO DELL’UMANITA’

Nella solennità dell’epifania del Signore, Benedetto XVI ha presieduto questa mattina la celebrazione eucaristica nella Basilica Vaticana per celebrare “Cristo, Luce del mondo, e la sua manifestazione alle genti”. L’umanità – ha osservato il Santo Padre – è lacerata da “spinte di divisione e sopraffazione” e la Chiesa è “santa e composta di peccatori”. L’avvenimento evangelico che ricordiamo nell’Epifania – ha poi detto il Papa davanti a cardinali, vescovi, membri del corpo diplomatico e fedeli – ci rimanda “alle origini della storia del popolo di Dio, cioè alla chiamata di Abramo”. Gesù Cristo – ha aggiunto – è venuto a portare a compimento l’alleanza e la “benedizione di Abramo si è estesa a tutti i popoli, alla Chiesa universale”.L’arrivo dei Magi dall’Oriente a Betlemme per adorare il neonato Messia – ha affermato Benedetto XVI – “è il segno della manifestazione del Re universale ai popoli e a tutti gli uomini che cercano la verità”. E’ l’inizio – ha spiegato – di un movimento opposto all’episodio biblico della torre di Babele, simbolo di confusione delle lingue e della dispersione dell’umanità su tutta la terra: “Dalla confusione alla comprensione, dalla dispersione alla riconciliazione. Scorgiamo un legame tra l’Epifania e la Pentecoste: se il Natale di Cristo, che è il Capo, è anche il Natale della Chiesa, suo corpo, noi vediamo nei Magi i popoli che si aggregano al resto d’Israele, preannunciando il grande segno della “Chiesa poliglotta”, attuato dallo Spirito Santo cinquanta giorni dopo la Pasqua”.E’ sempre affascinante – ha proseguito il Papa – allargare lo sguardo “sulla storia della salvezza in tutta la sua ampiezza, per ammirare la bellezza del disegno di Dio, proiezione nella storia del suo essere Comunione trinitaria, Amore fedele e tenace, che mai viene meno alla sua alleanza di generazione in generazione”. Questo mistero – ha spiegato  – costituisce la speranza della storia; è “il mistero di una benedizione che vuole raggiungere tutti i popoli e tutti gli esseri umani perché possano vivere come fratelli e sorelle, figli dell’unico Padre”. Tale disegno preannunciato dai profeti – ha affermato il Papa – è stato rivelato in Gesù Cristo, “ed ora si sta realizzando mediante la Chiesa”. “Ma esso è contrastato da spinte di divisione e di sopraffazione, che lacerano l’umanità a causa del peccato e del conflitto di egoismi. La Chiesa è al servizio di questo “mistero” di benedizione per l’intera umanità. Essa assolve appieno la sua missione solo quando riflette in se stessa la luce di Cristo Signore, e così è di aiuto ai popoli del mondo sulla via della pace e dell’autentico progresso”.Benedetto XVI durante l’omelia ha ricordato inoltre che la Chiesa, depositaria della benedizione con la chiamata di Abramo, è “santa e composta di peccatori”, segnata dalla tensione tra il “già” e il “non ancora”.  Il Papa  ha parlato anche di tensioni, che sconvolgono il mondo: anche oggi – ha detto riprendendo le parole di Abramo – una “nebbia fitta avvolge le nazioni”: “Non si può dire infatti che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro. I conflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale”. C’è bisogno – ha detto il Papa – di “una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti”. “Questa grande speranza può essere solo Dio … non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano (n. 31): il Dio che si è manifestato nel Bambino di Betlemme e nel Crocifisso-Risorto”. Se manca la vera speranza – ha sottolineato Benedetto XVI – si cerca la felicità nell’ebbrezza, nel superfluo, negli eccessi, e si rovina se stessi e il mondo. La moderazione – ha osservato iancora – non è allora solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l’umanità. “È ormai evidente che soltanto adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sostenibile. Per questo c’è bisogno di uomini che nutrano una grande speranza e possiedano perciò molto coraggio”. Il coraggio dei Magi – ha sottolineato il Papa – che intrapresero un lungo viaggio seguendo una stella, e che seppero inginocchiarsi davanti ad un Bambino e offrirgli i loro doni preziosi. Abbiamo tutti bisogno di questo coraggio, ancorato a una salda speranza.All’Angelus ha poi affermato che “gli uomini e le donne di ogni generazione hanno bisogno di essere orientati” e si domandano quale stella possono seguire. “La luce spirituale della stella che aveva guidato i Magi – ha aggiunto il Papa – è presente nella Parola del Vangelo”. “Quella stessa parola, che altro non è se non il riflesso di Cristo vero uomo e vero Dio – ha proseguito – è autorevolmente echeggiata dalla Chiesa per ogni anima ben disposta. Anche la Chiesa, pertanto, svolge per l’umanità la missione della stella. Ogni autentico credente è sempre in cammino nel proprio personale itinerario di fede e, al tempo stesso, con la piccola luce che porta dentro di sé, può e deve essere di aiuto a chi si trova al suo fianco, e magari stenta a trovare la strada che conduce a Cristo”.Bendetto XVI ha rivolto inoltre, poco prima della recita mariana dell’Angelus, i suoi più cordiali auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che, seguendo il calendario giuliano, celebreranno domani il Santo Natale. Il Papa ha ricordato infine che oggi si celebra la Giornata missionaria mondiale dell’Infanzia missionaria e auspicato che “i bambini siano sempre missionari del Vangelo”. “Da più di 160 anni, per iniziativa del vescovo francese Charles de Forbin Janson – ha proseguito il Pontefice – l’Infanzia di Gesù è diventata l’icona per l’impegno dei bambini cristiani che aiutano la Chiesa nel suo compito di evangelizzazione con la preghiera, il sacrificio e i gesti di solidarietà. Migliaia di bambini vanno incontro alle necessità di altri bambini, spinti dall’amore che il Figlio di Dio, fattosi fanciullo, ha portato sulla terra”. Nel suo messaggio, Benedetto XVI ha ringraziato “questi piccoli”, assicurando le sue preghiere “perché siano sempre missionari del Vangelo. Ringrazio anche i loro animatori – ha concluso – che li accompagnano sulla strada della generosità, della fraternità, della fede gioiosa che genera speranza”. (Fonte: Radio Vaticana)