Vita Chiesa

BENEDETTO XVI IN USA: VENGO COME AMICO E ANNUNCIATORE DEL VANGELO

“Vengo come amico e annunciatore del Vangelo, come uno che rispetta grandemente questa vasta società pluralistica”. Ad assicurarlo è stato oggi il Papa, nel suo primo discorso ufficiale in terra americana, pronunciato alla Casa Bianca di Washington. “I cattolici americani hanno offerto, e continuano ad offrire, un eccellente contributo alla vita del loro Paese”, ha esordito Benedetto XVI ricordano che il suo ottavo viaggio apostolico internazionale “coincide con un momento importante della vita della comunità cattolica in America, cioè la celebrazione del secondo centenario della elevazione a metropolia arcidiocesana della prima diocesi del paese, Baltimora, e la fondazione delle sedi di New York, Boston, Filadelfia e Louisville”. ”Nell’accingermi a dare inizio alla mia visita – ha proseguito il Pontefice – confido che la mia presenza possa essere fonte di rinnovamento e di speranza per la Chiesa negli Stati Uniti e rafforzi la determinazione dei cattolici a contribuire ancor più responsabilmente alla vita della Nazione, della quale sono fieri di essere cittadini”.

“Sin dagli albori della Repubblica, la ricerca di libertà dell’America è stata guidata dal convincimento che i principi che governano la vita politica e sociale sono intimamente collegati con un ordine morale, basato sulla signoria di Dio Creatore”. Lo ha detto il Papa, rileggendo alla Casa Bianca la storia americana a partire dal ruolo che vi hanno storicamente svolto “non solo i cattolici, ma tutti i credenti”, che “hanno qui trovato la libertà di adorare Dio secondo i dettami della loro coscienza, essendo al tempo stesso accettati come parte di una confederazione nella quale ogni individuo ed ogni gruppo può far udire la propria voce”. Una “convinzione”, questa, su cui si basarono “gli estensori dei documenti costitutivi di questa Nazione”, quando “proclamarono la verità evidente per se stessa che tutti gli uomini sono creati eguali e dotati di inalienabili diritti, fondati sulla legge di natura e sul Dio di questa natura”. “Il cammino della storia americana – le parole del Pontefice – evidenzia le difficoltà, le lotte e la grande determinazione intellettuale e morale che sono state necessarie per formare una società che incorporasse fedelmente tali nobili principi”. “Lungo quel processo, che ha plasmato l’anima della Nazione – ha sottolineato il Papa – le credenze religiose furono un’ispirazione costante e una forza orientatrice, come ad esempio nella lotta contro la schiavitù e nel movimento per i diritti civili”.

“Anche nel nostro tempo, particolarmente nei momenti di crisi, gli Americani continuano a trovare la propria energia nell’aderire a questo patrimonio di condivisi ideali ed aspirazioni”, ha osservato il Pontefice, e ha aggiunto: “Ora che la Nazione deve affrontare sempre più complesse questioni politiche ed etiche, confido che gli americani potranno trovare nelle loro credenze religiose una fonte preziosa di discernimento ed un’ispirazione per perseguire un dialogo ragionevole, responsabile e rispettoso nello sforzo di edificare una società più umana e più libera”. Poi il Papa si è soffermato su uno dei principi-cardini dello Stato americano, la “difesa della libertà”, che “non è solo dono, ma anche un appello alla libertà personale”, e in quanto tale “chiama a coltivare la virtù, l’autodisciplina, il sacrificio per il bene comune ed un senso di responsabilità nei confronti dei meno fortunati”, ed “esige il coraggio di impegnarsi nella vita civile, portando nel pubblico ragionevole dibattito le proprie credenze religiose e i propri valori più profondi”. In una parola, per Benedetto XVI “la libertà è sempre nuova”, è “una sfida posta ad ogni generazione, e deve essere costantemente vinta a favore della causa del bene”.

“In un mondo senza verità, la libertà perde il proprio fondamento” e “una democrazia senza valori può perdere la sua stessa anima”. A ribadirlo è stato oggi il Papa, che nel discorso alla Casa Bianca ha citato le “parole profetiche” di Giovanni Paolo II, contenute nella “Centesimus annus”, che per Benedetto XVI “fanno eco alla convinzione del Presidente Washington, che la religione e la moralità costituiscono ‘sostegni indispensabili’ per la prosperità politica”. “La democrazia può fiorire soltanto, come i vostri Padri fondatori ben sapevano – ha ammonito il Santo Padre – quando i leader politici e quanti essi rappresentano sono guidati dalla verità e portano la saggezza, generata dal principio morale, nelle decisioni che riguardano la vita e il futuro della Nazione”. La Chiesa, da parte sua, ha assicurato Benedetto XVI, “desidera contribuire alla costruzione di un mondo sempre più degno della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio”, convinta che “la fede getta una luce nuova su tutte le cose”, e che “il Vangelo rivela la nobile vocazione e il sublime destino di ogni uomo e di ogni donna”. La fede, ha spiegato infatti il Papa, “ci offre la forza per rispondere alla nostra alta vocazione e la speranza che ci ispira ad operare per una società sempre più giusta e fraterna”.

“Incoraggiare gli sforzi in atto per rendere quella istituzione una voce ancor più efficace per le legittime aspettative di tutti i popoli del mondo”. Sarà uno degli “spunti” dell’atteso discorso del Papa all’Onu. Ad affermarlo è stato oggi lo stesso Benedetto XVI, nel discorso alla Casa Bianca. “Da ben oltre un secolo, gli Stati Uniti d’America hanno svolto un ruolo importante nella comunità internazionale”, ha sottolineato il Pontefice, secondo il quale “nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, l’esigenza di una solidarietà globale è più urgente che mai, se si vuole che tutti possano vivere in modo adeguato alla loro dignità, come fratelli e sorelle che abitano in una stessa casa, attorno alla mensa che la bontà di Dio ha preparato per tutti i suoi figli”. In particolare, il Papa ha espresso la “fiducia” che la “preoccupazione per l’ampia famiglia umana”, tipicamente americana, “continuerà a trovare espressione nel sostenere gli sforzi pazienti della diplomazia internazionale volti a risolvere i conflitti e a promuovere il progresso”, in modo che “le generazioni future saranno in grado di vivere in un mondo dove la verità, la libertà e la giustizia possano fiorire – un mondo dove la dignità e i diritti dati da Dio ad ogni uomo, donna e bambino, vengano tenuti in considerazione, protetti e promossi efficacemente”.

Sir