(ASCA) – Città del Vaticano – Papa Benedetto XVI ha ascoltato oggi la testimonianza di quattro zingari, durante l’udienza concessa oggi una delegazione di circa 2000 gitani e nomadi di tutta Europa. Una di loro è Ceija Stojka, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando sono nata in Austria la mia famiglia contava più di 200 persone – ha raccontato di fronte al pontefice -. Solo sei di noi sono sopravvissuti alla guerra e allo sterminio. Quando avevo 9 anni fui deportata con la mia famiglia prima ad Auschwitz, poi a Ravensbruk e a Bergen-Belsen. Ero bambina – ha proseguito – e dovevo vedere morire altri bambini, anziani, donne, uomini; e vivevo fra i morti e i quasi morti nei campi. Mi chiedevo ‘perché?’ – ha raccontato -. Che cosa abbiamo fatto di male? Sento gli strilli delle SS, vedo le donne bionde le ‘Aufseherinnen’ (sorveglianti) con i loro cani grandi che ci calpestavano, sento ancora l’odore dei corpi bruciati. Come posso vivere con questi ricordi? Come posso dimenticare quello che abbiamo vissuto?. Non è possibile dimenticarlo – ha detto ancora Ceija Stojka -. E l’Europa non deve dimenticarlo. Oggi Auschwitz e i campi di concentramento si sono addormentati, e non si dovranno mai più svegliare. Ho paura però, che Auschwitz stia solo dormendo. Per dire la verità – ha aggiunto – non vedo un futuro per i rom. L’antigitanesimo e le minacce in Ungheria, ma anche in Italia e in tanti altri posti mi preoccupano molto e mi rendono triste. Ma vorrei dire che i rom sono i fiori di questo mondo grigio . Hanno bisogno di spazio e di aria per respirare. Se il mondo non cambia adesso – ha concluso – se il mondo non apre porte e finestre, se non costruisce la pace – la pace vera! – affinché i miei pronipoti (il quarto nascerà fra alcuni mesi) abbiano una chance per vivere in questo mondo, allora non so spiegarmi il perché sono sopravvissuta ad Auschwitz, Bergen-Belsen e Ravensbruk. Il pontefice, nel suo discorso, ha fatto riferimento alle persecuzioni subite dagli zingari d’Europa. Lungo i secoli – ha detto – avete conosciuto il sapore amaro della non accoglienza e, talvolta, della persecuzione, come è avvenuto nella II Guerra Mondiale: migliaia di donne, uomini e bambini sono stati barbaramente uccisi nei campi di sterminio. è stato – come voi dite – il Porrajmos, il ‘Grande Divoramento’, un dramma ancora poco riconosciuto e di cui si misurano a fatica le proporzioni, ma che le vostre famiglie portano impresso nel cuore. Papa Ratzinger ha poi ricordato la sua visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, il 28 maggio 2006: lì, ha detto, ho pregato per le vittime della persecuzione e mi sono inchinato di fronte alla lapide in lingua romanes, che ricorda i vostri caduti. la coscienza europea non può dimenticare tanto dolore!.