Vita Chiesa

Benedetto XVI, felice di servire la Chiesa

DI DON FRANCESCO SENSINI«Habemus papam!» così mi sono sentito salutare in questi giorni. Ma il saluto prevedeva la domanda di rito: «Che cosa ne pensa di questo nuovo papa?». Non mi sono nascosto dietro nessuna diplomazia e ho risposto: «Speriamo bene».In realtà la mia conoscenza del cardinal Ratzinger è costruita su «pregiudizi»: un uomo freddo, calcolatore, più tedesco che umano, più mente che cuore, più dottrina che umanità…

Una forte delusione l’ho subita per un nome che non pensavo. Mi sembrava doveroso, per riconoscenza verso il suo predecessore, continuare a mantenere vivo nella chiesa il nome di Giovanni Paolo. Sono stato costretto a guardare indietro, al passato, e chiedermi chi era Benedetto XV. I miei pregiudizi sembravano confermati.

Poi però ho visto il papa, non il cardinale. E la sua espressione di stupore, di meraviglia, profondamente infantile ed ingenua allo stesso tempo ha cancellato i pregiudizi. Comincio a credere che l’essere papa cambi la persona. Ma può una persona cambiare dopo anni e anni che ha svolto un ruolo all’interno della chiesa? «Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio». E sulla fede del papa non oso mettere riserve.

Che cosa ne penso di questo nuovo papa? mi richiedo. Penso bene. È un uomo felice dell’amicizia del Cristo, felice di servire l’umanità e felice di lavorare nella vigna del Signore. Credo che la chiesa, dopo tanta attenzione al mondo, abbia bisogno di riconfrontarsi, di riconoscersi, di rigenerarsi. E il papa è nelle condizioni migliori per fare questo. Se, sempre secondo i miei pregiudizi, finora il cardinal Ratzinger pensava più alla mente adesso, da papa, avrà l’opportunità e la responsabilità di pensare al cuore. Se, sempre secondo i miei pregiudizi, prima il cardinal Ratzinger parlava per aver studiato e riflettuto, adesso il papa Benedetto XVI parlerà per aver ascoltato e incontrato il mondo intero.

Che cosa ne penso di questo nuovo papa? È l’uomo giusto, scelto anche dallo Spirito Santo, perché la Chiesa viva la sua missione nel mondo. Se Giovanni Paolo II ha contribuito a liberare l’Europa dal pericolo della ideologia comunista, mi piace pensare che Benedetto XVI , farà germogliare quelle radici cristiane che l’Europa stessa vuole tagliare rischiando di perdere se stessa.

E il fatto che è tedesco? Finora ho ascoltato solo battute. L’unico fastidio è quello di vedere ridotto il papa, morente o vivente, ad un «prodotto» che in questo momento trova acquirenti in tutto il mondo. Mi auguro che dall’entusiasmo si passi alla fede, dal vedere all’ascolto e dal sentire al seguire.