Evangelizzazione e cura dei malati nel corpo e nello spirito: sono le due opere essenziali svolte dalla Chiesa, cui è affidato il compito di prolungare nello spazio e nel tempo la missione di Cristo. Lo ha detto questa mattina Benedetto XVI, nell’omelia della celebrazione che ha presieduto in San Pietro per la Giornata del Malato e in occasione del XXV di istituzione del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Richiamando la sollecitudine di Dio nei confronti degli uomini (vuole guarire tutto l’uomo ha detto il Papa e nel Vangelo la guarigione del corpo è segno del risanamento più profondo che è la remissione dei peccati), ha quindi definito il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, istituito 25 anni or sono dal Venerabile Giovanni Paolo II, una espressione privilegiata di tale sollecitudine. Dopo aver espresso parole di ringraziamento per il servizio svolto dai presidenti cardinale Fiorenzo Angelini, cardinale Javier Lozano Barragan, e oggi dal nuovo presidente mons. Zygmunt Zimowski, si è rivolto anche alle associazioni che si dedicano ai malati, l’Unitalsi (trasporti a Lourdes e santuari mariani), Opera Romana Pellegrinaggi e altre, oltre che alle migliaia di volontari ed ammalati in collegamento radio e televisivo dai santuari di Lourdes, Fatima, Czestochowa. Nel Magnificat sentiamo la voce di tanti Santi e Sante della carità, penso in particolare a quelli che hanno speso la loro vita tra i malati e i sofferenti, come Camillo de Lellis e Giovanni di Dio, Damiano de Veuster e Benedetto Menni. Chi rimane a lungo vicino alle persone sofferenti, conosce l’angoscia e le lacrime, ma anche il miracolo della gioia, frutto dell’amore: così il Papa ha poi sviluppato la meditazione sul rapporto tra sofferenza e fede in Dio, richiamando il ruolo della Chiesa. Essa ha proseguito come Maria, custodisce dentro di sé i drammi dell’uomo e la consolazione di Dio, li tiene insieme, lungo il pellegrinaggio della storia. Attraverso i secoli, la Chiesa mostra i segni dell’amore di Dio, che continua ad operare cose grandi nelle persone umili e semplici. La sofferenza accettata e offerta, la condivisione sincera e gratuita, non sono forse miracoli dell’amore?. In questo modo i malati e tutti i sofferenti ha poi affermato – sono nella Chiesa non solo destinatari di attenzione e di cura, ma prima ancora e soprattutto protagonisti del pellegrinaggio della fede e della speranza, testimoni dei prodigi dell’amore, della gioia pasquale che fiorisce dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo.Nella parte conclusiva dell’omelia per la celebrazione della Giornata del Malato, Benedetto XVI ha proposto alcune riflessioni sul fondamento e la prassi del sacramento dell’Unzione dei malati, da cui si ricava ha proseguito una visione del ruolo dei malati nella Chiesa. Un ruolo attivo nel provocare’, per così dire, la preghiera fatta con fede. In questo Anno Sacerdotale, mi piace sottolineare il legame tra i malati e i sacerdoti, – ha aggiunto – una specie di alleanza, di complicità’ evangelica. Entrambi hanno un compito: il malato deve chiamare’ i presbiteri, e questi devono rispondere, per attirare sull’esperienza della malattia la presenza e l’azione del Risorto e del suo Spirito. Benedetto XVI ha quindi affermato: qui possiamo vedere tutta l’importanza della pastorale dei malati, il cui valore è davvero incalcolabile, per il bene immenso che fa in primo luogo al malato e al sacerdote stesso, ma anche ai familiari, ai conoscenti, alla comunità e, attraverso vie ignote e misteriose, a tutta la Chiesa e al mondo. In effetti, quando la Parola di Dio parla di guarigione, di salvezza, di salute del malato, – ha sottolineato – intende questi concetti in senso integrale, non separando mai anima e corpo: un malato guarito .. è una gioia sulla terra e nel cielo, è una primizia di vita eterna.Sir